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Venerdì, 18 Gennaio 2019 14:33

II Domenica del tempo Ordinario – Domenica 20 Gennaio 2019 -

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Prima lettura: (Is 62,1-5)

 

Per amore di Sion non tacerò,

per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,

finché non sorga come aurora la sua giustizia

e la sua salvezza non risplenda come lampada.

Allora le genti vedranno la tua giustizia,

tutti i re la tua gloria;

sarai chiamata con un nome nuovo,

che la bocca del Signore indicherà.

Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,

un diadema regale nella palma del tuo Dio.

Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,

né la tua terra sarà più detta Devastata,

ma sarai chiamata Mia Gioia

e la tua terra Sposata,

perché il Signore troverà in te la sua delizia

e la tua terra avrà uno sposo.

Sì, come un giovane sposa una vergine,

così ti sposeranno i tuoi figli;

come gioisce lo sposo per la sposa,

così il tuo Dio gioirà per te.

 

Parola di Dio

 

 

Salmo responsoriale (Sal 95)

 

Rit. Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

 

Cantate al Signore un canto nuovo,

cantate al Signore, uomini di tutta la terra.

Cantate al Signore, benedite il suo nome. Rit.

 

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

In mezzo alle genti narrate la sua gloria,

a tutti i popoli dite le sue meraviglie. Rit.

 

Date al Signore, o famiglie dei popoli,

date al Signore gloria e potenza,

date al Signore la gloria del suo nome. Rit.

 

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

Tremi davanti a lui tutta la terra.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».

Egli giudica i popoli con rettitudine. Rit.

 



Seconda lettura (1Cor 12,4-11)

 

Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.

A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.

Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.

 


Parola di Dio

 

 

 

Canto al Vangelo (2Ts 2,14)

 

Alleluia, Alleluia

 

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,

per entrare in possesso della gloria

del Signore nostro Gesù Cristo.

 

 

Alleluia.

 

 

 

Vangelo (Gv 2,1-11)

 

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.

Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 

Parola di Dio

 

 

Omelia

 

«Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea…» (v. 1).

 

E noi siamo gli sposi e gli invitati.

 

Siamo chiamati alla felicità, al compimento dell’essere. Il nostro compito esistenziale è infatti passare dalla potenzialità del seme che siamo alla pianta bella e compiuta che possiamo diventare.

 

Giovanni ci sta dicendo che è finalmente giunto il momento in cui possiamo nascere la seconda volta, ossia risorgere a vita piena, qui ed ora, perché la vita è un continuo partorirsi. L’episodio infatti si compie il ‘terzo giorno’, il giorno della risurrezione.

 

Dobbiamo prendere consapevolezza che la vita può esaurirsi, possiamo spegnerci; possiamo ridurci a vivere un vita muta, che non dice nulla, cadendo in un non-senso e nell’assurdo. Si tratta della ‘mancanza di vino’ del brano. Il vino è simbolo della vita, l’energia, quell’amore che porta avanti la vita sostenendola dall’interno.

 

Senza questa energia, siamo solo ‘anfore di pietra vuote’, illudendosi magari che tramite il gioco – e giogo – della religione, fatta di riti e ammonizioni (le anfore erano lì per la ‘purificazione rituale…’ v. 6) si possa vivere un po’ meglio, migliorandosi un po’, sino alla prossima illusione.

 

Ma poi, nel più profondo di noi, si fa spazio una voce, di sapore dolce e materno: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (v. 5). Sarebbero sufficienti queste cinque parole a sopperire ad assurdi sproloqui propri d’improbabili apparizioni.

 

E cosa saremmo chiamati a fare per intraprendere la via alla felicità? «Riempite d’acqua le anfore» (v. 7), ossia semplicemente ‘vivere’ fino all’orlo, straripare di vita. Vivi in pienezza, senza lasciare nulla a chicchessia in termini di inutili e sterili sensi di colpa.

 

Riempi di vita la tua storia di divorziato risposato, di donna ferita da un aborto, tu che hai sbagliato, sei caduto e ti sei infangato; tu definito ‘irregolare’: ama, sii felice, partorisciti cominciando da ciò che sei, e farai esperienza della trasformazione. Non rimestare nel pantano del tuo passato, ma guarda l’orizzonte da cui può sorgere un sole nuovo. Nella Cana della nostra storia, si celebra l’unione tra la nostra povertà abissale e la sua ricchezza infinita. Tra il nostro peccato e la sua misericordia. Tra il nostro nulla e il suo abbraccio vivificante.

 

Dio non può cambiare la nostra vita, ma trasformarla sì: è acqua –l’elemento più semplice in natura – ad essere trasformata in vino. L’amore ama l’amato per ciò che è; l’amore non cambia l’amato, piuttosto è disponibile cambiare sé stesso per potersi fare accanto a chi ama. Abbiamo bisogno noi tutti di un amore che lasci tutto alla nostra libertà, e senza abbandonarci, ci faccia crescere in umanità, permettendoci di vivere tutto ciò che è tremendamente umano.

 

Abbiamo bisogno di incontrare una persona che col suo amore non si sostituisca a noi per affrontare la vita e neanche che ci chieda di cambiare, ma standoci accanto susciterà in noi il desiderio di farlo.

 

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

 

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

 

  • «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora»

  • E cosa saremmo chiamati a fare per intraprendere la via alla felicità? «Riempite d’acqua le anfore» (v. 7), ossia semplicemente ‘vivere’ fino all’orlo, straripare di vita.

 

Buon cammino!


 

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"

 

Clicca qui per andare all'INDICE di questo TEMA: "Commento ai Vangeli della domenica"

 

 

 





Letto 27909 volte Ultima modifica il Venerdì, 18 Gennaio 2019 14:49

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