EGITTO INQUIETO
di JEROME ANCIBERRO
NEL PAESE NORDAFRICANO, È DIFFICILE
LA CONVIVENZA DEI CRISTIANI COPTI CON
LA MAGGIORANZA MUSULMANA.
QUESTO ARTICOLO, FIRMATO DA JÉRÔME ANCIBERRO,
È STATO PUBBLICATO
SUL SETTIMANALE FRANCESE “TÉMOIGNAGE CHRÉTIEN”.
TITOLO ORIGINALE: “COPTES.
QUEL AVENIR
POUR
LES CHRÉTIENS D’EGYPTE?”
Quattro fedeli musulmani sono stati trucidati e una sessantina feriti il 21 ottobre ad Alessandria d’Egitto in occasione di scontri tra la polizia e manifestanti che protestavano contro la diffusione di un dvd giudicato ostile all’islam. La manifestazione si è formata dopo la preghiera musulmana del venerdì intorno alla chiesa di Saint Georges sulla quale sono stati sparati dei proiettili. È in questa chiesa che due anni fa è stata data l’unica rappresentazione di una pièce teatrale, riprodotta oggi sul suddetto dvd, che racconta la storia di un giovane convertito all’islam e incitato, da un correligionario, ad uccidere dei preti. Le autorità e alcuni responsabili musulmani negano di avere una responsabilità negli scontri. Le tensioni erano percepibili ad Alessandria già alcuni giorni prima di questi avvenimenti.
L’analisi
Alcuni trafiletti informano di fatti diversi più o meno violenti, di manifestazioni o di moti legati alle tensioni tra i cristiani d’Egitto e una parte della popolazione musulmana. Ci si può ricordare anche dei massacri del
Riconosciuti dalle autorità e largamente integrati nel tessuto sociale ed economico del Paese, i copti restano sotto-rappresentati in politica, anche se alcune prestigiose personalità, come l’ex segretario generale dell’Onu, Boutros Boutros Ghali, provengono da questa comunità. Oggi sono soltanto tre dei 444 deputati del Parlamento egiziano. E nulla fa pensare che le prossime elezioni legislative faranno cambiare le cose (le elezioni si svolgono in tre turni dal 9 novembre al 7 dicembre, ndt). Di fronte alle discriminazioni di fatto, che rendono per esempio molto difficile l’accesso a certi impieghi o a posizioni di responsabilità, sottoposti alle stesse difficoltà economiche dei loro compatrioti musulmani, molti copti hanno scelto l’emigrazione.
Alcuni osservatori pensano che i recenti gesti simbolici del governo egiziano nei confronti dei copti (ritrasmissione televisiva delle messe di Natale e di Pasqua, creazione di un giorno festivo ufficiale per Natale), sarebbero dovuti a delle pressioni del governo statunitense, esso stesso influenzato dalla lobby copta della diaspora. Ma in un contesto nazionale segnato da tensioni economiche e politiche in cui l’affermazione intransigente dell’identità musulmana può talvolta fungere da valvola a tutte le frustrazioni, i copti, che vogliono coltivare una identità religiosa marcata, costituiscono un bersaglio visibile. Una questione di tutt’altra importanza rispetto alla semplice diffusione di un dvd…