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Sabato, 22 Febbraio 2025 21:29

Settima domenica del tempo ordinario. Anno C

Settima domenica del tempo ordinario. Anno C

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura 1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23

Dal primo libro di Samuele
 
In quei giorni, Saul si mosse e scese nel deserto di Zif, conducendo con sé tremila uomini scelti d'Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif.
Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte ed ecco, Saul dormiva profondamente tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra presso il suo capo, mentre Abner con la truppa dormiva all’intorno. Abisài disse a Davide: «Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l’inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo». Ma Davide disse ad Abisài: «ANon ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?».
Davide portò via la lancia e la brocca dell’acqua che era presso il capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.
Davide passò dall’altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era una grande distanza tra loro.
Davide gridò: «Ecco la lancia del re: passi qui uno dei servitori e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore».
 

Salmo Responsoriale Sal 103

Il Signore è buono e grande nell’amore.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome. 
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe, 
guarisce tutte le tue infermità, 
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Misericordioso e pietoso è il Signore, 
lento all’ira e grande nell’amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.

Seconda Lettura 1 Cor 15, 45-49


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.
Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.
Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l'uomo celeste, così anche i celesti.
E come eravamo simili all'uomo terreno, così saremo simili all'uomo celeste.
 
Canto al Vangelo (Gv 13,34)


Alleluia, alleluia.

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Alleluia.

Vangelo Lc 6, 27-38
 
Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

OMELIA

Sii luce nella tenebra e compassione nell’odio; rialza chi è caduto, credi sempre che la sconfitta e la violenza non sono l’ultima parola; da’ e non pretendere in cambio; ama gli altri come ‘vuoti a perdere’. Non giudicare, e fai dono del più grande dono: il perdono. Se ti scoprirai ad agire così, ossia ‘da Dio’, sappi che sei della sua medesima sostanza: ‘sarate figli dell’Altissimo’ (cfr. v. 35).
‘Porta avanti la vita’, spezza le catene di chi si sente sbagliato, inadatto, sempre fuori luogo, irregolare. E se “la Chiesa scomunica, il cristiano continua ad andare a braccetto con chi è scomunicato. La Chiesa può condannare, dichiarare peccatore uno, metterlo sul rogo, ma il vero cristiano brucia sul rogo con colui che è condannato. Perché il cristiano deve unicamente e solamente portare la vita” (Giovanni Vannucci).
Questa è dunque è la vocazione dell’umano: essere trasparenza al divino che ci abita, dandogli forma nel quotidiano, elargendo Vita, diffondendo luce, iniettando nel mondo antidoti alla morte.

«La divinità si incontra laddove l’umanità diventa integra e profonda, quando si vede una persona senza difese e senza potere che è capace di darsi totalmente. Questo è il momento in cui il Gesù umano ci apre gli occhi a tutto ciò che significa Dio e ci permette di vedere tutto ciò che Dio è» (John Spong).

 
Paolo Scquizzato
 
Sabato, 22 Febbraio 2025 21:23

Sesta domenica del tempo ordinario. Anno C

Sesta domenica del tempo ordinario. Anno C

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura Ger 17, 5-8

Dal libro del profeta Geremia
 
Così dice il Signore:
"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamarisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l'uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d'acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell'anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti".
 

Salmo Responsoriale Sal 1

Beato l'uomo che confida nel Signore.

Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

Seconda Lettura 1 Cor 5, 12. 16-20


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti?
Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.
 
Canto al Vangelo (Lc 6,23)


Alleluia, alleluia.

Rallegratevi ed esultate, dice il Signore,
perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.

Alleluia.

Vangelo Lc 6, 17. 20-26


Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
"Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti".

OMELIA

Ogni grande tradizione spirituale si rifà ad una sorta di ‘manifesto programmatico’ in grado di racchiudere in poche parole l’essenza del proprio messaggio.
L’ebraismo col Decalogo dice ai suoi ‘Osserva e sarai salvo’. Nel discorso di Benares il Buddha ai suoi dice: ‘Fuggi dal mondo dell’impermanenza e sarai salvo’. Sul monte delle Beatitudini Gesù consegna una parola che può essere così riassunta: ‘trasformati e sarai salvo’. Ossia, lavora sull’essere, trasforma il tuo modo di pensare – significato autentico di ‘conversione’-, non allinearti alla mentalità del mondo: non credere che l’avere, il potere e il successo ti possano rendere umano. Fai della tua vita una questione di ‘qualità’ e non di ‘quantità’.
Piangi con chi piange, perché solo gli occhi che hanno pianto potranno vedere altro oltre le apparenze, finanche ciò che tu chiami Dio.
Condividi il pane con gli affamati della storia, e saprai che solo facendoti pane per la fame altrui si estinguere la tua.
E sii povero, ovvero spogliati del tuo falso sé; distaccati dall’io e dal mio, dai tuoi pregiudizi, pre-comprensioni, attese e desideri egoici. Liberati dal giudizio degli altri, dal bisogno di avere sempre ragione, dal volere rimanere a galla a tutti i costi magari affondando gli altri solo per vincere, non fosse altro perché ‘i vincitori non sanno ciò che si perdono’ (Gesualdo Bufalino).
Guarda il tuo mondo interiore, e da’ un nome alle tue ombre, ai tuoi mostri interni e sappi che tutto ciò ha origine dalla medesima fonte che ti abita. E ricordati che guardare significa essere d’accordo con ciò che vedi, e che la verità non ha nulla a che fare con i fatti, ma solo con la luce.
Vincerai così la paura, perché ‘quando non si ha più nulla, non si ha più paura’ (Patriarca Atenagora).

 
Paolo Scquizzato
 
Sabato, 08 Febbraio 2025 17:51

Quinta domenica del tempo ordinario. Anno C

Quinta domenica del tempo ordinario. Anno C

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura Is 6, 1-2. 3-8

Dal libro del profeta Isaia
 
Nell'anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l'uno all'altro, dicendo:
"Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria".
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
"Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti".
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
"Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato".
Poi io udii la voce del Signore che diceva: "Chi manderò e chi andrà per noi?". E io risposi: "Eccomi, manda me!".
 

Salmo Responsoriale Sal 127

Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l'opera delle tue mani.

Seconda Lettura 1 Cor 15, 1-11


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l'ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
 
Canto al Vangelo (Lc 4,18)


Alleluia, alleluia.

Venite dietro a me, dice il Signore,
vi farò pescatori di uomini.

Alleluia.

Vangelo Lc 5,1-11


Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore". Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini".
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

OMELIA

«Quest’è l’ora in cui nulla / può accadere. / Non c’è cosa più amara che l’alba di un giorno
in cui nulla accadrà. Non c’è cosa più amara / che l’inutilità» (Cesare Pavese).
Un giorno all’alba ti svegli e t’accorgi d’aver sbagliato tutto; un senso di fallimento ti pervade, pare d’esserti ingannato su te stesso, sull’amore, le scelte fatte, su Dio… E tutto diventa non-senso, inutile.
Tutto questo lo ritroviamo nel vangelo di oggi: dopo una notte di fatica, all’alba non rimane che contemplare reti e mani vuote. Ma poi il giungere dell’inaspettato: una voce ordina ‘duc in altum’, prendi il largo, ossia: “più in alto che puoi, verso il fondo”. Rischia il folle volo. Rischia ancora.
C’è un Amore che sposa le conseguenze del mio male, perché il fallimento non deve inficiare il futuro; per questo mi invita a non rimanere sul bagnasciuga della storia a contemplare la vastità del mare struggendomi in sensi di colpa e recriminando sulle cose fallite. ‘Prendi il largo!’. Tu sei fatto per altezze vertiginose, vai! La vita sta dinanzi, non alle spalle.
Dio è verbo declinato al futuro.
Ma Pietro a tutto ciò non crede: «Signore allontanati da me, perché sono un peccatore». Questo è l’unico ‘peccato’ che possiamo commettere: credere che il proprio fallimento sia impedimento all’Amore. Come Pietro coltiviamo il pensiero che la ‘perfezione’, il farsi trovare adeguati e puliti sia condizione per stringersi all’Amato. E invece no. Il Vangelo afferma proprio il contrario: «Non temere» (v. 10), la tua barca – la tua vita – va bene così com’è, per questo posso salirci sopra (cfr. v. 3). La tua miseria è luogo della mia misericordia, le tue mani vuote prerogativa perché io le riempia, il tuo peccato la tua parte di vangelo. Il tuo nulla condizione perché qualcosa possa accadere.
«D’ora in poi…» conclude Gesù (v. 10). L’amore fa sempre ripartire da dove ci si era fermati.

 
Paolo Scquizzato
 
Sabato, 08 Febbraio 2025 17:43

Festa della Presentazione del Signore nel tempio

Festa della Presentazione del Signore nel tempio

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura Ml 3, 1-4

Dal libro del profeta Malachìa
 
Così dice il Signore Dio:
"Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti.
Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai.
Siederà per fondere e purificare l'argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un'offerta secondo giustizia.
Allora l'offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani".
 

Salmo Responsoriale Sal 23

Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria.

Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria.

Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

Seconda Lettura Eb 2, 14-18


Dalla lettera agli Ebrei

Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.
Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.
Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.
 
Canto al Vangelo (Lc 2,30.32)


Alleluia, alleluia.

I miei occhi hanno visto la tua salvezza:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele.

Alleluia.

Vangelo Lc 2, 22-40


Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: "Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore" - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
"Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele".
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori".
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

 

OMELIA

«Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore» (Lc 2, 22s.).
Ad accogliere Gesù il vecchio Simeone – rappresentante dell’antico Israele – con le parole: «Egli è qui per la caduta, la resurrezione, … segno di contraddizione» (v. 34).
Il termine ‘caduta’ ha significato di crollo, distruzione, rovina. Questo bambino è qui, e ovunque, ora e sempre perché l’essere umano sperimenti finalmente il crollo e la rovina, la distruzione e la rinascita.
In India, Shiva (शिव) è conosciuto come il dio della distruzione ma sempre in vista di una ricreazione. Simbolo del ciclo continuo di morte e rinascita nel quale tutto l’esistente è immerso.
Nascita e morte, distruzione e ricreazione, morte e risurrezione altro non sono che momenti di quella danza che chiamiamo vita.
Nella Bibbia numerosi sono i passi in cui Dio si presenta come forza distruttrice, ad esempio:
“Io formo la luce e creo le tenebre,
faccio il bene e provoco la sciagura;
io, il Signore, compio tutto questo” (Is 45, 7).
Abbiamo bisogno di entrare in contatto col quel ‘dio della distruzione’, che ci abita, principio in grado di frantumare ciò che è bene che muoia per far spazio a quel qualcosa di nuovo e fecondo che è già lì pronto a sbocciare.
In Occidente C.G. Jung ha identificato tutto questo con l’archetipo del Distruttore. Quell’energia al centro di noi stessi che se contattata ci permette di distruggere ciò che in noi non tiene più, e non ha più motivo di esistere; le situazioni, le relazioni che si trascinano avanti magari da anni ma ormai morte e che non abbiamo il coraggio di ammetterlo; quelle abitudini mentali che non ci fanno crescere provocandoci solo profonda tristezza…
Sì, che il dio della distruzione trovi libero spazio in noi perché qualcosa di nuovo e fecondo possa cominciare a fiorire.
«Sfasciami il cuore, o Dio in tre persone;
perché tu finora solo bussi, aliti, risplendi e cerchi di guarire;
perché mi alzi e stia in piedi, buttami giù
e piega la tua forza per spezzarmi,
dissolvermi, bruciarmi e farmi nuovo.
Io, come città usurpata, schiava di un altro,
mi sforzo per farti entrare, ma, ahimè, senza riuscirci.
La ragione, in me tuo viceré, difendermi dovrebbe,
ma è prigioniera, e si rivela debole o infida.
E tuttavia teneramente t’amo,
e amato vorrei essere, ma fidanzato sono al tuo nemico:
divorziami, sciogli, o spezza quel nodo ancora,
legami a te, imprigionami,
perché io se non mi rendi schiavo, mai libero sarò,
e casto mai, se tu non mi violenti». (John Donne 1572-1631)

 
Paolo Scquizzato
 
Sabato, 08 Febbraio 2025 17:35

Terza domenica del tempo ordinario. Anno C

Terza domenica del tempo ordinario. Anno C

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura Ne 8, 2-4. 5-6. 8-10

Dal libro di Neemia
 
In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d'intendere; tutto il popolo tendeva l'orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l'occorrenza.
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: "Amen, amen", alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: "Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!". Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemìa disse loro: "Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza".
 

Salmo Responsoriale Sal 18

Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Ti siano gradite le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore.

Seconda Lettura 1 Cor 12, 12-31


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: "Poiché non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: "Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l'odorato?
Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; oppure la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
 
Canto al Vangelo (Lc 4,18)


Alleluia, alleluia.

Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione.

Alleluia.

Vangelo Lc 1, 1-4; 4, 14-21


Dal Vangelo secondo Luca

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
"Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l'anno di grazia del Signore".
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato".

OMELIA

Sempre sul punto di venire al mondo, (ciò che chiamiamo) Dio ha bisogno d’essere dato alla luce.
Pura potenzialità, ‘Ciò’ emerge laddove s’incarna il principio dell’amore. Gravidi di Dio, lo si darà alla luce nella misura in cui ci prenderemo cura del nostro mondo interiore, dell’altro e del creato.
Dio non è amore, ma piuttosto è l’Amore ad essere Dio.
«La divinità s’incontra quando l’umanità diventa così integra e profonda, quando si vede una persona senza difese e senza potere che è capace di darsi totalmente. Questo è il momento in cui il Gesù umano ci apre gli occhi a tutto ciò che significa Dio e ci permette di vedere tutto ciò che Dio è. Non è attraverso il divino che noi sperimentiamo l’umano; piuttosto il contrario, è dall’interno dell’umanità che sperimentiamo il divino» (John Spong).
Non c’è bisogno di credere in un dio. La credenza non fa che moltiplicare le nostre limitate e insulse immagini, proiezioni, pensieri su ciò che reputiamo essere lui, requisendolo nell’angusto spazio del tempo e dello spazio, e riducendolo ad oggetto tra oggetti. A cosa fruibile. La questione è vivere di fede. Perché la fede non è ‘rappresentazione’ di un qualcosa come altro da sé, ma un sapere che è ‘sapere d’essere Ciò’. A quel punto, come afferma Margherita Porete non vi è neanche più bisogno di Dio, giacché non si ha bisogno di ciò che si possiede: “L’anima non cerca più Dio, non ne ha motivo, non sa che farsi di lui. Non ne ha bisogno; perché dunque dovrebbe cercarlo?” (Lo specchio delle anime semplici).
Va da sé che ‘il Dio’ nei riguardi di questo mondo, non potrà fare nulla dall’esterno. Semplicemente ha posto sé stesso nella creazione stessa – e dunque in noi -, come principio del Bene e della Vita che avanza, quel principio evolutivo che tutto avvolge e conduce alla luce, e riguardo al quale siamo chiamati ad essere responsabili con la nostra azione nel mondo.
La questione sarà dunque prenderci a cuore lo spazio e il tempo affidatici, collaborando come possiamo, seminando semi di bene e di luce, come antidoto all’oscurità, e che per quanto piccoli, saranno comunque in grado di sprigionare energia infinita, creatrice e vivificante.
E tutta la pasta sarà lievitata.
«A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi» (Etty Hillesum).

 
Paolo Scquizzato
 
Domenica, 19 Gennaio 2025 10:11

Seconda domenica del tempo ordinario. Anno C

Seconda domenica del tempo ordinario. Anno C

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura Is Is 62, 1-5

Dal libro del profeta Isaia
 
Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.
 

Salmo Responsoriale Sal 95

Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: "Il Signore regna!".
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Seconda Lettura 1 Cor 12, 4-11


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell'unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l'interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose le opera l'unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
 
Canto al Vangelo (2Ts 2,14)


Alleluia, alleluia.

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo.

Alleluia.

Vangelo Gv 2,1-12


Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino". E Gesù le rispose: "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora". Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela".
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le anfore"; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: "Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto". Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora".
Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

OMELIA

La festa della vita langue. Manca il ‘superfluo necessario’, ciò che nel nostro brano – alle nozze di Cana – viene identificato col vino, metafora di ciò che rende la vita, Vita.
Ci accontentiamo di vite vuote, esistenze trascinate nella distrazione e nella coazione a ripetere, anestetizzate col narcotico del fare.
Abbiamo tutti bisogno di una voce che ci raggiunga e dica: attingete! O se vogliamo: ‘Vieni fuori’ come Gesù disse all’amico Lazzaro. Che è come dire svegliati, diventa consapevole di ciò che ti abita. Sappi chi sei, di quale sostanza sei fatto, della tua natura autentica. Tu-Sei. Semplicemente sei Essere, e non ciò che fai e hai fatto, ciò hai costruito, edificato, posseduto, professato e creduto. Attingi a questa verità, abbi fede in questa tua sorgente interiore. D’altronde cos’altro significa ‘credere in Dio’ se non questo?
Tu-Sei-Ciò che rimane quando tutto il resto decade.
‘Non andare fuori di te. Rientra in te stesso. È nell’interiorità dell’essere umano che abita la verità’ (Agostino).
Una vita consumata ‘fuori di sé’ è mera esistenza.
Dunque svegliati e attingi alla Vita che ti abita pare dirci il Maestro, indipendentemente dall’anfora che sei o credi d’essere. E quindi diventa creativo, generativo, metti in circolo l’amore facendo germogliare ciò che tocchi e chi incontri.
Perché questa nostra avventura terrena possa trasformarsi in una festa-senza-fine ha in fondo bisogno di molto poco: uscire dall’illusione e cominciare a sbocciare investendo sulla parte migliore di sé.

 
Paolo Scquizzato
 
Domenica, 19 Gennaio 2025 10:02

Battesimo di Gesù. Anno C

Battesimo di Gesù. Anno C

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura Is 40, 1-5. 9-11

Dal libro del profeta Isaia
 
«Consolate, consolate il mio popolo –
dice il vostro Dio.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta
la sua colpa è scontata,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida:
«Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata,
ogni monte e ogni colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore
e tutti gli uomini insieme la vedranno,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte,
tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri».
 

Salmo Responsoriale Sal 103

Benedici il Signore, anima mia.

Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto,
tu che distendi i cieli come una tenda.

Costruisci sulle acque le tue alte dimore,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento,
fai dei venti i tuoi messaggeri
e dei fulmini i tuoi ministri.

Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare spazioso e vasto:
là rettili e pesci senza numero,
animali piccoli e grandi.

Tutti da te aspettano
che tu dia loro cibo a tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono;
apri la tua mano, si saziano di beni.

Nascondi il tuo volto: li assale il terrore;
togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Seconda Lettura Tt 2, 11-14; 3, 4-7


Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito

Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.
Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un'acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.
 
Canto al Vangelo (Cf. Lc 3,16)


Alleluia, alleluia.

Viene colui che è più forte di me, disse Giovanni;
egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Alleluia.

Vangelo Lc 3, 15-16. 21-22


Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».

OMELIA

Ciascuno possiede un proprio Giordano personale, una sorgente interiore da cui scaturisce il ‘fiume d’acqua viva’.
In quest’acqua, in questo luogo vivificante si è invitati a scendere ed immergersi come pratica quotidiana, in Silenzio e con fiducia.
È questo il luogo sacro al centro di sé, dove il Sé autentico dimora. Spazio in cui mi scopro puro, senza sensi di colpa, originale e autentico, e dove il giudizio degli altri è interdetto e le ferite non lasciano il segno. Luogo dove non è più necessario difendersi, mostrare qualcosa e vivere di prestazioni.
Dentro di me esiste una profondità tale dove son uno-con-me-stesso, con la natura e con Dio.
Nel deserto della vita è importante imparare a scendere nel proprio Giordano interiore e lì dimorare. Stare, stare, stare. E poi il cielo si aprirà, perché abbandonato l’io e il mio ciò che rimane è semplicemente il Tutto che si dà come ‘soffio’, vento, quella ruah femminile (Spirito Santo nel vangelo) che feconda la vita, trasformandola in un nuovo inizio, e perciò in una ri-creazione (la colomba del testo).
Ogni volta che ci siederemo praticando l’attenzione, il silenzio, il respiro torneremo a casa, luogo da cui in verità non ci siamo mai allontanati ma che per disastrosa distrazione abbiamo troppo ignorato. E qui, in questo cielo infinito di cui partecipiamo impareremo ad ascoltare le parole che affiorano e dicono: ‘Tu sei il Figlio mio, l’amato’.

 
Paolo Scquizzato
 
Domenica, 19 Gennaio 2025 09:53

Seconda domenica dopo Natale. Anno C

Seconda domenica dopo Natale. Anno C

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura  Sir 24, 1-4. 8-12

Dal libro del Siracide
 
La sapienza fa il proprio elogio,
in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda
e mi disse: "Fissa la tenda in Giacobbe
e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti" .
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato,
per tutta l'eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare
e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore è la mia eredità,
nell'assemblea dei santi ho preso dimora».
 

Salmo Responsoriale Sal 83

Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun'altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Seconda Lettura Ef 1, 3-6. 15-18


Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d'amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciò anch'io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.
 
Canto al Vangelo


Alleluia, alleluia.

Gloria a te, o Cristo, annunciato a tutte le genti;
gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo.

Alleluia.

Vangelo Gv 1,1-18


Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

OMELIA

«In principio era il Verbo,/e il Verbo era presso Dio/e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui/e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste».

Così comincia l’immenso Prologo di san Giovanni.

Il termine originale – e tradotto qui con Verbo – è: Lógos, che trae origine dal verbo léghein che significa ‘mettere insieme – unire – raccogliere’, e poi anche parlare dato che parlando si mettono insieme parole.

Il Prologo ci fa memoria che ‘a fondamento, alla base, a sostrato di tutto ciò che esiste’ (così dovrebbe essere inteso ‘in principio’ e non tanto come ‘all’inizio’) vi è un ‘principio-relazionale’, unificante, una straordinaria forza, un’energia che tiene insieme i singoli minuscoli costituenti della materia, le onde e le particelle, in modo tale che da questa unione emergano livelli di ‘essere’ sempre più complessi e organizzati.

A fondamento della realtà vi è un Amore che aggrega e aggregando fa emergere vita; gli atomi si uniscono in associazioni armoniose, le particelle si uniscono a formare molecole, e le molecole si aggregano a formare organelli e poi cellule e poi tessuti, e poi organi, e così organismi, società, famiglie, sistemi. E poi ancora coscienza e autocoscienza.

In principio – a fondamento’ della realtà vi è dunque un’energia cosciente e amante (‘il Verbo era Dio’) in dialogo costante e fecondo con le forze del caos necessarie anch’esse alla vita, perché il disordine e l’errore sono necessari al prosieguo della vita.

Tutto è stato fatto per mezzo di lui’, ci ricorda ancora il Prologo. Tutto ha fatto e continua a fare questo principio amante che ‘non agisce accanto o al posto delle cose o delle persone, ma le alimenta – come dal di dentro – in modo che esse siano e possano operare’, perché ‘nel cosmo e nella storia Dio non fa nulla in più di ciò che operano le creature» (Carlo Molari).

L’Amore-Logos non è cosa da raggiungere: essendo appunto ‘a fondamento’, sostanza, ‘Essere dell’essere’ (Tommaso), possiamo solo diventarne consapevoli, accoglierlo, aprirci ad esso: ci stiamo già navigando dentro, ne siamo già inzuppati: «In lui viviamo, ci muoviamo, esistiamo» (At 17, 28). Noi, esseri-coscienti possiamo – potenzialmente – farlo, e facendolo prendiamo consapevolezza d’essere della medesima realtà: divini!


 
Paolo Scquizzato
 
Domenica, 29 Dicembre 2024 09:40

Sacra Famiglia. Anno C

Sacra Famiglia. Anno C

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura  1Sam 1,20-22.24-28

Dal primo libro di Samuele
 
Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.
 

Salmo Responsoriale Sal 83

Beato chi abita nella tua casa, Signore.

Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.

Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.

Seconda Lettura 1Gv 3,1-2.21-24


Dalla prima lettera di san Giovanni apostol

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
 
Canto al Vangelo (At 16,14)


Alleluia, alleluia.

Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.

Alleluia.

Vangelo Lc 2,41-52


Dal vangelo secondo LucaI genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

OMELIA

La domenica dopo Natale, per la Chiesa Cattolica, prende il nome di ‘Sacra famiglia’.
Sfogliassimo il vangelo rimarremmo un po’ delusi riguardo l’idea di famiglia che ne viene fuori. Gesù ne frantuma il fondamento, rompendo quei legami così stretti da essere coercitivi e quelle dipendenze così totalizzanti da risultare mortali.
Egli stesso s’è dovuto liberare dalle pastoie famigliari che rischiavano di rivelarsi monopolizzanti. Marco, all’inizio del suo scritto, ci ricorda che mentre Gesù parla ai ‘suoi’ gli vengono a riferire che ‘là fuori’ si trovano sua madre e i suoi fratelli giunti fin lì a prenderlo credendolo fuori di testa. E a questi Gesù risponde: lasciatemi qua, devo fare la mia strada, devo portare a compimento ciò che ‘io sono’ e non quello che voi desiderate io sia.
Gesù non perde l’occasione di ricordarci che la famiglia di sangue non è l’ultima istanza sulla vita di una persona.
«È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla» (Gv 6, 63).
In fondo aveva ragione il poeta: «Non è la carne e il sangue, ma il cuore a renderci padri e figli» (Friedrich Schiller).
Si dà ‘famiglia’ solo laddove ci si ama.
«Mia madre e i miei fratelli son quelli che ascoltano e mettono in pratica la mia parola», ossia vivono la modalità dell’amore, ripete Gesù. Perché solo l’amore è fecondo, in quanto la sola forza in grado di portare avanti la vita. E fecondità non coincide con generatività, partorire figli. Significa piuttosto vivere qui ed ora in modo da portarsi alla luce.
A dodici anni, nel pellegrinaggio a Gerusalemme, Gesù non tornerà “a casa” coi suoi. Non può.
Ognuno deve trovare il proprio luogo esistenziale, non indicato e preparato da altri – tanto meno dai genitori – e poi abitarlo con ostinazione. Ma per far questo occorre rompere, lasciare tane e nidi, zone di confort caldi come uteri materni, e lasciar morire i propri ‘padri’, sganciarsi da legami troppo direttivi di personalità forti cui abbiamo concesso uno smisurato potere su di noi (cfr. Lc 9, 57-61).
Gesù deve occuparsi delle “cose del Padre suo” (cfr. v. 49b). La via obbligata per portare a compimento la propria vita è anzitutto quella che si prende cura del Padre interiore, quella «Presenza vivente, immanente nel creato e nelle creature che guida verso il compimento del loro specifico e personale destino» (G. Vannucci).

 
Paolo Scquizzato
 
Domenica, 29 Dicembre 2024 09:32

Terza domenica del tempo di Avvento. Anno C

Terza domenica del tempo di Avvento. Anno C

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura  Sof 3,14-18

Dal libro del profeta Sofonìa
 
Rallègrati, figlia di Sion,
grida di gioia, Israele,
esulta e acclama con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
Il Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico.
Re d’Israele è il Signore in mezzo a te,
tu non temerai più alcuna sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
«Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è un salvatore potente.
Gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia».
 

Salmo Responsoriale Is 12

Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Seconda Lettura Fil 4,4-7

Dalla  lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi

Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!
Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.
 
Canto al Vangelo (Is 61,1)


Alleluia, alleluia.

Lo Spirito del Signore è sopra di me,
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.

Alleluia.

Vangelo Lc 3,10-18

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

OMELIA

“Che cosa dobbiamo fare?” domandano a Giovanni Battista.
Ed egli risponde: ‘date, non esigete, non trattenete, non maltrattate, non estorcete’.
C’è solo un compito cui sono chiamato: diventare più umano. Scoprendo chi sono, e vivendo di conseguenza. Per potermi così accorgere che l’altro viene prima di me e che la sua povertà è il prezzo che sta pagando per assicurare la mia ricchezza. La sua fame qualcosa di necessario per la mia sazietà.
C’è solo un modo per stemperare il male dentro e fuori di noi: opporgli gesti di bene. Coltivare là dove è possibile relazioni di pace, gesti di luce, atteggiamenti d’accoglienza, investendo sulla giustizia. Sarà il momento in cui daremo volto al Dio senza volto, e saremo la sua carne nel quotidiano vivere. Il Natale non sarà più dunque reminiscenza d’un evento passato, ma stupore d’un mondo rinnovato.
A noi dunque il compito di essere presenza di Dio qui ed ora, ma con una consapevolezza altra rispetto a quella raggiunta da Giovanni nel brano evangelico odierno. Egli promette che ‘verrà uno che battezzerà in spirito santo. E pulirà la sua aia per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile’. A parlare qui è il profeta che richiama ad una giustizia radicale ma orfana della misericordia. E noi sappiamo come la giustizia senza l’amore risulta il peggiore dei mali. Come l’amore senza giustizia è il più banale dei sentimenti.
Gesù alla sua venuta non avrebbe provveduto di fatto ad alcuna pulizia, dividendo tra grano e paglia, buoni e cattivi, santi e peccatori. Semplicemente perché il suo Dio non distrugge nessuno, e non premia alcuno. Come il roveto ardente da cui il Mistero si comunicò a Mosè, l’amore incarnato brucia e non consuma, ama e non trattiene, perdona e lascia liberi.

 
Paolo Scquizzato
 
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