L’incidente critico
Magalie, è una ragazza di 19 anni immigrata in Italia da 3 anni. In seguito al decesso di sua zia e alla rottura con il fidanzato, soggiorna per circa un mese e mezzo in una casa di accoglienza per donne in difficoltà. Ora aspetta un bambino dal suo ex-findazato ed è al sesto mese. Nella casa di accoglienza è seguita da Alessandra, un'operatrice italiana. Magalie si trova molto bene con lei e spesso si confida con lei anche su questioni che non aveva mai osate affrontare con nessun altro in precedenza. Magalie rispetta e ammira molto Alessandra.
Nel corso di un colloquio Magalie chiede con entusiasmo all'operatrice se vuole diventare la madrina del suo bambino. Alessandra, stupita, rimane in silenzio per qualche istante per poi dirle che dovrà rifletterci e che le darà una risposta dopo le vacanze. La settimana seguente tornando al lavoro, Alessandra viene a sapere che Magalie ha chiesto il trasferimento in un altro centro, lamentando di essere troppo distante dal proprio medico e dall'ospedale dove dovrà partorire.
Chiave di lettura dell’”incidente critico"
Come spiegare il comportamento di Màgalie?
A partire dalle informazioni incluse nel testo, provate a dare una vostra propria risposta (senza leggere le risposte proposte qui sotto); poi potrete comparare la vostra con quelle suggerite, tentando di selezionare la risposta secondo voi più appropriata. Anche se più risposte possono sembrare plausibili, esiste una risposta appropriata, in ragione degli indizi contenuti nell'incidente.
A. Maglie, confidando nel buon rapporto creato con Alessandra e nella sua esperienza con ragazze immigrate, si aspettava che la mediatrice avrebbe immediatamente accettato la sua proposta.
B. Maglie, come tutte le persone provenienti dal suo Paese, ha chiesto ad Alessandra di diventare madrina affinché suo figlio ricevesse dei regali. Pensando di essere scoperta ha lasciato il centro.
C. Magalie ha lasciato il centro perché, in assenza di Alessandra, non si trovava bene con le altre operatrici.
D. Magalie se n'è andata perché si è sentita tradita dall'esitazione di Alessandra; dopotutto, le aveva fatto l'onore dl diventare la seconda madre del suo bambino.
La risposta A risulta incompleta: non spiega il motivo per cui l'esitazione di Alessandra ha causato la partenza di Magalie.
La risposta B possiamo considerarla come etnocentrica: non c'è infatti alcun riferimento alle ragioni per cui Magalie ha lasciato il centro.
La risposta C non trova nulla nel racconto dell'incidente che possa avvalorarla.
La risposta D è la più appropriata: quella che Magalie fa ad Alessandra è una proposta significativa che le dimostra l'importanza che Magalie attribuisce al loro rapporto.
La risposta D ci mostra bene come, in alcuni contesti culturali, essere madrina abbia un valore molto alto e simbolico, rappresentando un dono che non può essere rifiutato. Esitando, Alessandra ha rifiutato di riconoscere la stima che Magalie le dimostrava, insieme alla gratitudine che voleva trasmetterle per il sostegno ricevuto. Essere madrina, in questo caso, diventa un simbolo d'onore, un segno di fiducia; l'esitazione è interpretata come un rifiuto nei confronti di Magalie e del suo bambino. Alcune società separano nettamente la vita personale e la vita professionale. Così, in occidente, normalmente è ritenuto sconveniente l'eccessivo coinvolgimento personale all'interno di una relazione d'aiuto; è preferibile, di norma, separare la dimensione professionale dalla dimensione personale. Al contrario, in altri contesti, nessuno scambio tra due persone sarà mai possibile finché non si sarà instaurata una profonda relazione personale.
In tale situazione, l'operatrice avrebbe potuto valutare l'importanza dell'invito rivoltole e del compito che a questo è connesso. Talvolta, può essere importante soddisfare i bisogni emotivi dell'utente per arrivare a buoni risultati. Tuttavia, è normale per Alessandra mettersi in discussione, poiché lei ritiene importante separare la sfera professionale da quella personale. E, quindi, portata a distinguere quanto dal suo punto di vista rappresenta un venir meno alla propria etica professionale da quello che, invece, potrebbe facilitare la relazione e l'intervento.
All'interno della relazione d'aiuto, è spesso difficile evitare totalmente l'investimento personale. Si dovrebbe ammettere, in determinate circostanze, che esistono forme di riconoscenza da parte dell'utente che realmente infrangono l'etica dell'operatore, come accettare denaro o altri tipi di favore. Sarebbe consigliabile, in tali casi, informare l'assistito del fatto che si è gratificati dall'offerta, ma che il servizio è gratuito, spiegare le ragioni del rifiuto per aiutare a meglio comprendere la società d'accoglienza.
Poiché in certe organizzazioni è formalmente proibito accettare qualsiasi forma di invito, di regalo o dono, situazioni come questa possono mettere in difficoltà. Si tratta, allora, di essere in grado di distinguere tra un tentativo di influenzare l'operatore da parte dell'utente e l'intenzione di stabilire una buona relazione. Il codice etico deve essere, da un lato, chiaro per poter indicare quanto è proibito e, dall'altro lato, abbastanza elastico per dare spazio a delle alternative quando non sia messa in crisi la professionalità dell'intervento.
Proviamo a lavorare su di noi
* Cosa significa per noi, all'interno della nostra tradizione familiare essere padrino o madrina? A quali comportamenti e tipologia di relazioni ci riconducono queste figure? È sempre stato così oppure nel tempo si è modificato il modo di concepirle e viverle?
* Ci è mai capitato, come insegnanti, educatori, assistenti sociali... di ricevere forme di ringraziamento inaspettate o imbarazzanti da parte di persone di origine straniera? Cosa abbiamo provato in quelle situazioni e come ci siamo comportati?
* Come è regolato, nel nostro contesto culturale, il dare e ricevere doni? Esistono delle modalità più adeguate a seconda dei differenti contesti nei quali questi scambi avvengono? Proviamo a ricordare tutte le diverse ritualità che inconsciamente attiviamo in tali circostanze e ad associarle ai differenti valori che si nascondono dietro di esse.
Coop. Interculturando
(da Cem mondalità, novembre 2004, pp. 33-34)