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Sabato, 02 Febbraio 2019 19:58

IV Domenica Tempo Ordinario - 3 febbraio 2019

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Prima lettura: Ger 1,4-5.17-19

Vocazione di Geremia

4Mi fu rivolta questa parola del Signore:

5«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni».

17Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di' loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
18Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
19Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».
Oracolo del Signore.

Salmo: 70

Rit.: La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza

1 In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.

2 Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami. Rit.

3 Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!

4 Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio, Rit.

5 Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.

6 Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno: Rit.

15 La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza,
17 Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.
Rit.

Seconda lettura: 1Cor 13,1-13

1 Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
2E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
3E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
4La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, 5non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. 7Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
8La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. 9Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. 10Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
12Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. 13Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

Vangelo Lc 4,21-30

« [Gesù in quel tempo cominciò a dire loro] “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”. 23Ma egli rispose loro: “Certamente voi mi citerete questo proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”. 24Poi aggiunse: “In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”.28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino». (Lc 4, 21-30)

 

OMELIA

 

Gesù si trova nella Sinagoga di Nazaret, villaggio dove è cresciuto (v. 16). Là ci sono i ‘suoi’, che nutrono la presunzione di appartenergli solo perché ‘di casa’ con lui.

Mettiamoci il cuore in pace: non esiste alcun ‘popolo eletto’, nessun privilegio in base alla propria professione di fede, alla frequenza ai sacramenti, nessuna polizza assicurativa perché ritenutisi ‘dalla parte di Dio’.

Dio, la religione, la pratica domenicale non è una polizza assicurativa sulla vita e la salute.

 

Stando al vangelo di oggi, occorre giungere a riconoscersi pagani e lebbrosi (per la religione ebraica il peggio che potesse capitare ad un uomo) per fare esperienza di Dio.

La vedova e il lebbroso cui Gesù accenna, sono due personaggi dell’Antico Testamento, non israeliti, non religiosi ma soprattutto – per il loro stato – ritenuti maledetti da Dio dall’establishment religioso del tempo. Ebbene, entrambi conosceranno la guarigione e quindi la salvezza.

Due immeritevoli miserabili fanno esperienza della misericordia immeritata, perché l’amore non è premio concesso ai buoni, ma dono gratuito elargito a tutti. Semplicemente perché Dio è questo: amore che si dona non a chi se lo merita, ma a chi ne ha più bisogno.

 

Il peccato è la nostra parte di vangelo’ (Silvano Fausti).

 

Ciò che caratterizza questi due personaggi è l’amore, infatti entrambi – come ci racconta l’Antico Testamento – si sono distinti per la loro cura disinteressata verso chi ne aveva più bisogno.

È proprio vero, “pubblicani e prostitute” passeranno avanti ai devoti e pii religiosi di ogni tempo (cfr. Mt 21, 28), ricordandoci che non sarà mai un atto religioso a salvarci, e neanche l’appartenenza ad una fede, ma il conformarci al cuore di Dio, ottemperando così l’invito di Gesù: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro» (Lc 6, 36).

Il discrimine non sarà mai tra il credente e il non credente, ma tra chi ama e chi e chi non lo fa.

Insomma, per essere credenti, occorre essere anzitutto molto umani.

Chi sta dalla parte dell’uomo, si porrà sempre – lo si sappia o no – dalla parte di Dio. Ma non è detto che valga il contrario.

L’amore è infatti l’unica fede che salva. Chi non crede nell’uomo, non crederà mai nemmeno in Dio.

Si possono confessare le grandi verità cristiane, essere ortodossi impregnati di catechismi e dogmatismi, ed essere al contempo miserabili nei confronti degli altri, duri e intolleranti.

Come si può essere fatti oggetti inconsapevoli di una benedizione dall’alto che guarisce, risana e purifica per il semplice fatto di compiere gesti molto umani, perché in definitiva molto divini.

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, .....

  • Dio è questo: amore che si dona non a chi se lo merita, ma a chi ne ha più bisogno.

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"

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Letto 34226 volte Ultima modifica il Sabato, 02 Febbraio 2019 20:54

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