Don Paolo Scquizzato
Prima lettura: Is 6,1-2a.3-8
1 Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. 2Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. 3Proclamavano l'uno all'altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».
4Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. 5E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti».
6Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. 7Egli mi toccò la bocca e disse:
«Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato».
8Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».
Salmo: 137
Rit.: Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
2 mi prostro verso il tuo tempio santo. Rit.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
3 Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza. Rit.
4 Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
5 Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore! Rit.
La tua destra mi salva.
8 Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l'opera delle tue mani. Rit.
Seconda lettura: 1Cor 15,1-11
1 Vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi 2e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l'ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
3A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che 4fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture 5e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
6In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. 7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. 8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. 9Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. 10Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. 11Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
Vangelo (Lc 5, 1-11)
«1Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono».
OMELIA
«Quest’è l’ora in cui nulla / può accadere. / Non c’è cosa più amara che l’alba di un giorno in cui nulla accadrà. Non c’è cosa più amara / che l’inutilità» (Cesare Pavese).
Un giorno, all’alba, ti accorgi di aver sbagliato tutto, di aver fallito, di esserti ingannato su te stesso, su un amore, sulle tue scelte di vita, e ti trovi a precipitare nell’abisso.
È la metafora raccontata nel brano appena letto. Una notte trascorsa in mare in cerca di vita, e scoprirsi poi all’alba con le mani vuote, non potendo far nulla se non riassettare le reti.
Gesù ‘vede’ la condizione dell’umano soffrire, e vi entra dentro: «salì su una barca» (v. 3). Dio dinanzi al mio fallimento, alla mia aridità, al mio male non rimprovera, non giudica, non impone nulla, ma vi entra dentro, com-patisce, partecipa. E poi mi invita a salpare nuovamente, a ritentare il rischio dell’amore, dicendomi: prendi il largo!
Dio sposa le conseguenze del mio male, mi apre continuamente alla possibilità di una vita ‘altra’, feconda. Il fallimento passato non deve inficiare il futuro; per questo mi invita a non stare ai bordi dell’esistenza a contemplare la vastità del mare struggendomi con sensi di colpa e recriminando sul male commesso.
Prendi il largo! Tu sei fatto per altezze vertiginose, vai! La vita sta dinanzi, non alle spalle.
Dio è il verbo della vita declinato al futuro.
Ma Pietro a tutto questo non crede: «Signore allontanati da me, perché sono un peccatore» (v. 8). Ci portiamo dentro l’idea tremenda che il nostro essere segnati dal male, dal fallimento, dal limite e dalla fragilità, ci ponga di fatto lontani da Dio. Come Pietro pensiamo che solo qualora ci presentassimo irreprensibili e puri, Dio potrebbe farsi accanto. E invece no. Il Vangelo afferma proprio il contrario. Gesù dice a Pietro e a me: «Non temere» (v. 10), la tua barca – la tua storia – va bene così com’è, per questo posso salirci sopra (cfr. v. 3). La tua miseria è luogo della mia misericordia, le tue mani vuote condizione perché io le possa riempire.
«D’ora in poi…» (v. 10).
L’amore “mi fa ripartire da dove mi ero fermato” (Ronchi).
In quest’ottica la vita conoscerà un’altra fecondità: occasione di relazioni nuove, amori capaci di riscattare una vita, possibilità di recuperare fratelli e sorelle dall’abisso del male riportandoli a riva facendoli tornare a respirare. Questo vuol dire, in ultimo, diventare pescatori di uomini (v. 10)
CAMMINO DELLA SETTIMANA
Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:
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... E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono»
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Prendi il largo! Tu sei fatto per altezze vertiginose, vai! La vita sta dinanzi, non alle spalle.
Buon cammino!
"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"