Vita nello Spirito

Venerdì, 25 Novembre 2005 00:32

Nell’attesa, occhi aperti e fiducia cieca (Giovanni Colombo)

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Il calendario della liturgia cattolica segna, il prossimo 27 novembre (2005), l'inizio del tempo di Avvento e del nuovo anno liturgico, anno B del ciclo triennale.

Nell’attesa, occhi aperti e fiducia cieca

di Giovanni Colombo

Il calendario della liturgia cattolica segna, il prossimo 27 novembre (2005), l'inizio del tempo di Avvento e del nuovo anno liturgico, anno B del ciclo triennale.

Sarà l'evangelista Marco - con numerose escursioni giovannee - a raccontare il Gesù di Nazaret che percorre le vie della Palestina, si incontra e si accompagna, fuori del tempio, laicamente e senza pregiudizi, a vite e storie le più diverse, marginali, irregolari, mai per condannare, sempre per confortare e guarire.

I commenti di quest'anno, ancora una volta, si propongono di sottrarre il vangelo al genere predicatorio del tempio, per restituirlo alla laicità e alla universalità delle strade e di coloro che le percorrono negli ambiti più diversi della vita quotidiana.

Desidero il letargo. Vorrei fermare la giostra del mondo e mettermi a dormire. Credo che la mia sia un'esigenza diffusa. Le nostre giornate non terminano mai. Non riusciamo mai a scrivere la parola fine, è sempre ora di ricominciare. Il nostro tempo è diventato un magazzino straboccante, un ripostiglio dove tutto si accumula e nulla mai viene gettato via. Passiamo le nostre giornate a smistare, a dirimere, a sbrogliare. Ogni scaffale della nostra esistenza è pieno zeppo, e altra roba arriva di continuo. Non passa giorno che qualcuno non ci dica: non sai che ti stai perdendo, che libro, che ristorante, che viaggio, che saldi, che musica - e noi, orecchie basse, obbedienti, ci rimettiamo a pari, accumuliamo altra roba nel misero metro quadrato della nostra attenzione, e la pila si alza ancora un altro po', si inclina, vacilla, ci seppellisce. Io vorrei gridare stop e mettere la testa sotto il cuscino. Invece la Parola di Dio non dà scampo. Inizia l'Avvento, il tempo dell'attesa. Vegliate, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino.

Mi colpisce questa frase e la sottolineo ("sottolineate il Vangelo", era l'invito del cardinal Martini). Le quattro ore del possibile ritorno richiamano alle mie orecchie il racconto della passione di Gesù: la sera si consegnò in pasto ai suoi, a mezzanotte agonizzò e fu tradito, al canto del gallo fu rinnegato, all'alba fu condannato. Le quattro ore in cui vegliare corrispondono ai quattro sonni dei suoi discepoli. E se non ce l'hanno fatta loro a restare svegli, che l'avevano lì davanti in carne ed ossa, come potrei riuscirci io? È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Sottolineo anche questa frase perché la trovo incoraggiante. Se n'è andato, ma intanto ci ha dato il suo potere, che è quello di scacciare i demoni, risanare i malati, trasformare l'acqua in vino. Non ha dato tutto a tutti, perché non ci chiudessimo nell'autosufficienza. Ha dato a ciascuno qualcosa, perché ognuno serva il fratello in ciò che ha, e sia servito in ciò che non ha, e così viviamo nel servizio reciproco. Non conta il tipo di prestazione; basta che ognuno, secondo il dono ricevuto, compia la sua. Quest'impostazione così lineare ha l'effetto, almeno su di me, di ridurre drasticamente l'ansia. Perché c'è anche questa brutta bestia con cui fare i conti. Ogni richiamo alla vigilanza mi ha sempre provocato un aumento dell'agitazione come se questa fosse lo stato d'animo più consono, più normale al pensiero che "il Signore arriva (e controlla)".

Invece l'annuncio evangelico è privo di frenesia. "Viene il Signore" e dunque tu non lasciarti trascinare di qua e di là, non farti ingannare dalle false rivelazioni sulla fine del mondo, sta' saldo, non preoccuparti come se tutto dipendesse da te, pensa che neppure un capello del tuo capo ti sarà toccato e fa' il tuo lavoro. A chi tocca quello di portiere? A tutti, sembrerebbe concludere la pagina del Vangelo - "lo dico a tutti, vegliate! " - ma io non cancellerei così velocemente il ruolo specifico. Il portiere è lo specialista della vigilanza. Non dorme come gli altri, resta sobrio, è sempre in servizio. La notte sta sulla soglia, senza stancarsi di logorarla col suo andirivieni, con gli occhi aperti come una civetta saggia, pronto ad aprire all'amico che bussa. Qualcuno di noi farà il portiere e veglierà anche per me. Io rinuncio al letargo ma per favore, almeno per qualche ora, lasciatemi dormire.

(da Adista 5 novembre 2005, p. 15)

Letto 1119 volte Ultima modifica il Giovedì, 23 Settembre 2010 22:36
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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