Formazione Religiosa

Lunedì, 07 Febbraio 2011 22:41

Caritas in Veritate (Marino Qualizza)

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Una valutazione complessiva dell’enciclica suggerisce l’impressione di un testo piuttosto arduo, anche se l’articolazione del discorso segue una logica evidente. Ci troviamo in realtà a trattare problemi di economia, di produzione, di consumi e di bilanci in prospettiva teologica.

Caritas in Veritate

di Marino Qualizza

L’ultima enciclica papale in sei capitoli, con una lunga introduzione ed una breve conclusione, in 79 paragrafi, ci offre una panoramica ampia dei problemi sociali del mondo d’oggi, inseriti nel contesto di una lettura teologica cara al Pontefice: la verità unita alla carità.

La lunga introduzione, infatti, è una sintesi teologica dell’itinerario concettuale del papa, che sviluppa il suo pensiero, ribaltando la formula paolina ‘fare la verità nella carità’(Ef 4,15). E si capisce bene il perché, se si considera l’insistenza sul rapporto fede-ragione, che non manca mai in ogni intervento di un certo rilievo. La preoccupazione per la verità gli fa inserire nell’enciclica diversi altri testi del magistero di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, non strettamente collegati con temi sociali, ma ben collegati con il tema della verità.

Il nome di Paolo VI ci fa premettere che l’enciclica viene pubblicata idealmente a 40 anni dalla Populorum Progressio del 1967 e a 20 anni dalla Solicitudo rei socialis di G.Paolo II. Due anniversari significativi per un importante documento di Paolo VI, che ha fatto epoca e non ha perso la sua attualità.

In concreto il primo e secondo capitolo sono dedicati alla presentazioni dei temi fondamentali dell’enciclica, con l’evidenziazione delle novità nel frattempo sopraggiunte. Desta un po’ di sorpresa l’insistenza posta nel sottolineare la continuità del magistero sociale di Paolo VI con quello conciliare e quello antecedente della dottrina sociale, quasi che fosse sorto qualche dubbio in proposito. Forse la considerazione dei contrasti che qua e là sorgono nel variopinto mondo ecclesiale può, in parte, spiegare questa insistenza. Certo, l’accenno esplicito che viene fatto alla lettera apostolica Octogesima adveniens del 1971, per gli ottant’anni della Rerum Novarum , da più di qualche commentatore ritenuta come una cesura con il passato, può giustificare questo continuo rimando alla continuità organica nella dottrina sociale della Chiesa.

La novità emergente nel mondo  d’oggi, appena intravista da Paolo VI, è l’esplosione dell’interdipendenza planetaria, nota normalmente come globalizzazione. Ciò comporta tutta una serie di problemi nuovi, ma anche di inedite opportunità che non bisogna lasciarsi sfuggire. Così il giudizio papale sulla situazione attuale è lontana da ogni catastrofismo come da ogni superficiale ottimismo. Gli altri capitoli sono dedicati alla analisi e alla valutazione delle nuove realtà e delle risposte che si possono dare.

Per quanto riguarda la Chiesa, la prima risposta è nel segno del dono e della gratuità, ambito e contesto nei quali la soluzione, sempre  provvisoria, ha la possibilità di realizzarsi, andando oltre le questioni tecniche e burocratiche, ben sapendo  che la tecnica è strumento indispensabile, ma umanamente povero, se non è espressione dell’amore gratuito. È questo il posto specifico della Chiesa ed anche il suo apporto.

Due punti in particolare vengono affrontati, non perché nuovi, ma perché sono due problemi irrisolti e in genere polemicamente affrontati: la questione dell’ambiente e della natalità. Ciò che nella valutazione del papa è ben conciliato, nella considerazione extraecclesiale è fonte di grandi contrasti, tanto da vedere le due cose eliminarsi a vicenda.  Certo non bastano due paginette a risolvere i problemi, che restano e vanno approfonditi anche nella dottrina della Chiesa.

Una valutazione complessiva dell’enciclica suggerisce l’impressione di un testo piuttosto arduo, anche se l’articolazione del discorso segue una logica evidente. Ci troviamo in realtà a trattare problemi di economia, di produzione, di consumi e di bilanci in prospettiva teologica. Il collegamento non è facile e tanto meno le soluzioni, perché restano ancora nel mondo delle intenzioni. La realtà è più grigia.

Letto 2171 volte Ultima modifica il Mercoledì, 27 Aprile 2011 10:58
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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