Formazione Religiosa

Lunedì, 07 Febbraio 2011 20:46

Ordine dei sacramenti. La prassi "tipica" ecclesiale (Silvano Sirboni)

Vota questo articolo
(3 Voti)

Non si risolvono tutti i problemi di pastorale battesimale riportando i sacramenti alla loro disposizione originaria, se non si pone mano nello stesso tempo a un itinerario di tipo catecumenale. Sicuramente la "forma" e la celebrazione non sono innocue.

 

Ordine dei sacramenti.
La prassi "tipica" ecclesiale

di Silvano Sirboni *

 

Desideriamo veramente prendere sul serio ciò che è solennemente e autorevolmente affermato dai più importanti documenti del magistero della Chiesa? La costituzione conciliare sulla liturgia, parafrasando l'antico adagio di Prospero di Aquitania (lex orandi statuat legem credendi, cioè: la Chiesa crede ciò che celebra), dopo aver affermato che la liturgia è un linguaggio di segni visibili che servono a far conoscere e a comunicare le realtà invisibili (cf SC 7 e 33), afferma che il mistero della fede si comprende bene «per mezzo dei riti e delle preghiere» (SC 48; cf anche 59).

La "forma" del rito non è innocua

La "forma" del rito, pertanto, cioè la sua struttura rituale è tutt'altro che marginale. La liturgia non si preoccupa delle definizioni astratte che sono proprie della riflessione teologica sistematica. Si tratta di una conoscenza esperienziale, possibile a tutti, anche agli illetterati. «L'esperienza del mistero passa attraverso il rito» (Messale Romano, Presentazione Cei 5). I vescovi italiani hanno recentemente affermato che la liturgia è «luogo educativo e rivelativo» della fede (CVMC 49).

È proprio questa consapevolezza che sta alla radice della riforma liturgica del Vaticano II e non solo. Le diverse famiglie liturgiche in Oriente e in Occidente fondano la loro peculiare diversità proprio per comunicare le stesse verità tenendo conto delle diverse culture. Mons. Marcel Lefèbvre comprese immediatamente che la riforma dei riti avrebbe cambiato anche la "forma" della Chiesa e il modo di essere cristiani.

La concreta celebrazione, con la sua struttura e le sue modalità, è lo strumento privilegiato per comunicare al popolo di Dio il deposito della fede e i fondamentali atteggiamenti della vita cristiana (cf Il rinnovamento della catechesi 113-117). Per questo i vescovi italiani hanno scritto che «comunicare il Vangelo è il compito fondamentale della Chiesa. Questo si attua in primo luogo facendo il possibile perché attraverso la preghiera liturgica la parola del Signore contenuta nelle Scritture si faccia evento, risuoni nella storia, susciti la trasformazione del cuore dei credenti» (CVMC 32).

È forse necessario aggiungere altro per convincersi che la liturgia in quanto azione, cioè nella sua concreta celebrazione, è «la prima e per di più necessaria sorgente dalla quale i fedeli possano attingere uno spirito veramente cristiano» (SC 14)?

Iniziare attraverso i sacramenti

Se le affermazioni sopra citate valgono per tutte le celebrazioni liturgiche, quanto più devono essere tenute presenti nella celebrazione di quei sacramenti che fanno il cristiano, che fondano l'identità cristiana. Un antico adagio medioevale recita: «Si gestatio perfecta proles electa; si gestatio praecipitata proles male nata; si gestatio defectuosa proles periculosa». La gestazione e il momento della nascita sono determinanti per ogni essere vivente. Ciò vale anche per la nascita degli esseri umani come cristiani.

Per questo un recente documento della Cei (2004), ormai travolto anch'esso dal susseguirsi incalzante di tanti documenti magisteriali, scrive:  «Anzitutto riguardo all'iniziazione cristiana dei fanciulli. Si è finora cercato di "iniziare ai sacramenti": è un obiettivo del progetto catechistico "per la vita cristiana", cui vanno riconosciuti indubbi meriti e che esige ulteriore impegno per una piena attuazione. Dobbiamo però anche "iniziare attraverso i sacramenti". Ciò significa soprattutto salvaguardare l'unitarietà dell'iniziazione cristiana. Non tre sacramenti senza collegamento, ma un'unica azione di grazia: parte dal battesimo e si compie attraverso la confermazione nell'eucaristia.

«È l'eucaristia il sacramento che, continuamente offerto, non chiude l'esperienza, ma la rinnova ogni settimana, nel giorno del Signore. Le sperimentazioni che, secondo le disposizioni date dai vescovi e limitatamente ad alcune parrocchie, alcune diocesi hanno avviato o stanno avviando circa una successione, diversa da quella attuale, della celebrazione della confermazione e della messa di prima comunione, potranno essere utili per una futura riflessione comune su questo tema» (Cei, Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia 7). Una lunga e autorevole citazione che "consacra" e sollecita quella "conversione pastorale" (CVMC 46) che fa della liturgia celebrata (non solo spiegata a tavolino) il primo e più incisivo strumento di iniziazione.

Una corretta successione dei sacramenti per una corretta teologia e catechesi

Se particolari contingenze storiche ed esigenze pastorali hanno causato nella Chiesa occidentale un certo stravolgimento nella successione dei tre sacramenti dell'iniziazione cristiana (gli ultimi due importanti interventi sono stati quello di san Pio X che nel 1910 abbassa l'età della prima comunione a 7 anni e quello della Cei che nel 1967 posticipa la cresima a 12 anni circa), resta il fatto innegabile che tutti i testi magisteriali della teologia e della catechesi hanno sempre continuato a elencare i tre sacramenti dell'iniziazione cristiana nell'ordine originario: battesimo, confermazione ed eucaristia.

Con la riforma conciliare del Vaticano II sia il Rito di iniziazione cristiana degli adulti (RICA), come le tre note applicative della Cei (1997, 1999 e 2003) non solo ribadiscono teoricamente l'ordine originario dei sacramenti, ma lo propongono come prassi "tipica", cioè normale per l'iniziazione cristiana da sette anni in su (cf RICA cap. V; Cei, Iniziazione cristiana. 2. Orientamenti per l'iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni). Questa prassi è proposta anche per i fanciulli e i ragazzi che sono stati battezzati da piccoli, almeno per quanto riguarda l'ordine originario dei due ultimi sacramenti (cf Cei, Nota 2, 54-55).

Come nel passato la Chiesa per ragioni pastorali ha ritenuto opportunamente e legittimamente di cambiare l'ordine originario dei sacramenti dell'iniziazione, così anche oggi, e a maggior ragione, per esigenze pastorali altrettanto valide, la Chiesa ritiene opportuno ripristinare l'antica prassi perché appaia chiaramente il significato dei singoli sacramenti, senza dover forzare la teologia e la catechesi per giustificare il dato di fatto, la tradizione anomala che si è andata strutturando.

Deve apparire chiaramente che si è battezzati per celebrare l'eucaristia: «Nel battesimo siamo stati chiamati a formare un solo corpo. L'eucaristia realizza questa chiamata» (CCC 1396). Pertanto, il sacramento della maturità non è la cresima, ma l'eucaristia (cf Cei, Nota 3, 38). Infatti, «mediante il battesimo e la confermazione il popolo sacerdotale è reso idoneo a celebrare la liturgia» (CCC 1119). Perché allora tanta reticenza nel portare a compimento questo progetto della riforma conciliare che mira a ritrovare le antiche radici per esprimere e alimentare la vera identità cristiana?  Nessuno è così ingenuo e sprovveduto da credere che sia sufficiente riportare i sacramenti dell'iniziazione cristiana nell'ordine originario per risolvere tutti i problemi della pastorale battesimale. «La questione dell'ordine dei sacramenti non è certo la chiave risolutiva di tutti i problemi legati all'IC; d'altra parte, i non pochi progetti recenti, la proposta della celebrazione unitaria di confermazione ed eucaristia sembra collocarsi senza forzature. Se potrebbe essere eccessivo avviare sperimentazioni diocesane col solo motivo di cambiare l'ordine della celebrazione dei sacramenti, d'altra parte sarebbe incongruo introdurre novità nell'iniziazione cristiana senza proporre contestualmente questa sensata correzione della prassi attuale richiesta anche dai vescovi italiani» (Caspani P. - Sartor P., Iniziazione cristiana, p. 88).

È quindi necessario collocare i sacramenti dell'iniziazione cristiana, certamente nell'ordine corretto richiesto da tutti i documenti, ma anche nel contesto corretto di un itinerario di tipo catecumenale, cioè che sia un "tirocinio" di vita cristiana nella Chiesa. Se non altro, laddove è stata ripristinata l'antica prassi, unendo la confermazione alla prima partecipazione all'eucaristia, almeno un risultato è stato ottenuto: la "messa di prima comunione" è stata in gran parte liberata da quella deriva cerimoniale, festaiola e infantile che da oltre 40 anni tutti recriminano e pochi osano toccare.

Non possiamo ignorare che la prassi proposta dai vescovi pone in, questione la presidenza dei vescovi stessi nel rito della cresima... Questo è un problema complesso e delicato che merita una trattazione parte e che dovrà essere prima o poi affrontato.

* parroco e liturgista

Bibliografia

Augé M., 2004 - L’iniziazione cristiana: battesimo e confermazione. LAS, Roma.

Caspani P., Sartor P., 2008 -  Iniziazione cristiana. L'itinerario e i sacramenti. EDB, Bologna.

Caspani P., 2009 - Rinascere dall'acqua e dallo Spirito. Battesimo e cresima sacramenti dell'iniziazione cristiana. EDB.

 

(da Vita Pastorale, n. 9, 2009, pp. 77-78)

Letto 5668 volte Ultima modifica il Martedì, 29 Marzo 2011 14:45
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search