I Dossier

Martedì, 21 Marzo 2006 01:03

Una questione di onore (Coop. Interculturando)

Vota questo articolo
(0 Voti)

All'interno della relazione d'aiuto, è spes­so difficile evitare totalmente l'investi­mento personale. Si dovrebbe ammettere, in determinate circostanze, che esistono forme di riconoscenza da parte dell'utente che realmente infrangono l'etica dell'o­peratore, come accettare denaro o altri ti­pi di favore.

 

L’incidente critico

Magalie, è una ragazza di 19 anni immigrata in Ita­lia da 3 anni. In seguito al decesso di sua zia e alla rottura con il fidanzato, soggiorna per circa un mese e mezzo in una casa di accoglienza per donne in difficoltà. Ora aspetta un bambino dal suo ex-findazato ed è al sesto mese. Nella casa di accoglienza è seguita da Alessandra, un'operatrice italiana. Magalie si trova molto bene con lei e spesso si confida con lei anche su questioni che non aveva mai osate affrontare con nessun altro in precedenza. Magalie rispetta e ammira molto Alessandra.

Nel corso di un colloquio Magalie chiede con entusiasmo all'operatrice se vuole diventare la madrina del suo bambino. Alessandra, stupita, rimane in silenzio per qualche istante per poi dirle che dovrà rifletterci e che le darà una risposta dopo le vacanze. La setti­mana seguente tornando al lavoro, Alessandra viene a sapere che Magalie ha chiesto il trasferimento in un altro centro, lamentando di essere troppo distante dal proprio medico e dall'o­spedale dove dovrà partorire.


Chiave di lettura dell’”incidente critico"

Come spiegare il comportamento di Màgalie?

A partire dalle informazioni incluse nel testo, provate a dare una vostra propria risposta (senza leggere le risposte proposte qui sotto); poi potrete comparare la vostra con quelle suggerite, tentando di sele­zionare la risposta secondo voi più appropriata. Anche se più risposte possono sembrare plausibili, esiste una risposta appropriata, in ragio­ne degli indizi contenuti nell'incidente.

A. Maglie, confidando nel buon rapporto creato con Alessandra e nella sua esperienza con ragazze im­migrate, si aspettava che la me­diatrice avrebbe immediatamente accettato la sua proposta.

B. Maglie, come tutte le persone provenienti dal suo Paese, ha chiesto ad Alessandra di diventare madrina affinché suo figlio rice­vesse dei regali. Pensando di essere scoperta ha lasciato il centro.

C. Magalie ha lasciato il centro per­ché, in assenza di Alessandra, non si trovava bene con le altre opera­trici.

D. Magalie se n'è andata perché si è sentita tradita dall'esitazione di Alessandra; dopotutto, le aveva fatto l'onore dl diventare la se­conda madre del suo bambino.

La risposta A risulta incompleta: non spiega il motivo per cui l'esitazione di Alessandra ha causato la partenza di Magalie.

La risposta B possiamo considerarla come etnocentrica: non c'è infatti alcun riferimento alle ragioni per cui Magalie ha lasciato il centro.

La risposta C non trova nulla nel rac­conto dell'incidente che possa avvalorarla.

La risposta D è la più appropriata: quella che Magalie fa ad Alessandra è una proposta significativa che le dimostra l'importanza che Magalie at­tribuisce al loro rapporto.


 

La risposta D ci mostra bene come, in alcuni contesti culturali, essere madrina abbia un valore molto alto e simbolico, rappresentando un dono che non può es­sere rifiutato. Esitando, Alessandra ha ri­fiutato di riconoscere la stima che Maga­lie le dimostrava, insieme alla gratitudine che voleva trasmetterle per il sostegno ri­cevuto. Essere madrina, in questo caso, diventa un simbolo d'onore, un segno di fiducia; l'esitazione è interpretata come un rifiuto nei confronti di Magalie e del suo bambino. Alcune società separano nettamente la vita personale e la vita pro­fessionale. Così, in occidente, normal­mente è ritenuto sconveniente l'eccessivo coinvolgimento personale all'interno di una relazione d'aiuto; è preferibile, di norma, separare la dimensione professio­nale dalla dimensione personale. Al con­trario, in altri contesti, nessuno scambio tra due persone sarà mai possibile finché non si sarà instaurata una profonda relazione personale.

In tale situazione, l'operatrice avrebbe po­tuto valutare l'importanza dell'invito ri­voltole e del compito che a questo è con­nesso. Talvolta, può essere importante soddisfare i bisogni emotivi dell'utente per arrivare a buoni risultati. Tuttavia, è normale per Alessandra mettersi in discussione, poiché lei ritiene importante separare la sfera professionale da quella personale. E, quindi, portata a distinguere quanto dal suo punto di vista rappresenta un venir meno alla propria etica profes­sionale da quello che, invece, potrebbe fa­cilitare la relazione e l'intervento.

All'interno della relazione d'aiuto, è spes­so difficile evitare totalmente l'investi­mento personale. Si dovrebbe ammettere, in determinate circostanze, che esistono forme di riconoscenza da parte dell'utente che realmente infrangono l'etica dell'o­peratore, come accettare denaro o altri ti­pi di favore. Sarebbe consigliabile, in tali casi, informare l'assistito del fatto che si è gratificati dall'offerta, ma che il servizio è gratuito, spiegare le ragioni del rifiuto per aiutare a meglio comprendere la società d'accoglienza.

Poiché in certe organizzazioni è formal­mente proibito accettare qualsiasi forma di invito, di regalo o dono, situazioni co­me questa possono mettere in difficoltà. Si tratta, allora, di essere in grado di di­stinguere tra un tentativo di influenzare l'operatore da parte dell'utente e l'inten­zione di stabilire una buona relazione. Il codice etico deve essere, da un lato, chia­ro per poter indicare quanto è proibito e, dall'altro lato, abbastanza elastico per da­re spazio a delle alternative quando non sia messa in crisi la professionalità dell'intervento.



Proviamo a lavorare su di noi

* Cosa significa per noi, all'interno della no­stra tradizione familiare essere padrino o madrina? A quali comportamenti e tipologia di relazioni ci riconducono queste figure? È sempre stato così oppure nel tempo si è modificato il modo di concepirle e viverle?

* Ci è mai capitato, come insegnanti, educa­tori, assistenti sociali... di ricevere forme di ringraziamento inaspettate o imbarazzanti da parte di persone di origine straniera? Cosa abbiamo provato in quelle situazioni e come ci siamo comportati?

* Come è regolato, nel nostro contesto cultu­rale, il dare e ricevere doni? Esistono delle modalità più adeguate a seconda dei differenti contesti nei quali questi scambi avven­gono? Proviamo a ricordare tutte le diverse ritualità che inconsciamente attiviamo in ta­li circostanze e ad associarle ai differenti va­lori che si nascondono dietro di esse.

Coop. Interculturando

(da Cem mondalità, novembre 2004, pp. 33-34)

Letto 2896 volte Ultima modifica il Domenica, 31 Gennaio 2016 20:37
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search