Esperienze Formative

Domenica, 18 Maggio 2025 08:40

Terza domenica del tempo di Pasqua - Annno C In evidenza

Vota questo articolo
(0 Voti)
Terza domenica del tempo di Pasqua - Anno C

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura At 5,27b-32.40b-41

Dagli Atti degli Apostoli
 

In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».
Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.


Salmo Responsoriale Sal 29 (30)

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Oppure:

Alleluia, alleluia, alleluia.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera è ospite il pianto
e al mattino la gioia.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.

Seconda Lettura Ap 5,11-14


Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce:
«L’Agnello, che è stato immolato,
è degno di ricevere potenza e ricchezza,
sapienza e forza,
onore, gloria e benedizione».
Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano:
«A Colui che siede sul trono e all’Agnello
lode, onore, gloria e potenza,
nei secoli dei secoli».
E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.
 
Canto al Vangelo


Alleluia, Alleluia

Cristo è risorto, lui che ha creato il mondo,
e ha salvato gli uomini nella sua misericordia.

Alleluia, Alleluia

Vangelo Gv 21, 1-19
 
Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».


OMELIA

All’inizio c’è il fallimento. I discepoli pescatori hanno faticato una notte intera sulla barca, ma non hanno preso nulla. 

Quando comincia ad albeggiare, un uomo sconosciuto li invita ad insistere: ‘Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete’. Gesù invita a credere, che dopo la notte sorgerà ancora una nuova l’alba. 

E la barca si riempie di pesci. 

Il discepolo amato a quel punto riconosce Gesù il Signore. Pietro udito questo si veste e si getta in mare per raggiungerlo. Si veste… Strano no? Non avrebbe dovuto fare il contrario? Pietro, solo poche ore prima, in una notte drammatica rinnegò l’amico per tre volte. Alla fine pianse, nudo davanti all’Amore. Ora ha intuito che dopo ogni notte non può che giungere l’alba, e si riveste di dignità dinanzi alla misericordia che ricrea. 

L’Amore rimane fedele, perché non può rinnegare sé stesso (cfr. 2Tm 2, 13). 

L’importante nella vita spirituale (nella pratica meditativa ad esempio) non è la fecondità, ma non smettere di pescare. La ‘notte oscura’ è inevitabile, anzi necessaria, come il fallimento 

e la fatica. Un recipiente può essere colmato solo perché è vuoto. Non siamo in cerca di risultati, perché l’unico successo è non gettare la spugna quando tutto pare inutile. E se un risultato dovesse giungere, allora sarà grazia, non il prodotto di uno sforzo. 

«Trovano coloro che cercano, pescano coloro che perseverano, si scoprono coloro che gettano le reti della propria attenzione dentro di sé. Se la coscienza non si restringe (la rete vuota), non si potrà espandere più tardi (la rete colma). Ma, vuoti o pieni, la rete, la barca, il lago… sono sempre gli stessi!». (Pablo d’Ors). 

Ciò che si pesca è già dentro di noi, e sarà sempre splendido perché vivo. Ma soprattutto sovrabbondante, perché questo è il linguaggio dell’Amore. Sì, la Vita che ci sfama ci attende dentro di noi. Dobbiamo solo scendere a pescare, soprattutto nelle notti buie e dove tutto pare silenzio. E lì attendere il sorgere di una nuova alba. 


 
Paolo Scquizzato
 
Letto 2 volte Ultima modifica il Domenica, 18 Maggio 2025 08:49
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search