Vita nello Spirito

Sabato, 26 Giugno 2004 10:44

Anche il creato redento da Cristo

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Il Papa nella sua lettera apostolica "Novo millennio ineunte" ha indicato come grande sfida per l’umanità di oggi la custodia e la salvaguardia del creato, chiamando l’uomo a difendere il pianeta dal dissesto ecologico.

ANCHE IL CREATO

REDENTO DA CRISTO

Il Papa nella sua lettera apostolica "Novo millennio ineunte" ha indicato come grande sfida per l’umanità di oggi la custodia e la salvaguardia del creato, chiamando l’uomo a difendere il pianeta dal dissesto ecologico.

Come scrive l’apostolo Paolo "in Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" perché lo spirito di Dio riempie l’Universo e tutto è opera delle sue mani: il creato è quindi per l’uomo oggetto di contemplazione ma anche, e soprattutto di impegno.

Tutte le creature di Dio hanno valore, per cui l’uomo non può ritenersi padrone assoluto del pianeta, alterandone l’equilibrio e la bellezza.

Di questo argomento parla Hernan Schaluck, ex superiore generale dei frati minori, che sprona ogni individuo ad interessarsi alla salvaguardia del pianeta, conducendo uno stile di vita basato sulla sobrietà, la moderazione, la parsimonia e l’ascesi.

La creazione non è frutto del caso, ma prodotto della bontà e della sapienza di Dio, che è presente in tutto l’ambito del creato e che ha il dominio definitivo della sua opera.

Dio è l’elemento primordiale di ogni forma di vita, di tutte le attività e di ogni essere vivente, ed è presente in tutto: per questo motivo l’uomo deve sviluppare una coscienza ecologica all’interno della propria fede, nel rispetto dell’ambiente, e quindi del Signore.

Dio è uno e trino, Padre, Figlio e Spirito Santo. In maniera analoga anche il cosmo è unita nella molteplicità, è un intreccio di relazioni e di dipendenze all’interno di un unico grande organismo. Danneggiando un membro, si danneggia l’organismo intero.

Con queste premesse, è importante introdurre la dimensione cristologia che è alla base della creazione: Gesù Cristo è, in quanto figlio di Dio, mediatore della creazione, perché ne è l’inizio e la fine; con l’incarnazione Gesù ha assunto in sé la materia cosmica e con la risurrezione ha trasformato la materia.

Questo forte riferimento a Cristo indica all’uomo che le cose inanimate hanno una propria dignità e che quindi meritano rispetto, perché anch’esse portano l’impronta dello Spirito e della vita divina.

Ci deve essere rispetto e solidarietà per tutte le creature che soffrono e deve essere riconosciuto loro un valore unico, perché sono creature di Dio. Per questo motivo niente e nessuno deve essere valutato in base alla sua utilità perché tutti hanno un’esistenza autonoma e diritto alla vita.

Nell’insieme della creazione, l’uomo è quindi una "con-creatura": come riferisce il libro della Genesi, l’uomo è collocato al di sopra degli altri esseri viventi, ma ciò non significa dominio assoluto. Infatti, questa posizione deve condurre l’individuo ad assumere un atteggiamento di rispetto nei confronti delle altre creature, e ad avere una responsabilità morale ed etica verso la vita, in particolare la vita umana, sia essa nata o non nata.

La spiritualità cristiana della creazione deve risvegliare nell’individuo uno sguardo vigile verso il creato , non offuscato da pensieri di interesse utilitaristico.

E lo sguardo umano deve tornare a cogliere la bellezza del pianeta, quella stessa bellezza cantata da San Francesco nel "Cantico delle Creature", che descrive il creato non come un esteta, ma come uomo di fede che riconosce in ogni cosa la grandezza dell’opera di Dio, testimonianza della sua gloria e della sua bontà.

Ma in San Francesco, oltre alla bellezza e alla meraviglia è presente un altro aspetto dell’essere uomo: il dolore, quello delle catastrofi e delle distruzioni violente, quello della malattia, della vecchiaia e della morte.

La presenza del dolore indica, com’è suggerito dall’apostolo Paolo, che l’intera creazione è ancora in stato di compimento verso una meta e che "la creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio. Deve essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" (Rm 8-19,21)

A questa situazione, chi ha fede reagisce con amore, sensibilità verso il dolore, compassione verso gli uomini che soffrono nel corpo e nello spirito e verso gli animali maltrattati dall’uomo.

Solidarietà in questo caso è allora la nascita di una coscienza della comune appartenenza dell’uomo con le creature che soffrono in modo da offrire loro sostegno. Tutto questo si ottiene solo con l’impegno.

Negli ultimi decenni è stato fatto spesso un rimprovero nei confronti della Chiesa, perché è stata proprio la tradizione cristiana che ha eccessivamente accentuato la posizione dell’uomo nel creato, seguendo il mandato biblico "soggiogate la Terra".

Questo fraintendimento può essere superato solo se Dio viene riconosciuto unico Signore di tutto il creato e se l’uomo, anche se dotato di una speciale dignità, percepisce se stesso come creatura tra le creature, totalmente dipendente da Dio e a Lui sottomesso. L’uomo è inoltre dipendente dagli altri esseri viventi e dall’intera natura proprio perché è inserito nella rete ecologica della creazione: tutti esistono con l’altro, per l’altro, nell’altro. Questo significa che Dio solo è il Signore della natura e l’uomo ha il dovere di trattare la creazione allo stesso modo di Dio, proteggendola e promovendone lo sviluppo.

Il comportamento dei credenti deve essere guidato dalla responsabilità, nei confronti della natura e dei singoli uomini.

Questo spirito di responsabilità si contrappone, oggi, alla mentalità edonistica che tratta la natura e gli esseri viventi solo in funzione del loro valore economico e di mercato e che sfrutta le creature trattandole indegnamente. A questo comportamento si deve opporre una sensibilità ecologica che tiene conto delle condizioni delle creature e che abbandona i propri desideri se per la realizzazione di questi si arreca danno ad altri esseri viventi. Questa spiritualità è inoltre attenta ed è attiva nella protezione degli esseri più deboli.

All’esorbitanza e alla noncuranza che ha la società industrializzata nello sfruttare senza limiti gli elementi della natura, l’uomo che crede in dio risponde con la moderazione e con una sana sobrietà. Questi valori e atteggiamenti portano al riconoscimento del limite delle creature, a riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni, liberandosi da pretese e desideri superflui imposti dalla società e rinunciando a vantaggi e comodità che comportano danni all’ambiente e ad altri uomini.

Le chiese e le comunità cristiane devono sentirsi chiamate a impegnarsi con le parole e con i fatti nella salvaguardia del creato, articolando e vivendo la fede come contributo alla vita del mondo e assumendo, nel proprio modo di essere e di agire, tre punti cardine:

  • Solo un nuovo ordine economico mondiale può colmare lo squilibrio presente tra primo e terzo mondo. Questo nuovo sistema può nascere solo se si è disposti a promuovere e condividere nuove forme di solidarietà.
  • Si deve imparare a rinunciare all’arricchimento a spese degli altri, quasi sempre i più deboli
  • C’è bisogno di un nuovo senso di responsabilità, di rinuncia al superfluo.

L’uomo ed il creato hanno bisogno di una redenzione definitiva, che solo Dio può dare. Gli uomini, però, possono e devono essere strumenti di quella pace che regnerà su ogni cosa nel compimento della creazione.

(tratto dalla rivista "Testimoni" n. 6. Riduzione e adattamento a cura di Simona Internullo)

Letto 2047 volte Ultima modifica il Giovedì, 24 Giugno 2010 21:58
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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