La difficile lotta con se stessidi Filippo Di Giacomo
Quello che è vicino resta sempre vicino e, proprio per questo, è reale, esiste. Quello che è lontano, proprio perché è tale, ci appare spesso irreale e insignificante. È terribilmente più fastidioso un vicino di casa che batte sul muro di notte, della notizia di un terremoto o di un'alluvione in qualche Paese lontano. Non basta uno sforzo mentale, di volontà, per guardare il mondo con le categorie della Parola di Dio. Occorre esercitare il proprio occhio, la propria mente, il proprio cuore a far entrare nella nostra quotidianità anche quello che ci sembra lontano e che, invece, è il nostro necessario "prossimo" .
Non bisogna essere grandi teologi per comprendere, anche sfogliando velocemente il Vangelo, che la più grande vittoria di un cristiano consiste unicamente nel vincere se stesso. Certo, è difficile superare i limiti del proprio corpo, ma restare prigionieri di se stessi non è mai stato un destino per nessuno, e certamente non lo sarà mai per chiunque crederà al Vangelo. Certo, in questo confuso inizio millennio la nostra vita quotidiana sembra fatta apposta per spingerci proprio alla concentrazione su noi stessi. In un mondo globalizzato, con eccesso di informazioni, si finisce, infatti, per amplificare il proprio privato, il gioco e (la chiamano "real tv" anche quando lo show business inventa il mondo a immagine e somiglianza del nulla) anche il lamento di sé. Accade in televisione, con i boom dei "Grandi fratelli", le imitazioni di stili di vita al limite dell'alieno, i cento giochi per diventare ricchi in un attimo, le rubriche sulla cura del corpo e le diete. E accade in noi quando pedissequamente sviliamo l'intimità reale della nostra casa con l'irrealtà di un mondo che inventa per comunicare e comunica inventando, cioè mentendo.
È lo strano mondo in cui viviamo, in Italia e in quella parte del mondo che si chiama Occidente e Nord del Pianeta, di cui noi facciamo parte. Viviamo, insomma, in
un mondo che si ammala di bulimia e di anoressia, di attrazione smodata per il cibo e di rifiuto del cibo perché in rivolta con il mondo, ma senza risposte per cambiarIo. E il nostro è anche il mondo che si ammala di eccesso di carne e degli eccessi che l'eccesso di produzione di carne provoca.
Visto così sembra ben strano, il nostro mondo, ma è il nostro. È un mondo dove per dare da mangiare alle mucche che diventano bistecche negli USA con ottimi grani e semi carichi di proteine, servono quantità di cereali e di soia che da sole sfamerebbero 450 milioni di persone nel nostro pianeta. Ed è certo ben strano un mondo dove i 250 uomini più ricchi del mondo hanno ricchezze pari al 45% del pianeta. Visto così diventa difficile un po' tutto: è difficile anche sperare che le rivoluzioni della biotecnologia, quelle, che permettono di produrre alimenti che si rovinano meno, che crescono più in fretta e di più, vadano davvero a favore dei poveri che non ce la fanno a vivere. È difficile sperarIo, quando 1'80% dei brevetti, 8 su dieci, è nelle mani di un'unica multinazionale e comunque sempre nelle mani di privati e in un mercato senza regole.
È per questo che, per quanto difficile sia, occorre far diventare vicino il lontano e prendere sul serio l'invito evangelico a «vestire gli ignudi, nutrire l'affamato, visitare e consolare l'ammalato...». A prima vista c'é un che di arcaico nelle espressioni con le quali ancora tramandiamo l'umanissimo, e per questo fragilissimo, messaggio delle evangeliche opere di misericordia corporale. Ma se leggiamo lo straordinario testo di Matteo 25, dal quale le opere di misericordia discendono, nella parabola del re o del giudizio, capiamo facilmente quanto quegli aggettivi che diventano sostantivi, conservino la loro drammatica attualità.
Appena fuori dalla nostra porta, e sotto l'occhio delle telecamere del nostro sistema informativo, esiste l'umanità dei rifugiati, delle carestie, degli assediati dalla guerra, che si vestono con i sacchi degli aiuti alimentari, di foglie e corteccia di albero. Vicino a noi ci sono i bambini zingari che hanno fin dalla nascita una speranza di vita inferiore alla nostra di un quarto di secolo e i cui vestiti sono difficili da lavare in campi senza acqua. Allora: le opere di misericordia corporale diventano un formidabile insegnamento a non considerare "normale" questo nostro confuso mondo. E diventano anche un metodo per accorciare le distanze, iniziando a "vedere" e "sentire", in senso evangelico, coloro che finora consideriamo delle ombre che camminano nelle strade in cui viviamo e che attraversiamo.
Negli anni Cinquanta, Giorgio La Pira, allora sindaco di Firenze, propose come programma elettorale una sola regola sociale: che ogni cristiano si assumesse fino in fondo la responsabilità di un povero. Quell'idea era, per qualcuno, solo un'utopia, per altri vera e propria follia, per altri ancora "profezia".
È solo un caso se tra il gruppo di coloro che presero sul serio La Pira l'Italia ha trovato personaggi che hanno legittimato nella nostra cultura il pacifismo, l'obiezione di coscienza, la libertà di scelta in campo politico e tante altre acquisizioni che, senza di loro, nessuno di noi potrebbe ora considerare "normali"? Quando Gesù pregava, narrano i Vangeli, benediceva il Padre perché aveva nascosto le cose importanti ai grandi e le aveva rivelate «ai piccoli». Ed è difficile, dopo duemila anni di storia sacra e profana, sospettare che non avesse ragione. .
I dati dello scandalo
- Un bambino su cinque in molti paesi africani muore prima di compiere cinque anni.
- Il 20% della Popolazione mondiale consuma 1'80% delle risorse. Un cittadino americano o europeo consuma quanto 33 rwandesi.
- Metà della popolazione mondiale, cioè circa 3 miliardi di persone, per vivere ha a disposizione meno di 2 dollari al giorno. Fra loro, 1, 2 miliardi (500 milioni nell'Asia meridionale e 300 milioni in Africa) vivono con meno di 1 dollaro al giorno.
- Il miliardo di persone c"e vive nei paesi del Nord guadagna il 60% del reddito mondiale, i 3,5 miliardi c"e vivono nei paesi a basso reddito guadagnano meno deI 20%.
- Ogni anno, vengono spesi complessivamente più di 56 miliardi di dollari per la ricerca sanitaria. Meno del 10% di questa cifra viene indirizzata ai problemi che toccano il 90% della popolazione mondiale.
- Attualmente circa 36 milioni di persone sono affette da virus HIV, di, queste oltre 25 milioni vivono in Africa.
- In 91 Paesi è ancora presente la lebbra, una malattia che la medicina sarebbe in grado di curare. Ci sono 2000 nuovi casi al giorno, più di uno al minuto. 80.000 sono bambini e 250.000 persone presentano già danni permanenti.