Vita nello Spirito

Venerdì, 23 Settembre 2005 01:34

Medioevo, nel canto degli angeli il rito è vita (Pierangelo Sequeri)

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Nel contesto del primo grande arco del suo sviluppo cristiano – dal IV all’VIII secolo – la musica avvolge metodicamente l’intera superficie della parola celebrata.

 

Medioevo,nel canto degli angeli il rito è vita

di Pierangelo Sequeri

Nel contesto del primo grande arco del suo sviluppo cristiano – dal IV all’VIII secolo – la musica avvolge metodicamente l’intera superficie della parola celebrata. La parola impara a suonare, la musica impara a parlare. L'affezione che la musica imprime nell'anima, fa lievitare l'esperienza spirituale dell'ascolto e della lode nella sua essenza spirituale (il "canto degli angeli" intorno al trono del Signore). L'idea di un contrasto necessario fra la musica della preghiera e la musica del cuore, nel canto cristiano, è un pregiudizio dei moderni. Gli antichi testimoni medievali di questo momento fondativo, che si assesta nel canone del canto cristiano gregoriano, non vi si sarebbero potuti riconoscere.

I brani più antichi del repertorio a noi riconoscibile mostrano la loro aderenza all’eleganza ieratica dell’atto rituale, insieme con l’intenzione evocatrice della semantica affettiva della parola. La felicità della lievitazione musicale del suono (per esempio cantici e tractus), il ritmo del rapporto fra i “soli” e l’”assemblea” (versetti del graduale, dell’offertorium), mostrano l’equilibrio della sintesi fra ordine e creatività, dimensione comunitaria e dinamica espressiva, del canto sacro. Il rapporto tra l’espressività del testo e l’espressività musicale è un’ovvietà conseguente al suo nuovo legame con la parola della rivelazione storica: lontana dall’ordine magico, esoterico, straniante dell’esperienza del divino.

A proposito dello stile giubilante, espresso soprattutto (ma non solo) nel melisma finale dell'Alleluja, scrive il teologo e liturgista Amalario di Metz (775-850): «Questa giubilazione che i cantori chiamano sequentia, introduce nel nostro spirito uno Stato che le parole inducono virtualmente: in esso, le parole si fanno pensiero, e lo spirito ne ritrova in se stesso tutto il significato trascendente» (Liber Officialis, III, 16.3).

Circa il legame della musica col testo, l'Autore del Musica Enchiriadis (il primo trattato di teoria musicale e armonia polifonica dell'era cristiana, del 900 circa), che esprime un pensiero ormai assodato, scrive «Come la musica può diventare comunicativa e mettersi in contatto con la nostra anima? È necessario che l'impostazione emozionale del canto imiti il carattere affettivo del testo che si canta». Ribadisce Guido Monaco, teorico e teologo della musica e inventore della scrittura musicale moderna, nel suo Micrologus (XI secolo): »L'effetto del canto dovrà imitare quello che viene esposto e deve accadere: nel triste, neumi gravi; nella pace, neumi dolci; nella felicità, neumi esultanti». Ne scaturisce anche, come vedremo, una nuova visione dei "modi"' della musica: sia come teoria, sia come pratica.

(da I luoghi dell'infinito)

Letto 2137 volte Ultima modifica il Giovedì, 23 Settembre 2010 22:28
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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