Formazione Religiosa

Martedì, 30 Agosto 2016 09:50

Mettere Cristo al primo posto nei pensieri e nelle azioni (Dr. Christian Link)

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La teologia di Calvino assume il suo carattere distintivo particolarmente nel periodo in cui i suoi sostenitori devono far fronte alla persecuzione; reclama una divisione tra la verità e la falsità ed è cosciente del prezzo della sua confessione...

La teologia di Calvino assume il suo carattere distintivo particolarmente nel periodo in cui i suoi sostenitori devono far fronte alla persecuzione; reclama una divisione tra la verità e la falsità ed è cosciente del prezzo della sua confessione. Di fronte all'incipiente Controriforma, la teologia di Calvino, mentre fornisce lo strumento intellettuale richiesto dalla nuova fede nel suo conflitto con la chiesa di Roma, ancora soffre per l'inevitabile divisione come una persona soffre a causa di un divorzio. Questa teologia deve essere contestualizzata. Anche se, dal punto di vista teologico, egli raggiunge la pienezza attraverso l'acutezza del suo argomentare, d'altra parte mostra ancora un incrollabile preoccupazione concreta per l'integrità dei fedeli dei quali si sente responsabile. Ciò è in particolar modo vero, riguardo al centro della Riforma: la sua testimonianza a Cristo. Questo ebbe la sua espressione più chiara nella battaglia sul destino futuro della chiesa. Una delle discussioni più brillanti di Calvino fu quella con il cardinale Sodoleto, che voleva riportare Ginevra nuovamente nel seno della chiesa di Roma. Nella sua risposta al cardinale, Calvino riassume la sua visione della Riforma nella sua dichiarazione: "Sicuramente, la cosa alla quale ho aspirato principalmente, e per la quale ho lavorato, è che la virtù e la benedizione del vostro Cristo (di Dio) (tutte le glosse cancellate) possa essere pienamente manifestata". Questa chiarezza, che aborre ogni astrusità e tutte le pie glosse (cioè nelle dottrine della giustificazione e dell'eucaristia) è principalmente una chiarezza del pensiero teologico, rivolto a raggiungere l'assoluta certezza che la chiave per la conoscenza di Dio ci è data in Gesù Cristo: "Dio si è manifestato nella carne", come stabilisce la frase evocativa e familiare. Egli è il mediatore, e così il ponte della mediazione che attraversa l'abisso che ci separa da Dio. Cristo è perciò il punto di riferimento che è decisivo per la comprensione di tutta la Bibbia. In uno dei suoi primi scritti, la prefazione alla traduzione in francese della Bibbia (Bibbia Olivetana) ("A tutti coloro che amano Gesù Cristo", 1535), Calvino utilizza un concetto umanistico chiave per spiegare ciò che "l'intera saggezza dell'essere umano può comprendere e deve imparare nella sua vita". Rivendicando che la teologia da' la saggezza necessaria per vivere, Calvino interpreta il significato della morte e della risurrezione di Gesù Cristo come un'offerta alla nostra debole e vulnerabile esistenza, un'offerta che è degna di essere il centro degli nostri sforzi per condurre una vita riuscita "Se rimaniamo sciocchi, egli è la nostra saggezza davanti a Dio. Se siamo peccatori, egli è la nostra giustificazione. Se siamo impuri, egli è la nostra santificazione. Se portiamo un corpo di morte, egli è veramente la nostra vita". Questo tocca uno dei principali argomenti che Calvino - partendo dai suoi commentari biblici - continuamente allarga e sviluppa nell'Istituzione, la sua opera principale, che in conseguenza crebbe di edizione in edizione. L'argomento predominante fu quello della giustificazione, un tema molto caldo nel XVI sec, e in modo particolare la domanda: "Come siamo all'altezza della vita che Dio ci ha dato? Come ci confrontiamo con le nostre debolezze e i nostri peccati?" la risposta di Calvino è: "Lo facciamo contando sulla comunione offertaci da Cristo e non guardando da una prospettiva di un astante, in lontananza e senza di noi, ma come uno che si degna di farci una cosa sola con lui". Un'unità con Cristo, una comunione con la sua giustizia che ci allevia dei nostri vani sforzi, da una ricerca della nostra salvezza a nostro proprio rischio: tutto ciò caratterizza il programma teologico che Calvino presenta alla chiesa che - allora come oggi - è al rischio di affaticarsi con le opere per la sua costruzione ("le opere del mondo") e così di incontrare la sua fine. Ciò è, tuttavia, differente da una chiamata che vorrebbe che i cristiani vivessero le loro vite separandosi dal mondo; quelli che trovano giustificazione in Cristo non possono semplicemente accettare le ingiustizie del mondo. Nessun altro teologo parlò con forza paragonabile nei suoi sermoni su temi economici e politici (come è particolarmente chiaro nei suoi sermoni sul Deuteronomio) al punto che alcuni, in modo discutibile, lo  hanno ritratto come il padre  della modernità, guardando ai suoi energici tentativi di forgiare le faccende terrene. Tuttavia, qualcos'altro era e continua ad essere alla radice. Anche quando sostiene un legittimo uso dei doni della creazione, un'imposizione ragionevole delle tasse ai poveri, l'eguaglianza di tutti di fronte alla legge, la lotta per diminuire dei capricci dei potenti o per sostenere le libertà che l'ordine statale deve proteggere, la preoccupazione di Calvino risiede nei criteri che devono essere sostenuti dalla nostra etica e dalle azioni che ne derivano. Calvino riconobbe questi criteri nelle azioni della vita terrena di Cristo. O per dirlo in termini teologici: la giustificazione ha come suo fine la santificazione, nel seguire il cammino di Gesù nelle nostre azioni senza nessuna riserva: "questa fede, tuttavia non la possiamo custodire senza nello stesso tempo custodire la santificazione... perché Cristo non può essere diviso. Giustamente è stato detto che questa unità indivisibile forma il nocciolo della teologia di Calvino.
Questa unità è descritta in un testo che considero uno dei più brillanti di Calvino, anche se per lungo tempo dimenticato. Egli collega molto strettamente il testo base dell'etica biblica, la Legge di Mosè o Torah, a Cristo invece di separarli categoricamente in due (come è accaduto in una lunga tradizione esegetica). Calvino postula che l'intera promessa del regno di Dio era già contenuta nella Legge. Così non esiste nessuna differenza fondamentale tra la proclamazione della salvezza dell'antica alleanza e della nuova. Entrambi Ebrei e Cristiani vivono della "stessa sostanza". Il centro del "legalismo", che la gente considerò necessario imputare agli Ebrei e poi ai Cristiani riformati, era in essenza una fedeltà alla legge. Questa è la legge che Paolo chiama "santa e giusta e buona" (Rm 7,12) come fu data da Dio stesso in vista di Cristo e che era perciò essenzialmente compiuta "solo nel suo nome": "Cristo era già conosciuto agli ebrei sotto la legge", anche se lo incontriamo con totale chiarezza solo nel Vangelo. Con quale facilità potremmo venire a patti con l'ebraismo liberi da ogni sentimento di superiorità se prendessimo seriamente queste considerazioni! Per contro, l'unità di giustificazione e santificazione, e del pensiero teologico e l'azione cristiana incarnata in Cristo guardano verso un fine descritto da Calvino come una "mediazione per la vita futura". La santificazione, d'altra parte, è compiuta attraverso la sequela di Gesù sulla croce, che ci pone, privi di illusioni, in un mondo turbolento diviso da conflitti e sofferente per innumerevoli mali, mentre d'altra parte ci fa passare all'altra sponda con il Cristo della risurrezione. Così iniziamo il passaggio dalla morte alla vita. Come una regola, per l'azione cristiana, nel contesto delle sue radici veterotestamentarie, la legge è in effetti un motivo di speranza di ciò che verrà, il nuovo e il rivoluzionario. Questo orientamento verso la vita futura testimonia così, se abbiamo capito, che ciò non comporta la nostra incorporazione in un mondo che è a noi del tutto familiare, ma, invece, ci incorpora nella "comunione dei santi". Una chiesa che identifica se stessa con questa comunione e che pone Cristo per primo nei suoi pensieri e nelle sue azioni deve, naturalmente, anche riconoscere e fare ciò che è necessario a questo mondo.

Prof. Dr. Christian Link

(tratto da ECO, n.6, dicembre 2009-gennaio 2010, pp. 10.20)

 

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Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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