Il libro del profeta Osea, uno dei dodici profeti minori, affascina per la sua capacità di coniugare insieme l'esperienza religiosa con l'esperienza personale di amore, la riflessione sulla storia, in tutto il suo spessore sociale e politico, con quella sulla relazione di alleanza di Dio con il suo popolo. Osea, svolge la sua attività profetica nel regno del Nord o di Israele (Samaria) al tempo del Geroboamo II (783-743 a.C.) e dei contemporanei re di Giuda, regno del Sud (Gerusalemme): Ozia (782-740 a.C.), Iotam (740-736 a.C.), Acaz (736-716 a.C.) e Ezechia (716-687 a. C. ). È un periodo di rapidi e violenti sconvolgimenti politici nel regno del Nord che cerca un equilibrio nel contesto della politica internazionale. Nell'arco di trent'anni succedono sei re: Zimri, regna per sette giorni; Zaccaria, figlio di Geroboamo II, regna per sei giorni, assassinato da Sallùm, che regna solo un mese; quest'ultimo viene eliminato da Menachèm, che regna per dieci anni, ma è costretto a pagare un tributo di 1.000 talenti d'argento al re di Assiria Tiglat-Pilezer III (cf. Os 5,13; 7,8-12; 8,4.8-10). Il regno del nord sparisce sotto il dominio assiro con la distruzione della capitale Samaria nel 721 e la deportazione dei suoi capi e dei tecnici nelle regioni dell'Assiria e l'importazione di popoli con altra cultura e religione nel territorio samaritano.
1. La storia sponsale dell'alleanza (Osea 1,2-3,5)
Il profeta Osea trascrive nell'allegoria del matrimonio le relazioni del Signore con la sua comunità, “il popolo di Israele”. Il profeta Osea inaugura una tradizione biblica, dove il simbolismo sponsale è utilizzato per esprimere i rapporti di Dio con il suo popolo da Isaia a Ezechiele, fino al profeta dell'Apocalisse che parla della sposa dell'Agnello (Ap 21,2.9).
Il Signore ordina al profeta di prendersi in moglie Gomer, una “donna di prostituzione” (prostituta sacra presso qualche santuario cananaico?) e di assumersi anche i suoi figli, chiamati “figli di prostituzione”. Questo ordine è ripreso tre volte per imporre i nomi ai tre figli, che sono posti in relazione con la storia di Israele e i rapporti di Dio con il suo popolo. Il primo figlio maschio si chiama Izre‘él, e significa “Dio semina”; la figlia si chiama Lo’ruhamáh, e significa “Non-amata/compatita”; il secondo figlio maschio si chiama Lo‘ammî, che vuol dire “Non-mio-popolo”. I nomi dei tre figli si riferiscono alla situazione del popolo di Dio.
Di fronte all’infedeltà della sposa il profeta, a nome del Signore, intenta un processo per la rottura del matrimonio (Os 2,4-7). Il dibattito-processo si sviluppa in tre fasi corrispondenti alle diverse strategie immaginate dal profeta-sposo per frenare l’infedeltà e riprendere il rapporto sponsale (Os 2,8-19). Il Signore annuncia una nuova alleanza in termini sponsali nella cornice di una pace e fecondità rinnovate con la terra (Os 2,20-25). L'impegno del Signore con la sposa-comunità si concretizza nei doni-dote che egli comunica alla sposa: “giustizia, diritto, benevolenza, amore, fedeltà”.
2. Non c'è “conoscenza di Dio” nel paese (Os 4,1-8,14)
Il profeta Osea lascia il linguaggio allegorico - matrimonio, prostituzione e adulterio - e presenta direttamente la denuncia di Dio per la rottura dell'alleanza. Egli passa in rassegna i vari gruppi e personaggi responsabili della violazione del patto con Jhwh. La sue parole di accusa sono rivolte contro il popolo, la classe sacerdotale, i capi, la casa regnante e il re.
Le prime parole sono un invito rivolto ai figli di Israele per prendere parte ad un “dibattito”, in cui il profeta a nome del Signore denuncia la rottura dell'alleanza. Nella seconda parte si passano in rassegna la “clausole” fondamentali dell'alleanza che sono violate (decalogo). È il rovescio negativo delle qualità che il Signore dona alla sposa nell'annuncio delle nuove nozze (alleanza) (Os 2,21-22//Osea 4,1b-3). La parola chiave di questa denuncia è la mancanza di “conoscenza di Dio”, da‘àt, che implica un “riconoscere” le opere di Dio (creazione e liberazione) e aderirvi con uno stile di vita, in cui sono implicate le relazioni con gli altri e con la creazione. Infatti la “terra” e i viventi sono associati alla storia delle relazioni del popolo del paese con Dio.
3. La commozione di Dio (Osea 9,1-14,10)
Il profeta annuncia l'esilio per il tradimento dell'alleanza. Deportati in terra straniera i figli di Israele non potranno celebrare con gioia le feste, in cui si riconoscono i doni della terra segni della benedizione di Dio: il grano e il vino nuovo. Il benessere ha favorito la moltiplicazione dei santuari, ma non la ricerca del giusto rapporto con Dio. Il cuore del popolo è falso, perciò né i luoghi di culto né il re potranno arrestare la rovina che sta per abbattersi su Israele.
Osea, che parla a nome di Dio, propone una rilettura dell'esperienza dell'esodo, del cammino nel deserto e dell'alleanza al Sinai con le immagini dell'amore parentale (Os 11,1-11). L'amore del Signore per il suo figlio-Israele, espresso con le immagini dell'amore paterno e della tenerezza materna (Os 11,1-4). Dopo l’annuncio della rovina come conseguenza dell'infedeltà - esilio sotto il dominio di Assur (Os 11,5-7) – seguono l’appello al ritorno-conversione e il ripensamento di Dio che si dibatte tra diversi sentimenti giustizia, misericordia paterna e tenerezza materna (Os 11,8-11). La rievocazione della storia del patriarca Giacobbe, falso e imbroglione, prefigura la storia attuale di Israele, che si affida agli idoli falsi e fa patti con le potenze straniere (Os 12). Il profeta si rivolge direttamente al popolo e lo invita a “tornare” al Signore proponemdoglie anche la supplica da presentare al Signore. Essa segue lo schema della liturgia penitenziale: richiesta di perdono, impegno di fedeltà; confessione del proprio peccato (idolatria, falsa fiducia nelle armi e nelle alleanze con i potenti) e riconoscimento del Signore che è misericordioso (Os 13,1-14,9).
L’epilogo è una sentenza di carattere sapienziale che diventa un tacito invito a “comprendere” l'agire paradossale di Dio. Nonostante i traviamenti del suo popolo egli continua ad amarlo per il suo bene. Affidarsi alla logica dell'amore di Dio, qui sta l'intelligenza dei giusti (Os 14,10).
Il messaggio di Osea
La denuncia del profeta Osea pone di fronte due modelli di religione: la religione che si serve di Dio in funzione di altri obiettivi (potere sociale, economico e politico) e la religione come rapporto libero e gratuito con Dio. L'idolatria non è solo culto delle immagini, ma soprattutto strumentalizzazione di Dio. Il rapporto con Dio non può essere subordinato alle forze che gestiscono la storia umana. Con la sua azione libera e sovrana egli ne determina il camino. L'ambito privilegiato dell'incontro dell'essere umano con Dio, come singoli e comunità, è costituito dalle relazioni che stanno alla base della vita personale e comunitaria.
Rinaldo Fabris