Proprio per la partecipazione da parte di Dio alla storia umana, fino all'assunzione della sofferenza e della morte, per il cristiano queste esperienze sono pur sempre avvolte nel mistero, ma cominciano ad acquistare un diverso significato.
Dopo tanto discorrere e discutere, sembrava prevalere il parere che l’uomo e la donna dovessero essere creati come animali amorfi...
Incontrarsi per conoscersi e per conoscere Dio. Potrebbe essere questo uno slogan. Ma possiamo crescere soltanto nella conoscenza reciproca, attraverso l’incontro, la preghiera, lo scambio fraterno. L’incontro con Dio, se autentico, ci rimanda sempre ai nostri fratelli e alle nostre sorelle - qualunque essi siano.
Ciascuno di noi è al tempo stesso indigeno e straniero. Forse tra i problemi più grossi che oggi ci troviamo ad affrontare in occidente c'è proprio questo, il fatto che non riusciamo più a sentirci né indigeni né stranieri.
Tempo di attesa e di speranza. Speranza per il futuro che viene a noi, completamente nuovo e imprevedibile. Per noi che viviamo nel tempo di mezzo, nell'attesa del compimento del tempo...
L'uomo occidentale si realizza nel possedere le cose. Homo oeconomicus per eccellenza se ne impossessa e stabilisce quello che ritiene il giusto prezzo. Con l'unica valuta che conosce: il denaro.
Non possiamo parlare di solitudine per il fatto di trovarci ad essere soli. La solitudine non è semplicemente un fatto fisico, ma un nostro modo di percepirci in relazione con noi stessi, con gli altri, con il creato e con Dio.
Nei tre racconti (Abramo, Ulisse e l’Eldorado) abbiamo rappresentati tre modi di leggere e vivere il mondo che ci circonda. Le tre mete (la terra promesa, Atlantide e l’Eldorado) sono tra loro diverse, ma sono innanzi tutto lo specchio di ciò che noi siamo e di ciò a cui aneliamo.
Nel mattino di Pasqua si frangono le barriere. La pietra del sepolcro è spazzata via, le porte del cenacolo - nonostante siano sprangate - non impediscono l’accesso al Cristo risorto. Non esistono più porte chiuse.