Formazione Religiosa

Sabato, 13 Marzo 2010 21:26

Giustizia, il nome di Dio (José Maria Vigil)

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Dal punto di vista teologico, l'opzione per i poveri è in realtà opzione per i senza giustizia. Definirla "preferenziale" significa svuotarla.

Giustizia, il nome di Dio

di José Maria Vigil


Lo stato della questione

Abbiamo sempre detto che l'Opzione per i poveri [da ora: Op] si fonda su Dio stesso, e che, pertanto ha una natura teocentrica (1): in qualche modo possiamo dire che Dio stesso fà opzione per i poveri, che Dio è opzione per i poveri. Ed è stata convinzione universalmente condivisa che l'Op si basasse esattamente sull'Amore-Giustizia del Dio biblico e cristiano (2).

Tuttavia con il sopraggiungere della crisi della Teologia della Liberazione, [da ora: TdL] alcuni autori hanno ammorbidito il loro discorso sulla Op, preferendo abbandonare la prospettiva dell'Amore-Giustizia, sostituendola quasi completamente con quella della gratuità di Dio quale fondamento della Op. In questa nuova impostazione Dio, semplicemente, preferisce i poveri, prova un "debole" misericordioso, una tenerezza incontenibile verso di loro, e a questo fatto non bisogna trovare molte spiegazioni proprio perché gratuito.

L'Op risulterebbe essere una sorta di capriccio di Dio verso i piccoli, i deboli, gli insignificanti. Di costoro si dovrebbe parlare oggi, e non dei poveri nel senso forte (4) del discorso classico, che sarebbe ormai superato.

La mia tesi è che questo scivolamento o spostamento dell'accento dalla giustizia alla Gratuità di Dio come fondamento della Op deteriora e infine prevarica detta opzione. Confondere la Op con questa preferenza di Dio verso i piccoli e i deboli, o con il cosiddetto amore preferenziale per i poveri, e applicargli lo stesso nome di Op, significa fare confusione, o cedere davanti alla strategia di coloro che hanno cercato di dare un nuovo significato e impossessarsi dell'espressione Op per spogliarla del proprio contenuto . La Op originale e latinoamericana classica è un'altra, e deve essere distinta da qualsiasi succedaneo. Per questo niente di meglio che cercare di inquadrare sistematicamente la natura stessa della Op.

Prima tesi. In senso stretto, Dio ama senza preferenze né discriminazioni.

Dio ama tutti e tutte allo stesso modo, con un amore così peculiare per ognuno e nello stesso tempo così infinito che non è possibile né quantificarlo, né compararlo. Ogni persona può sentirsi amata infinitamente da Dio, e nessuno deve sentirsi preferito o discriminato in senso positivo o negativo.

Non è possibile parlare seriamente di amori preferenziali da parte di Dio verso alcuni esseri umani rispetto ad altri. Lo esige la suprema dignità della persona umana e la giustizia infinita di Dio. Dio non fa preferenze, né favoritismi.

Seconda tesi. Dio opta per la giustizia, non in modo preferenziale, ma alternativo ed esclusivo.

Tuttavia c'è un campo in cui Dio è necessariamente radicale e inflessibilmente parziale: il campo della giustizia. Qui Dio si mette dalla parte della giustizia e contro l'ingiustizia, senza la minima concessione, senza la minima neutralità, e senza semplici preferenze: Dio è contro l'ingiustizia e si mette dalla parte dei " senza giustizia" (ossia delle vittime dell'ingiustizia). Dio non fa, né può fare, un'opzione preferenziale per lo giustizia (5), ma opta per essa mettendosi radicalmente contro l'ingiustizia e assumendo in modo totale la causa dei senza giustizia.

Questa opzione di Dio per la giustizia non si fonda sulla sua gratuità, né è un capriccio divino che avrebbe potuto essere diverso o semplicemente non esserci, come se l'applicazione divina della giustizia obbedisse ad un semplice volontarismo etico (6).

L'opzione di Dio per la giustizia si fonda sul suo stesso essere: Dio è, per natura, opzione per la giustizia, e questa opzione non è gratuita (ma assiomaticamente inevitabile), né contingente (ma necessaria), né arbitraria (ma fondata di per sé nello stesso essere di Dio), né preferenziale (ma alternativa, esclusiva ed escludente) (7).

Terza tesi. La Op è opzione per i "senza giustizia"

Il concetto di poveri, come parte dell'espressione opzione per i poveri, ha causato una cera confusione. In effetti, se l'opzione è per i poveri, sopraggiunge, comprensibilmente, la tentazione di collocare nella povertà il fondamento di questa opzione, o identificando falsamente povertà con santità (un'opzione scartata dall'inizio), o rielaborando metaforicamente il concetto di povertà in diverse direzioni (8), o facendolo derivare da qualunque gruppo che nell'Antico Testamento sembra essere oggetto di un preferenza da parte di Dio (i deboli e i piccoli...), o per molti altri percorsi (9).

Teologicamente parlando, poveri funziona qui esattamente come senza giustizia. Perché Dio non opta per i poveri in quanto poveri (dal punto di vista materiale ed economico), ma in quanto senza giustizia. Non è la povertà economica ad essere di per se stessa una categoria teologica, bensì l'ingiustizia che può darsi in questa povertà economica. Considerata dal punto di vista teologico, l'opzione per i poveri è in realtà opzione per i senza giustizia (10).

Parlando con precisione teologica, i destinatari di questa Op non possono essere assolutamente identificati come economicamente poveri in sé e per sé, né come i poveri che sono buoni, né come coloro che sono in qualche modo poveri , o che possiedono lo spirito dei poveri..., bensì come i senza giustizia: siano poveri materialmente o no, metaforicamente o no.

Al contrario: i piccoli e i deboli, ossia, tutti coloro la cui povertà non può essere misurata in termini di ingiustizia (11), non devono essere identificati come puri destinatari della Op, ma per estensione metaforica.

Ogni problematica umana che sia convertibile in ingiustizia - anche se non ha a che vedere con la povertà in senso letterale o economico - è oggetto della Op (perché questa è opzione per la giustizia). Così la discriminazione etnica, di genere, culturale... poiché sono forme di ingiustizia, anche se non sono date insieme a situazioni di povertà economica, sono oggetto della Op.

Quarta tesi. L'essenza teologico-sistematica della Op e il suo fondamento è l'opzione di Dio per la giustizia.

Parlando teologicamente, in senso dogmatico-sistematico, la vera natura della Op è l'opzione di Dio per la giustizia.

Se si ignora la sua relazione con la giustizia e la si imparenta con una semplice volontà gratuita di Dio, la Op si smarrisce in percorsi che ne alterano la sostanza, finendo col convertirla in un semplice amore preferenziale, o in una scelta opzionale, svincolata dalla giustizia, ridotta a carità o a beneficenza.

L'Opzione per la giustizia di Dio è più grande - e precedente - a quello che la TdL latinoamericana ha inteso ed espresso come Op. La Op non è se non una interpretazione - importante, però che non esaurisce la totalità - di questa opzione di Dio per la giustizia.

Opzione per i poveri è una espressione pastorale, storica, scelta in funzione della sua immediata intelligibilità. Però, dal punto di vista teologico-sistematico, la Op è opzione per la giustizia e l'espressione che meglio esprimerebbe la sua natura teologica sarebbe: opzione per i senza giustizia (12).

Non chiediamo un cambiamento di nome; semplicemente richiamiamo l'attenzione sul fatto che il nome non corrisponde ad una definizione essenziale (13) della Op.

Quinta tesi. In quanto opzione per la giustizia, la Op non è preferenziale, ma disgiuntiva ed escludente. Al contrario, l'opzione preferenziale per i poveri (Opp) è semplicemente una priorità e non è neppure una opzione

L'Op è una presa di posizione spirituale, integralmente umana, e pertanto anche sociale e politica, in favore dei poveri nel contesto del conflitto sociale storico, e per questo è un'opzione disgiuntiva ed escludente (14).

L'opzione (non preferenziale) per i poveri (Op) appartiene al campo della giustizia e si fonda sulla stessa opzione di Dio per la giustizia. Al contrario, l'opzione preferenziale per i poveri (Opp) appartiene all'ambito della carità (15) e può essere messa in relazione con la gratuità di Dio. La Op non è applicabile alle povertà naturali. La Opp, al contrario, è valida solo per le povertà naturali.

La Op vede la povertà come un'ingiustizia da sradicare mediante l'amore politico e trasformatore. La Opp, da parte sua, vede la povertà come qualcosa di deplorevole, però naturale, come qualcosa che bisogna semplicemente compensare con atti di generosità gratuita, in maniera assistenziale.

La "preferenzialità" della Op funziona come un occultamento delle coordinate della giustizia per guardare la realtà solo dalla prospettiva della beneficenza o dell'assistenzialismo. Un cristianesimo con l'Opp, ma senza l'Op, è funzionale a qualsiasi sistema ingiusto. Opporsi alla Op è stato il principale obiettivo di coloro che hanno tentato di rovesciare il rinnovamento postconciliare della teologia e della spiritualità latinoamericana di Medellìn e Puebla, e ha fornito il destro ad una Chiesa che legittima il sistema capitalista e neoliberista.

Applicato alla Op, l'aggettivo preferenziale la snatura, convertendola in una semplice priorità o preferenza di ordine e negando la possibilità di una opzione radicale per uno dei termini sottomessi a relazione di preferenza. Per questo, rigorosamente parlando, la Opp non è l'Op, ma, come hanno espresso i suoi teorici, un semplice amore preferenziale o una forma speciale di primato nell'esercizio della carità cristiana. È una priorità, non un'opzione, nel senso forte della parola (16). L'aggiunta dell'aggettivo "preferenziale" ha funzionato in molti casi come cavallo di Troia che ha introdotto nella Op il germe del suo stesso snaturamento.

APPLICAZIONI E COROLLARI

Op: trascendentale al livello della norma normans

Nel suo significato teologico-sistematico, la Op è un concetto trascendentale che supera e attraversa le dimensioni teologiche e appartiene essenzialmente alla stessa immagine del Dio biblico e cristiano. Il nostro Dio è - per il nucleo centrale della rivelazione biblica (17) e cristiana, e per se stesso - opzione per la giustizia. In tale accezio­ne, la Op non è suscettibile di essere regolata da dimensioni subalterne (19) (si situa al livello massimo della norma normans); e, percepita in coscienza, deve essere rispettata come in obbedienza a Dio stesso, con la disposizione di spirito per la prova dell'amore più grande.

In questo stesso senso, la Op non è una teoria della teologia latinoamericana della liberazione, ma una dimensione trascendentale del cristianesimo, dimensione che questa teologia ha avuto il merito di riscoprire. Questa riscoperta è effettivamente il maggior evento della storia del cristianesimo negli ultimi secoli (20), e segna un prima e un dopo, incancellabile e senza ritorno, e deve essere considerata come ferma e irrevocabile e come un segno della vera Chiesa.

Povertà, ricchezza e ingiustizia

Se la povertà di una persona o di un gruppo è dovuta al fatto di essere stati vittima dell'ingiustizia (21) Dio sta dalla parte di questo povero, contro la sua povertà, e contro chi ha causato questa povertà-ingiustizia. E ci sta, necessariamente, in modo che esclude l'ingiustizia degli ingiusti.

Se si tratta di una povertà che non ha nulla a che vedere con la giustizia (povertà naturali, di razza, di genere, di cultura...) Dio non fa discriminazioni al riguardo, né, in questo campo, preferisce qualcuno.

Se la ricchezza di una persona o di un gruppo implica ingiustizia, Dio sta decisamente contro questa ricchezza, contro il modo di vivere che la genera, perché Lui sta dalla parte di coloro che soffrono le conseguenze dell'ingiustizia e contro coloro che la causano. E sta in questo atteggiamento in un modo necessario e in un modo che esclude questa ingiustizia, e non con un'opzione solo preferenziale verso il povero però che non esclude radicalmente il modo di vivere del ricco (22) che produce questa ingiustizia.

Se c'è una ricchezza che non ha nulla a che vedere con l'ingiustizia (qualità psicologiche, di genere, doni materiali e/o spirituali, caso...) Dio non fa in questo caso discriminazioni: non preferisce né trascura nessuno.

Il concetto di giustizia come mediazione

Logicamente, i principi teologici sono obbligati a passare per il filtro ulteriore di diverse mediazioni filosofiche, sociologiche e perfino politiche.

Per esempio: il concetto stesso di "giustizia", con tutte le sue implicazioni filosofiche, sociologiche, politiche e perfino culturali, sarà una mediazione particolarmente influente nel campo di questa opzione per i poveri. C'è un concetto capitalista di giustizia, ce n'è un altro socialista, un altro neoliberista, un altro imperialista... A chi ritiene la giustizia semplicemente un dare a ciascuno il suo, un mondo di estreme disuguaglianze può sembrare giusto solo se - per esempio - valorizza l'attuale legalità della proprietà privata in modo assoluto.

In questo senso, nonostante ci si riferisca teoricamente ad uno stesso Dio, nonostante si accetti spesso come evidente la sua opzione per la giustizia, la visione della volontà di Dio riguardo al mondo può essere diversa o perfino contraria tra alcuni cristiani e altri, dove risiede l'origine di questa discrepanza?

Potrebbe non essere nel concetto stesso che abbiamo di Dio né del suo progetto o Volontà, ma nel concetto di giustizia con cui costruiamo i nostri giudizi morali. Così, per esempio:

  • colui a cui l'attuale divisione tanto diseguale della ricchezza nel mondo (la famosa "coppa di champagne" dei rapporti del Pnud) sembra naturale, penserà anche - con buona logica - che Dio non si pronunci su di essa, o che solamente ci esorta all'elemosina, alla beneficenza, alla gratuità generosa... per fare da palliativo a queste deplorevoli diversità naturali...
  • colui, al contrario, a cui sembra che la divisione del mondo sia ingiusta e peccaminosa, riterrà - anche lui con buona logica - che Dio sia arrabbiato contro di essa e desideri ardentemente che sia abolita, e che chieda che lo aiutiamo a combattere questo ingiusto disordine con un impegno radicale per la giustizia;
  • a colui che considera il neoliberismo innocente, o il meno peggiore dei sistemi.... sembrerà che Dio voglia che lo appoggiamo, o persino che lo miglioriamo in alcune delle sue deficienze accidentali;
  • colui, al contrario, a cui sembra che il neoliberismo sia ingiusto, o addirittura la maggiore ingiustizia, la più strutturale, sembrerà che Dio voglia che combattiamo questa struttura di peccato il più coraggiosamente possibile.

In base a ciò, sembrerebbe chiaro che il problema teologico si avvii verso la discussione e l'analisi delle mediazioni, e che le discrepanze si situino non al livello propriamente teologico dei principi, ma al livello prudenziale delle mediazioni. Tuttavia, questa è solo una mezza verità, perché il nostro concetto di giustizia fa parte della nostra scelta di Dio. Dimmi cosa intendi per giustizia, e ti dirò qual è il tuo Dio.

Siamo soliti pensare che il nostro concetto di giustizia ci viene dal Dio in cui crediamo, però è certo anche il contrario: crediamo solo nel Dio che entra nel  nostro concetto di giustizia. L'opzione fondamentale della nostra vita può essere. quella per cui optiamo per un concetto o un altro di giustizia, giustizia che è anche la nostra utopia per il mondo. La nostra immagine di Dio è figlia dell'opzione per cui scegliamo il nostro concetto di giustizia e la sua corrispondente utopia per il mondo. E viceversa.

La Op è inoltre anche un'opzione per Dio (dei poveri) e un'opzione per la giustizia utopica (del Regno). L'opzione per i ricchi è contemporaneamente una rinuncia al Dio dei poveri e un'opzione per una giustizia rassegnata all'egoismo. L'obbedienza a Dio non ce la giochiamo in una relazione diretta con Dio, ma nella scelta di un ideale di giustizia utopica o di una giustizia rassegnata (23). L'opzione per i poveri è anche un atto di fede nel Dio dei poveri e un'opzione etica e umanizzante per la giustizia (quella dei poveri e di Dio simultaneamente). Da parte sua, l'opzione per l'egoismo è contemporaneamente una ingiustizia e un rifiuto del Dio (dei poveri). E torniamo al punto di partenza: Dio e la Op non possono essere separati. La gratuità di Dio è un'altra questione.

Note

(1) "Diciamocelo con chiarezza: la ragione ultima di questa opzione sta nel Dio in cui crediamo (...). Per il credente si tratta di una opzione teocentrica, basata su Dio". Gustavo Gutiérrez, El Dios de la Vida, Christus 47 (1982) 53-54, Messico; La fuerza històrica de los pobres, Lima 1980, pp 261-262.

(2) Nonostante sia un'ovvietà, si veda la tesi dottorale di Julio Lois, Teologìa de la Liberaciòn: Opciòn por los pobres (Iepala, Madrid 1986), che studia la Op in molti dei principali teologi della liberazione del periodo classico.

(3) Un caso evidente può essere quello di Gustavo Gutiérrez. In un pronunciamento davanti a Ratzinger afferma: "La tematica della povertà e dell'emarginazione ci invita a parlare di giustizia e a tener presenti i doveri del cristiano al riguardo. In verità è così e questa prospettiva è indubbiamente feconda. Però non bisogna perdere di vista ciò che rende l'opzione preferenziale per i poveri una prospettiva tanto centrale. Alla radice di questa opzione c'è la gratuità dell'amore di Dio. Questo è il fondamento ultimo della preferenza". A partire da questo momento non compare già più la parola giustizia nella sua dissertazione e tutta la Op ruota intorno alla "gratuità". Cfr. Una teologìa de la liberaciòn en el contexto del tercer milenio, in AaVv, El futuro de la reflexiòn teològica in A. L., Celam, Bogotà 1996, p. 111. Non si tratta di un testo isolato, ma, a mio modesto parere, di una prospettiva ammorbidita comune nella teologia della Op di Gustavo da più di un decennio; cfr. Pobres y opciòn fundamental, in Mysterium Liberationis, Uca Editores, San Salvador 1991, pp. 303 e ss., p. 310.

(4) Poveri che erano una realtà "collettiva, conflittiva e socialmente alternativa": C. Boff, Quiénes son hoy los pobres, y por què?, in: J. Pixley-C. Boff, Opciòn por los pobres, Palinas, Madrid 1986, pagg. 17 e ss.

(5) Chi opta "preferenzialmente" per la giustizia, opta anche, benché in modo meno preferenziale, per l'ingiustizia. Nel dilemma tra giustizia e ingiustizia non vi sono semplici preferenze" possibili: l'opzione è tra i termini di una alternativa escludente.

(6) Ricordiamoci la posizione teologica medievale (il "volontarismo etico") di coloro che sostenevano che l'ordine morale attuale non era necessario ma contingente e che obbediva ad una volontà positiva e gratuita (arbitraria) di Dio. L'ordine morale - sosteneva questa dottrina - avrebbe potuto essere altro, anche l'opposto di quello esistente, se Dio lo avesse voluto, per un imperscrutabile disegno arcano della sua volontà.

(7) M. Vigil, Opciòn por los pobres, preferencial y no excluyente?, in: Sobre la opciòn por los pobres, Sal Terrae, Santander 1991, pagg.57 segg. Edizioni anche in Nicaragua (Editòrial Nicarao 1991), Cile (Rehue 19-92), Colombia (Paulinas 1994), Ecuador (Abya Yala 1998), Italia (Cittadella 1992), Brasile (Paulinas 1992).

(8) Come quando si argomentava che i ricchi erano i veri poveri (poveri di ricchezze spirituali, delle quali i poveri materiali erano molto ricchi...), si arrivò a veri giochi di parole o a giochi di prestigio concettuali per non cogliere ciò che era ovvio. Casaldàliga diede testimonianza poetica di ciò nelle sue Bienaventuranzas de la conciliaciòn pastoral.

(9) Povertà di spirito, poveri di Jahvé, virtù della povertà, anawin, infanzia spirituale...

(10)  Opzione per i senza giustizia è un'espressione precisa che sfugge al rischio di essere mistificata o metaforizzata.

(11)  Come nel caso delle povertà "naturali", non storiche, senza colpa di nessuno.

(12)  Per questo i nuovi soggetti non hanno bisogno di una "opzione" per la donna, l'indigeno o il discendente africano..., ma la stessa opzione per i "senza giustizia" include tutte e tutti loro.

(13)  "Definizione essenziale", secondo la logica classica, è quella che non solo distingue adeguatamente il suo oggetto, ma lo fa in riferimento alla sua essenza (e non, per esempio, in base ad un "proprio" o ad un complesso di accidenti sufficientemente discriminante).

(14)  M. Vigil, Opciòn por los pobres, preferencial y no excluyente?, in J.M. Vigil, Sobre la opciòn por los pobres, Sal Terrae, Santander 1991, pagg. 57 segg.

(15)  O delle classicamente dette "opere di misericordia"; per questo, la Opp può essere chiamata con proprietà, effettivamente, "amore preferenziale per i poveri". Questa è quella che è. La Op è un'altra cosa.

(16)  L'atto per il quale una persona fa la sua Op o sceglie il suo luogo sociale partecipa del carattere antropologico esistenziale che ha la cosiddetta "opzione fondamentale".

(17)  Dio non fa favoritismi (Rom 2,11). Il Sovrano di tutti non fa differenza fra le persone e non farà caso alla grandezza (Sal 6,7). Un giudizio implacabile aspetta i potenti; il piccolo non ha colpe e merita compassione, ma i potenti saranno castigati severamente. Egli ha creato i grandi e i piccoli e di tutti ha cura allo stesso modo. I potenti saranno esaminati con più rigore (Sap 6,6.7b.8). Maestro sappiamo che sei giusto e non fai eccezione fra le persone... (Mt 22,16). L'essere umano guarda le apparenze, ma Yahvè guarda il cuore... (1 Sam 16,7).

(18)  "La lotta per la giustizia e l'altro nome del Dio dell'Antico Testamento e del Dio di Gesù": Rufino Velasco, La Iglesia de Jesus, Verbo Divino, Estella 1992, pag. 33.

(19) Ecclesiastiche o disciplinari per esempio

(20) «Personalmente credo che con l'opzione preferenziale per i poveri si sia verificata la grande e necessaria rivoluzione copernicana nel seno della Chiesa, il cui significato supera il contesto ecclesiale latinoamericano per abbracciare la Chiesa universale. Sinceramente credo che questa opzione significhi la più importante trasformazione teologico-pastorale accaduta dalla Riformai protestante del secolo XVI». L. Boff, citato da Julio Lois, in Teologia de la liberaciòn: opciòn por los pobres, Iepala, Madrid 1986, pag. 193.

(21) È ciò che si vorrebbe dire con la preferenza per l'aggettivo dinamico "impoveriti" (come dinamico è anche il concetto di "senza giustizia") rispetto al nome statico di "poveri".

(22) Per "modo di vita del ricco" intendiamo tutto ciò che appartiene al ricco - eccettuata la sua persona - : il suo stile di vita, il suo ruolo sociale, la causa che oggettivamente serve, il suo lusso, il suo sfruttamento dei poveri, la sua partecipazione nel sistema che li sfrutta...

(23) Casaldàliga esprimeva il conflitto tra i due dèi e le due giustizie nella sua poesia Equivocos: Dove tu dici legge / io dico Dio / dove tu dici pace, giustizia, amore / io dico Dio! / Dove tu dici Dio / io dico libertà, giustizia , amore!

(da Adista n. 32, 2004)

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Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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