Mentre si continua ad annunciare e ad attendere la ripresa dall’economia “che conta”, in Italia la piccola economia sociale e civile cresce veramente.
Lavoro e salute, infatti, non sono due valori equivalenti. Tra loro esiste una gerarchia che va riconosciuta e rispettata.
Si propone un estratto dell’articolo di Roberto Saviano apparso su “la Repubblica” a fine agosto che illustra come a giovare della crisi sono le organizzazioni criminali che entrano nelle banche Usa per riciclare milioni di dollari, mentre in Grecia approfittano della corruzione e fanno affari coi carburanti ed in Spagna si infiltrano nel mercato immobiliare e puntano al progetto Eurovegas.
Oggi è un giorno nero, per la democrazia e anche per l’economia del nostro paese. Nel disinteresse più generale – anche dei leader politici, perché in gran parte non erano nemmeno presenti alla discussione – il Parlamento ha definitivamente approvato il Fiscal Compact.
La disoccupazione giovanile e gli attuali contratti in questi ultimi tempi hanno messo in primo piano sui mass media e ovunque il discorso della precarietà, della mancanza sociologica di punti di riferimento certi. Forse è il caso di smettere di piangersi addosso e di dire: basta!
Cosa si può sperare dal confronto-negoziato sul mercato del lavoro tra governo e parti sociali, faticosamente avviato dopo molte incertezze e che, mentre scriviamo, sta procedendo, per usare un immagine manzoniana che rende l'idea, "a corserelle e fermatine"?
«Un certo modello di società dei consumi è finito. Ormai l´unica via all´abbondanza è la frugalità, perché permette di soddisfare tutti i bisogni senza creare povertà e infelicità».
Per fronteggiare l'attuale orizzonte tecnopolitico europeo del governo Monti, ci vuole un pensiero altrettanto globale e onnicomprensivo di quello su cui essa si sostiene e motiva.
Ciò che negli anni Settanta poteva circolare solo sotto forma di piano clandestino della P2, oggi è oggetto del normale dibattito pubblico ed è obiettivo auspicato di numerosi attori della scena politica e ciò non per effetto di macchinazioni occulte ma per l’incremento della depoliticizzazione di massa.
Le Suore Missionarie della Società di Maria (Mariste), presente nella diocesi di Ngozi dal 1965, nel 2003, rispondendo all'appello del Vescovo di Ngozi (Burundi), hanno esteso la loro azione alla città, dando così vita al progetto “Giriteka”, che si impegna a recuperare i ragazzi di strada a una vita sociale normale.