Il libro del Siracide è una raccolta di “trattati” sui vari problemi della vita - amicizia, uso dei beni, elemosina, le donne, la vecchiaia, le medicine, le malattie, la schiavitù ecc. - sullo stile dei “saggi” e sullo sfondo della tradizione biblica.
1. Struttura letteraria
In una prima parte si ha una raccolta di sentenze, in sei trattati (Sir 1,1-42,14):
1. origine e natura della sapienza, Sir 1,1-16,23
2. Dio e la creatura, Sir 16,24-23,27
3. sapienza e Legge, Sir 24,1-33,18
4. vita morale, Sir 33,19-33,17
5. vita sociale, Sir 36,18-39,11
6. Dio e la creazione, Sir 39,12-42,14.
Nella seconda parte si celebra la gloria di Dio in due ambiti: 1. nella natura (Sir 42,15-43,33), e nella storia, elogio dei padri (Sir 44,1-50,29). Seguono due appendici: un inno di grazie (Sir 51,1-12) e la ricerca della sapienza (Sir 51,13-30).
2. Origine
L’autore si presenta come Gesù ben-Sirach, figlio di Eleazaro di Gerusalemme, (Sir 50,27; 51,30). È un maestro, “conservatore” illuminato, mediatore della tradizione, che fa parte di ḥassidîm, “giusti osservanti”, alla vigilia della rivolta maccabaica (cf. Sir 24,30-34; 34,9-17; 51,13-22: autobiografico?; Sir 39,1-11: elogio della professione dello “scriba”). Il tempo di composizione dell’opera va collocato tra il 190 e 180 a.C., dal momento che è stato tradotto in greco dal nipote in Egitto verso il 132/120 a.C. - cf. prologo – e, nell’elogio dei padri, si menziona il sommo sacerdote Simeone (190-180 a.C.). Il testo ebraico del Siracide – non accolto nel canone palestinese ebraico – perduto nel corso dei secoli, è stato ricostituito sulla base dei ritrovamenti fatti nella genizàh (sacrestia-deposito) del Cairo, a Qumran e Masada (1964). La traduzione della CEI 2008 è fatta sul testo greco, più ampio rispetto a quello ebraico, e indicato tipograficamente con il carattere corsivo.
3. Il messaggio
Lo scopo dichiarato di Gesù ben Sirach è di inculcare l'osservanza della Legge e delle tradizioni dei padri, in un tempo di crisi e di cambiamento religioso e culturale. Il suo orientamento teologico si può accostare a quello del “deuteronomista”, con un giudizio molto severo sui re, con una grande stima per le istituzioni cultuali: tempio e sacerdozio. La sua riserva per il messianismo e l'escatologia ultraterrena, potrebbe far pensar a un indirizzo “sadduceo”. Il Siracide si propone di trascrivere 1'insegnamento tradizionale (Legge-Toràh) in termini sapienziali. La sapienza, che ha la sua radice e centro unificante nel timore di Dio, è un dono di Dio e frutto dell'impegno umano. La Legge di Dio è la concentrazione della sapienza. La sapienza ha due dimensioni: una trascendente, dall'alto, dono di Dio, e una immanente, frutto dell'impegno dell'essere umano nel mondo e nella storia. L'antropologia del Siracide si fonda sulla creazione di Dio. Egli afferma la libertà umana di fronte al male e ha una viva coscienza del limite dell’essere umano, segnato dalla morte. La sua visione della società e dell'etica s’incentra su alcuni punti nodali: la famiglia di tipo patriarcale (maschilista?), l’apprezzamento del matrimonio, una visione conservatrice del potere (Sir 10) e della politica, un uso corretto ed equilibrato dei beni materiali.
Rinaldo Fabris