Formazione Religiosa

Martedì, 16 Agosto 2011 22:31

La caduta di Samaria e l'invasione di Sennacherib (Luca Mazzinghi)

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Il testo di Is 1,78 descrive con toni drammatici la situazione creatasi in Giuda dopo la campagna assira: Ezechia lascia al figlio Manasse un regno quasi in rovina.

(dal 722 al 701 a.C.)

La storia d'Israele, durante l'VIII secolo a.c., è strettamente legata a quella dell'Assiria, come abbiamo visto nel caso della guerra «siro-efraimita» (v. questa rubrica nel numero precedente). Dopo i trionfi di Tiglat-Pileser III (744-727 ca.) la guida dell'impero assiro, ormai al massimo del suo splendore, specialmente dopo la sottomissione di Babilonia, è presa da Salmanassar V (727-722 ca.) e poi da Sargon II (722-705 ca.); le lettere e le iscrizioni del suo regno testimoniano le difficoltà che egli dovette affrontare nell'amministrare un impero così vasto. Sargon II trovò la morte nel corso di una delle tante campagne; gli succedette il figlio Sennacherib (704-681 ca.); egli, dopo aver restaurato e ampliato l'antica capitale, Ninive, dovette fronteggiare difficoltà e ribellioni all'interno dell'impero; nel 689, Sennacherib distrusse Babilonia in seguito a una rivolta.

Per ciò che interessa i regni di Israele e Giuda, intanto, la guerra «siro-efraimita» aveva lasciato il regno del Nord in condizioni di totale assallaggio. Il re confermato a suo tempo da Tiglat-Pileser, Osea, dopo essersi comportato per un certo tempo come fedele vassallo dell'Assiria, rifiutò di pagare il tributo, cercando un'alleanza con l'Egitto (2 Re 17,4); Is 14,28-32 si riferisce forse a questi tentativi di coalizione antiassira. La reazione dell'Assiria fu ancora una volta durissima: sotto Salmanassar V, dopo un assedio di quasi tre anni, la capitale del regno del Nord, Samaria, fu distrutta; sotto Sargon II gran parte della popolazione fu deportata; la regione fu poi ripopolata con nuovi abitanti, creando le premesse di quello che sarà, molto più tardi, lo scisma samaritano. Siamo intorno al 722/721 a.c.: il regno del Nord non si riprenderà mai più. Il testo di 2 Re 17,7-41 contiene una amara riflessione sul crollo di Israele, letto alla luce non tanto delle cause storiche, quanto del tradimento della fede nel Signore.

Nel frattempo, la situazione del regno del Sud è solo lievemente migliore, soprattutto a causa della volontaria sottomissione all'Assiria fatta dal re Acaz. A lui succedette il figlio Ezechia (727-700 [698?] ca.; ma la datazione è altamente incerta). Il testo biblico di 2 Re 18,3-4 ce lo presenta come autore di una riforma religiosa di carattere monoteistico; tale riforma è narrata con maggiori dettagli nel testo tardivo di 2 Cr 29-31. È difficile, tuttavia, valutarne con sicurezza la storicità; forse Ezechia vuole rendere Gerusalemme il principale luogo di culto per tutto Israele, dopo la scomparsa del regno del Nord. Alla luce di questa volontà riformatrice è comunque possibile vedere in Ezechia l'Emmanuele, figlio di Acaz, annunziato da Is 7,14-15.

Dopo alcune vittorie contro i Filistei, anche Ezechia dovrà confrontarsi con la potenza assira. Probabilmente intorno al 713-711 Ezechia abbandona la politica filo-assira che fu di suo padre e si unisce ad una coalizione guidata dall'Egitto; forse proprio a questa ribellione si riferiscono passi come Is 18,1-8 e 20,1-6. Questo primo tentativo di rivolta non ebbe seguito. Appoggiandosi di nuovo all'Egitto e al re ribelle di Babilonia, Merodak Baladan (Is 39), Ezechia tenta di nuovo di scuotersi dal giogo assiro, approfittando dei problemi interni dell'impero dopo la morte di Sargon II. È in questo contesto che si inseriscono alcuni oracoli polemici di Isaia (Is 18,1-8; 30,1-5; 31,1-3), che invitano Ezechia a non fidarsi dell'aiuto egiziano; mentre Isaia esortava il re alla fiducia nel Signore (cf Is 29,1-14), verosimilmente si rendeva conto dell'illusorietà di un tale tentativo. La reazione di Sennacherib, infatti, non si fece attendere: dopo aver domato Babilonia, si diresse verso la Filistea, scontrandosi forse con l'Egitto, e quindi marciò verso l'interno della Giudea (701). Qui conquistò la città di Lachish (2 Re 19,8), la cui drammatica distruzione è immortalata nei celebri bassorilievi del palazzo di Ninive, conservati al British Museum. Quindi assediò Gerusalemme: il resoconto di questo evento ci è stato tramandato, oltre che dagli annali assiri, fonti preziose per la storia di questo periodo, anche dai testi di 2 Re 18,13-19,36 e Is 36-39. Ancora oggi il «tunnel di Ezechia», ardita opera idrica scavata nella roccia per portare acqua a Gerusalemme in caso d'assedio, è testimone dei preparativi fatti dal re in vista della guerra contro l'Assiria. Non sappiamo come mai Sennacherib tolse l'assedio alla città, nella quale si era vantato di aver rinchiuso Ezechia «come un uccello in gabbia». Quello che per il testo biblico fu un vero miracolo (cf Is 17,12-14), probabilmente fu un ritiro dovuto a difficoltà incontrate con l'Egitto, oppure a lotte interne. Sennacherib dovette più realisticamente accontentarsi di un tributo da parte di Ezechia; tornato in patria, Sennacherib morirà intorno al 680 ucciso da uno dei suoi figli (cf Is 37,38). Il testo di Is 1,78 descrive con toni drammatici la situazione creatasi in Giuda dopo la campagna assira: Ezechia lascia al figlio Manasse un regno quasi in rovina; Is 22,1-14 è una accorata protesta del profeta contro l'allegria sconsiderata in seguito alla partenza di Sennacherib.

Luca Mazzinghi

(da Parole di Vita, n.3, 1999)

 

Letto 5015 volte Ultima modifica il Mercoledì, 28 Settembre 2011 09:16
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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