Vita nello Spirito

Sabato, 07 Giugno 2008 02:31

E anche il deserto fiorisce sotto i nostri passi (Antonio Gentili)

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di Antonio Gentili

Dobbiamo renderci conto che nel cuore dell’uomo vive Dio. Non abbiamo dunque che da riconoscere e coltivare questa presenza, immanente e trascendente a un tempo.

Il del terzo millennio ripropone ai credenti un itinerario di spiritualità incentrato sui temi essenziali della Fede. Ma si può dire che in ogni uomo, pensoso dei destini del mondo e delle proprie sorti, si fa strada l’anelito a un’esistenza sorretta da robusti riferimenti al Trascendente e si risveglia l’organo mistico per eccellenza, il cuore. «Ascolta il tuo cuore. Esso conosce ogni cosa», si legge in un romanzo che si presenta come uno dei manifesti dell’era nuova, in cui saremo «pronti all’intuizione e aperti alla compassione». Il romanzo che sto citando - si tratta de L’Alchimista di Paulo Coelho vede dipanarsi l’avventura umana tra i due poli del deserto e dell’oasi.

Dire oasi è come dire rientro in sé stessi per sostare in una pausa contemplativa, nella quale si elabora uno sguardo nuovo sul mondo che «è solo la parte visibile di Dio». E le segrete trasmutazioni interiori di chi sta in silenzio davanti a Dio, consegnandosi alla sua azione riplasmatrice, aiutano a «ricondurre sul piano materiale la perfezione spirituale». Se il deserto aspira all’oasi, ora l’oasi si apre al deserto!

Paulo Coelho sostiene che c’è in noi tutti un tesoro nascosto, ma dobbiamo «arrenderci alla vita» per impossessarcene. Sarà la consapevolezza di questo tesoro a innescare un processo di trasformazione che ci farà passare da quel piombo che siamo in quanto segnati da pesantezza, limiti e cadute, all’oro splendente dell’uomo rigenerato a immagine di Dio. E il deserto fiorirà in terra nuova e rivelerà all’uomo i segreti disegni di un Dio che fece tutto buono, molto buono.

Nelle Oasi proponiamo principi, leggi, metodologie che presiedono alla trasmutazione interiore e che Coelho riassume da un lato nella già citata «resa alla vita», e nel «desiderio di essere migliori» dall’altro. Se mettiamo alla Vita la “V” maiuscola, ci rendiamo conto che nel cuore dell’uomo vive Dio. Non abbiamo che da riconoscere e coltivare questa presenza, immanente e trascendente a un tempo. Dire immanente significa scoprire il divino che è in noi e trafficarne le enormi potenzialità: e questa la chiameremo via introspettiva o psicologica, cara alla sensibilità dell’era nata con il Rinascimento e che volge al termine. Dire trascendente significa accogliere il divino che si rivela all’uomo e prende corpo in Gesù, nella Parola che egli ci rivela e nel Pane che ci dona: e questa è la via dell’oggettività evangelica e sacramentale che caratterizza la tradizione cristiana ed ecclesiale e in cui va armonicamente innestata la moderna visione soggettiva dell’esperienza religiosa. La quale, inoltre, è venuta assumendo valenze planetarie, stante la dimensione ecumenica e interreligiosa che segna la nostra cultura e che caratterizzerà ancor maggiormente il presente millennio. Non sarà fuori proposito chiederci se stiamo lavorando all’integrazione di queste due prospettive, che tutto ci fa prevedere costituisca la vera chance del secolo futuro. In ogni caso questo costituisce l’irrinunciabile metodo di chi punta alla feconda integrazione degli opposti come via all’unità del genere umano e alla pace annunciata giusto il 25 dicembre di duemila anni or sono, a Betlemme.

Rientriamo nell’oasi meditativa, questa volta allo scopo di congedarci dagli amici che abbiamo incontrato attraverso le segrete vie del cuore, con una consegna. Decidiamoci, con risolutezza ispirata dalle scadenze epocali, a far uso quotidiano dello strumento che opera la nostra trasformazione. Esso consiste nel riconsegnarci alla Vita per essere rigenerati. Lo facciamo nel sonno, per quanto riguarda il nostro organismo corporeo; Facciamolo ogni giorno anche a beneficio di quello spirituale. Lo strumento cui si faceva cenno e che abbiamo già anticipato, è racchiuso nell’espressione biblica, che riprendiamo dai Salmi (37,7 e 39,10): «Sta’ in silenzio davanti a Dio e spera in lui: è lui che agisce».

«Sta’». Assumo lo stato di quiete e di pacificazione proprio del sonno, unendolo a uno stato di vigilanza e di attenzione che si radica in un cuore purificato. «In silenzio». Si tratta di un “silenzio amoroso” che nasce da una fede viva, si alimenta di ardente carità ed è sorretto da incrollabile speranza. «Davanti a Dio». È un “davanti a Dio” che brucia ogni distanza, nella consapevolezza che Cristo ha preso dimora nel cuore, una volta che gliene apriamo la porta. «E spera in lui, poiché è lui che agisce». Si tratta di consegnarci senza riserve all’azione delle mani divine, in attitudine di illimitata fiducia e di assoluta ricettività. Dio è geloso e non lascia nulla di intentato per portare a compimento il suo disegno nelle creature uscite dalle sue mani e che attende di riabbracciare in un amplesso eterno.

Non c’è più spazio per la paura. Coraggio, dunque! Lasciamo l’Oasi e avventuriamoci nel deserto. Fiorirà sotto i nostri passi.

(da Jesus)

Letto 1607 volte Ultima modifica il Sabato, 23 Ottobre 2010 23:34
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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