Vita nello Spirito

Venerdì, 10 Dicembre 2004 00:16

I dodici gradini dell'umiltà. Il quinto gradino (sr Francesca osb)

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Il quinto grado dell'umiltà consiste nel manifestare con un'umile confessione al proprio abate tutti i cattivi pensieri che sorgono nell'animo o le colpe commesse in segreto (RB 7, 44).

Il quinto gradino

Il quinto grado dell'umiltà consiste nel manifestare con un'umile confessione al proprio abate tutti i cattivi pensieri che sorgono nell'animo o le colpe commesse in segreto (RB 7, 44).

San Benedetto non parla qui  del sacramento della riconciliazione quale noi oggi conosciamo, per la semplice ragione che questa pratica sacramentale non esisteva ancora: san Benedetto, come anche i suoi monaci,  non è mai “andato a confessarsi”.  Esisteva invece una pratica penitenziale pubblica e assai gravosa per i gravissimi peccati: apostasia, omicidio, adulterio. Bisognerà arrivare al sec. XII perché si attesti la confessione auricolare segreta.

Ma fin dall'inizio del monachesimo, prima ancora che sorgessero i monasteri strutturati, gli uomini che erano in cerca di una vita spirituale fervorosa andavano a trovare, forse nel deserto, un padre spirituale, un abbà, che non era necessariamente sacerdote, per chiedergli consiglio e direttive e rivelavano a lui liberamente lo stato della loro coscienza. È la “direzione spirituale” o “accompagnamento spirituale“, come oggi si dice, ed è strumento davvero efficace per  un cammino autentico e sicuro nelle vie del Signore, perché opera la purificazione del cuore e così consente una reale esperienza di Dio e un accesso alla preghiera contemplativa.

Non ci conosciamo veramente da noi stessi e non sappiamo da soli discernere le nostre vie; eppure solo noi possiamo liberare la zona più profonda del nostro cuore e far emergere la verità che è in noi. Anche le scienze umane oggi ci insegnano che l'uomo si libera e si crea dicendosi e che è proprio il fatto di parlare e di rivelarsi che lo libera e lo costruisce. Gli antichi padri spirituali avevano ben capito questa verità mostrandosi dei veri conoscitori della psicologia umana.

Naturalmente l'apertura di coscienza, perché abbia efficacia, deve essere completa e sincera ed estendersi a tutto l'ambito di esistenza della persona: non basta confessare le colpe commesse, ma occorre rivelare le tentazioni, i cattivi pensieri, le tendenze naturali e persino i buoni desideri che ci fanno provare la vergogna di scoprirci incoerenti di fronte agli ideali forse troppo eccelsi. Di questo parla san Benedetto e sa bene che si tratta di lasciar cadere tutte le maschere di cui facilmente ci rivestiamo per recitare un personaggio che non corrisponde alla nostra realtà più profonda.

Che sia, oltre che atteggiamento di umiltà, anche frutto di fede nella misericordia del Signore, lo conferma san Benedetto quando, citando la Scrittura, aggiunge: Manifesta al Signore la tua via, confida in lui (Sal 37,5) e ancora: Confessatevi al Signore, perché è buono, perché eterna è la sua misericordia (Sal 105,1).

L'umile apertura del cuore ottiene da Dio il perdono e opera la vera guarigione: Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli  altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. (Gc 5,16). E il perdono ottenuto apre il cuore alla pace e alla gioia, che sono il segno inequivocabile della presenza dello Spirito.

sr Francesca osb

 

Letto 2936 volte Ultima modifica il Domenica, 12 Maggio 2019 15:55
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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