La prima eresia
di Lorenzo Dattrino
Il confronto, il dialogo, l’apertura ai fenomeni culturali è stata una coraggiosa iniziativa di uomini come Giustino. Ora, all’interno stesso del cristianesimo, sorgono varie correnti di pensiero (gnosticismo, marcionismo, montanismo) che minacciano la genuinità e l’unità della fede. Di fronte a queste correnti eterodosse ecco le reazioni dei pastori i quali condannanol’azione positiva: illuminare i fedeli intorno ai capisaldi della vera fede trasmessa dalla Tradizione. Tra questi teologi illuminati ricordiamo Ireneo, vescovo di Lione, il quale compone una trattazione completa (anche se non organica) della dottrina cristiana, una sorta di “catechismo“ per istruire coloro che si preparavano a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana: Adversus Haereses (Contro le eresie). La fragile “barca di Pietro“ rischia di cozzare contro quell’iceberg, lo gnosticismo, e di affondare. Ma non fu così! quelli che seminano zizzania. Però le condanne non bastano. Determinante risulta soprattutto
Per capire qualche cosa del complesso fenomeno culturale della gnosi bisogna saper distinguere fra “gnosticismo“ e “gnosi“. Col primo termine s’intende ordinariamente l’eresia che nei secoli II e III tentò di sostituire alla semplice fede una conoscenza del divino più elevata e perfetta, accessibile soltanto a pochi. Ne risultò un complesso di sistemi eterodossi professanti un “dualismo radicale“ fra il mondo degli spiriti e il mondo dei corpi. Gli gnostici fecero della conoscenza la condizione ineliminabile della salvezza. Gnosi, infatti, è la conoscenza dei misteri divini riservata ad una élite.
Ci fu una gnosi eterodossa e una gnosi cristiana.
La prima, la gnosi dello gnosticismo, era quella che implicava l’idea dell’identità del conoscente (lo gnostico ), del patrimonio conosciuto e del mezzo con cui si conosce ( la gnosi cioè come facoltà divina implicita, che deve essere risvegliata e attuata ). La gnosi cristiana invece comporta la conoscenza di Dio e dei suoi misteri fondata sulla fede e sulla tradizione della Chiesa, come pure dell’interpretazione spirituale della Scrittura, con la tendenza a distinguersi dalla interpretazione letterale della Scrittura, propria del semplice fedele. La gnosi cristiana avrà il suo massimo sviluppo e la sua sistemazione nel III secolo, soprattutto con Clemente di Alessandria e Origene.
Alla base della problematica gnostica, come postulato iniziale di tutto il sistema, c’è il dualismo, l’opposizione tra Dio e la materia, tra il divino e l’antidivino. Il silenzio dei testi gnostici riguardo alla Chiesa è quasi totale. Il loro ineresse è rivolto altrove. Preoccupati del Dio ignoto, e non di Colui che ne ha rivelato la volontà, gli gnostici preferiscono l’antropologia all’ecclesiologia. È questa anche una ragione del loro abbandono dell’Antico Testamento e della loro allegorizzazione del Nuovo. Anche se i diversi sistemi gnostici non costituiscono un blocco e un’entità indivisibile, spesso fonti o scuole, battezzate con nomi diversi, rappresentano una medesima ideologia.
Se lo gnosticismo ebbe il suo focolaio iniziale in qualche remota provincia dell’Asia Minore, ben presto si estese nei maggiori centri dell’impero, ad Alessandria in particolare, e poi a Roma. Il primo di questi maestri fu Basilide, che insegnò ad Alessandria, e visse al tempo di Adriano e di Antonino Pio, tra il 120 e il 160. Il problema che sta alla base delle sue ricerche è l’origine del male: “Donde viene il male e come è nato?“
Tutte le speculazione di Basilide furono riprese e sviluppate da colui che fu ritenuto il teologo più influente del III secolo: Valentino. Venuto a Roma, vi trascorse una trentina d’anni (136-165). Egli prometteva una conoscenza superiore (gnosi), cioè la comprensione di ciò che la chiesa proponeva semplicemente come oggetto di fede. Era una promessa assai gradita agli stessi intellettuali cristiani di formazione ellenica, i quali avevano imparato da Platone che la fede è una forma imperfetta di conoscenza. Questa gnosi – per rimanere in ambiente cristiano – si presentava come interpretazione della Scrittura accettata dalle chiese. Ma tale interpretazione, accessibile peraltro solo a pochi, risultava in netto contrasto con ciò che si insegnava nella predicazione o si professava al momento della iniziazione. Eppure, a chi faceva rilevare questo contrasto, Valentino e i suoi seguaci rispondevano che potevano raggiungere quella gnosi, leggendo la Scrittura in base a un principio interpretativo che Gesù Cristo aveva rivelato solo ad alcuni, con l’impegno di trasmetterlo ad altri segretamente. Si appellavano cioè ad una tradizione segreta, che consentiva loro di discernere la verità superiore sotto il velo del linguaggio figurativo dei testi sacri, se non addirittura di decidere quali Scritture, tra quelle che circolavano nelle chiese, meritassero fiducia, e quali no!
Nasceva così la divisione netta tra semplici credenti, che comprendevano la Bibbia secondo la tradizione pubblica, e gnostici, i quali la intendevano alla luce della tradizione segreta: due categorie di fedeli, nettamente separate. Dalla Bibbia così interpretata, essi ricavavano un sistema di pensiero caratterizzato da un netto dualismo. Stabilivano una precisa separazione fra il mondo superiore e celeste, e il mondo inferiore e terrestre: il primo ha come origine sua il Dio supremo e incomprensibile, da cui procedono, scandendo di grado in grado via via che si allontanano da lui, alcune entità (gli eoni). Essi costituiscono il mondo della perfezione, il Pleroma.
Il termine designava la sfera cosmica mediatrice tra l’assoluta realtà del principio ideale e divino, e l’assoluta irrealtà o vuotezza della materia. Il Pleroma era costituito insomma dal complesso degli Eoni. Per gli gnostici questo mondo non è buono e, come tale, non è in grado di accogliere la salvezza portata da Cristo. In particolare, tutta la realtà materiale non ha valore, né Cristo l’ha fatta propria (l’Incarnazione è pura apparenza!); né ha alcun valore la carne umana e tutto l’agire che da essa dipende. In tal modo si svuota il valore della libertà umana e dell’agire morale.
Ed ora solo una parola, sia pur brevissima, sulla scoperta (1945) della biblioteca di scritti in lingua copta, rinvenuta nei pressi di Nag Hammadi, in Egitto. Essa comprende dodici codici per un totale di cinquantadue trattati . Molte ipotesi sono state avanzate sull’origine e sulla natura della biblioteca. La collezione può essere stata la biblioteca di un gruppo o di una setta di gnostici o anche di un solo gnostico; o può aver costituito la documentazione raccolta da un polemista o da un eresiologo a scopo di confutazione; o, più semplicemente può rappresentare ciò che resta di una biblioteca più ampia. Grazie a questa scoperta possiamo vedere che le notizie relative alla gnosi trasmesseci da Ireneo non sono notizie ad usum delfini, ma sono del tutto obiettive. Il vescovo di Lione espone, (toglie il velo) le tesi gnostiche per confutarle alla luce della realtà storica dell’Incarnazione del Logos.
La riflessione patristica sulla gnosi è per noi oggi un patrimonio non trascurabile.