Vita nello Spirito

Mercoledì, 27 Aprile 2011 20:46

Una Europa monastica (André Vaucher)

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Dal VI al XVI secolo il monachesimo ha costituito una delle più importanti forme di vita religiosa, economica, culturale e sociale il cui sviluppo fu favorito dall’aristocrazia e dal potere feudale.

 

Una Europa monastica

di André Vaucher *

Nato in Oriente, il monachesimo è introdotto in Occidente alla fine del IV secolo e vi si diffonde secondo la duplice forma di vita eremitica (vissuta in solitudine) e cenobitica (in comunità). Dopo la caduta dell’impero romano, i sovrani e l’aristocrazia dei regni barbari, convertitisi al cristianesimo, guardano con ammirazione questi asceti aureolati d’un gran prestigio spirituale, che hanno rinunciato alla vita secondo la carne e ai loro beni, per consacrarsi a  Dio.

Il successo del monachesimo nel Medio Evo è legato al fatto che gli uomini di quel tempo sono convinti dell’utilità sociale della preghiera. Si pensa che quella dei monaci sia particolarmente gradita a Dio, dunque efficace e ci si indirizza preferibilmente a loro perché intercedano presso di lui, per la salvezza del popolo cristiano, per il re e la sua vittoria ed anche per ottenere il bel tempoe la fecondità degli umani, l’abbondanza delle raccolte etc.

Nei VIII e IX, la crescita del monachesimo è favorita dai sovrani carolingi che impongono nel loro impero la regola di san Benedetto, redatta verso il 530-540 e vivamente consigliata da Roma. Il loro esempio è seguito da tutto l’Occidente.

Si erigono allora un po’ dappertutto abbazie che hanno il ruolo di fortezze spirituali, ma che sono anche focolai di cristianizzazione,  segni di confini territoriali e d’identità regionale.

Nel X secolo l’alta aristocrazia prende il potere e si appoggia dappertutto sui monaci per valorizzare le proprie pretese dinastiche celebrando la memoria dei suoi antenati, in un’epoca in cui la preghiera per i morti assume un ruolo crescente nel culto cristiano. In questa prospettiva l’abbazia di Cluny istituisce, verso il 1010, la commemorazione dei defunti, celebrata il 2 novembre che ottiene un grande successo.

“Moderazione in tutto”, la regola di san Benedetto

Il Padre dei monaci d’Occidente è stato prima eremita. Verso l’anno 519, Benedetto da Norcia (479 – 547) si stabilì sul Monte Cassino con qualche compagno. Parecchi tentativi di vita monastica l’hanno convinto della necessità di formulare una nuova regola. Lo fà consultando testi anteriori e tenendo conto della propria esperienza.

In 72 capitoletti Benedetto traccia un modello di vita monastica, posta sotto l’autorità d’un abate al quale è raccomandata “ la moderazione in tutto

E' questo lo spirito della regola benedettina. Valorizzare il lavoro manuale e lo studio, ascesi temperata, accento messo sulla vita comunitaria fraterna, nell’umiltà e nell’obbedienza, ne sono i tratti caratteristici, La preghiera liturgica”alla quale nulla deve essere preferito” tiene il posto centrale nella vita benedettina, Essa è l’opera di Dio (opus Dei), la testimonianza più evangelica della comunità monastica. L’abate è eletto a vita dai monaci. Per le decisioni importanti, però, deve consultarli, nel corso di una riunione in capitolo, da qui viene l’espressione “aver voce in capitolo”.

Leggere, scrivere, conoscere il latino

Nella stessa prospettiva, imperatori, germanici, re e gran signori fanno costruire molte chiese ed edifici monastici dalle proporzioni sovente monumentali facendo appello ai migliori ateliers di scultori e di pittori. Desiderosi di rendere gloria a Dio e di onorare i santi di cui venerano le reliquie, i monaci fanno anche eseguire delle opere di oreficeria, soprattutto reliquiari di diverse dimensioni e si trovano in possesso di veri tesori che suscitano bramosie fra i laici.

Durante tutto l’Alto Medio Evo e fino al fino al XII secolo, almeno, hanno ugualmente un ruolo culturale di primo piano poiché a parte alcuni vescovi e canonici, per molto tempo sono quasi i soli in Occidente a saper leggere, scrivere a conoscere il latino e a ricopiare i manoscritti della Bibbia e dei suoi principali commentatori. Senza di loro l’essenziale delle opere della Chiesa (Agostino, Gregorio Magno, ecc.) ed anche autori pagani dell’antichità (Cicerone, Ovidio, ecc.) sarebbero stati perduti. Certi monasteri hanno anche una funzione scolastica: giovani nobili dei due sessi ci vengono per formarsi allo studio delle lettere, senza per questo necessariamente consacrarsi alla vita religiosa.

Questa inserzione nella vita feudale, ha però un risvolto negativo: riccamente dotati in possessi fondiari, i monaci che gestiscono  grandi proprietà nelle quali lavorano migliaia di servi, hanno la tendenza a comportarsi come amministratori e signori, di qui il rischio di perdere di vista che l’ascesi e il la separazione dal mondo costituiscono elementi essenziali della loro vocazione.

Così il monachesimo, nel XII secolo, conoscerà diversi tentativi di riforma: san Bernardo accusa Cluny di aver troppo sacrificato al fasto della liturgia e del culto divino e cerca di rivenire alla fedele interpretazione della regola di san Benedetto. I cistercensi tentano di rimettere il lavoro manuale nel cuore della loro attività e raccomandano un ritorno all’austerità installandosi in luoghi ingrati e isolati. Da questa opzione nasce il loro importante ruolo nella valorizzazione delle campagne e la pianificazione rurale diventa una delle loro specialità. Foreste e luoghi incolti sono messi in valore e si realizzano così grandi progressi nelle tecniche agricole e nell’allevamento, come in Inghilterra dove i monaci diventano importanti produttori di lana.

Apogeo e declino dei monasteri

L’ordine cistercense, il primo nella storia ad essersi dotato d’una organizzazione centralizzata, ottiene un gran successo in tutta l’Europa,dalla Spagna alla penisola Scandinava, dall’Ungheria all’Irlanda. Nello stesso tempo il monachesimo si diversifica per rispondere alle attese d’una società divenuta più complessa che fa più attenzione agli individui e alle loro aspirazioni. È l’epoca in cui nascono i certosini che associano la vita eremitica alla cenobitica, ed anche gli ordini militari – ospedalieri, templari, cavalieri teutonici - che si insediano in ‘comanderie’ (benefici feudali) un po’ dappertutto in Occidente. Si consacrano alla difesa della Terra Santa, dove questi monaci soldati erigono una cintura di castelli protetti da straordinarie fortificazioni.

Tuttavia nonostante questo rapido sviluppo che in certi paesi si prolunga fino a quasi la metà del XIII secolo, il monachesimo perderà la sua importanza relativa in seno alla Chiesa e alla società. Alcune delle sue funzioni specifiche saranno progressivamente assunte da altre istituzioni: nel XII secolo le scuole si sviluppano intorno alle cattedrali e nel XIII, nelle città, le prime università attirano sempre di più maestri e studenti. È la fine della luminosa azione culturale dei monasteri il cui declino sarà accentuato dalla nascita degli ordini mendicanti minori e predicatori, fondati da san Francesco e da san Domenico.

In qualche decennio gli ordini mendicanti – che non sono monaci ma vivono in contatto con uomini e donne – fanno evolvere le mentalità rifiutando ogni forma di proprietà individuale e collettiva, come anche di potere signorile, privilegiando l’apostolato e la predicazione. Stabilitisi nelle città, divenute nel frattempo i principali focolai della cultura e dell’economia, i mendicanti hanno una grande influenza sull’insieme della società e delle classi dirigenti che favoriscono il loro insediamento in tutta la cristianità.

Rinascita modesta

I monaci si ritrovano costretti a vivere in un mondo rurale la cui evoluzione è in ritardo e che comincia a rimproverar loro di vivere di rendita e nell’ozio. Nonostante i tentativi di riforma  e di fondazioni in ambiente cittadino, il monachesimo deve affrontare grosse difficoltà negli ultimi secoli del Medio Evo, a causa della crisi economica, e delle guerre incessanti che rovinano abbazie e priorati.

Con la riforma protestante, molto ostile alla vita monastica, numerose comunità spariscono o sono secolarizzate, particolarmente in Inghilterra e in gran parte della Germania. Nell’epoca moderna i monaci sono presenti solo nel mondo cattolico, prima di subire gli attacchi della Rivoluzione francese e dell’Impero napoleonico che sopprime i monasteri dappertutto dove può imporre il suo potere. Nel 1810 l’abbazia di Cluny è venduta a un imprenditore che ne distrugge gli edifici e li utilizza come cave di pietre.

Dopo il 1840 si assiste in Europa a una certa rinascita del monachesimo, ma in forma diversa  e molto più modesta. Privati d’ogni potere economico e sociale, i monaci preferiscono focalizzare la loro attenzione sulla spiritualità e la dimensione liturgica (ritorno al canto gregoriano) che irradiano dalle loro comunità.

Da una decina di anni la riscoperta da parte dei credenti del ruolo fondamentale della contemplazione e il diffondersi, su l’influenza del buddismo, d’un gusto nuovo per le pratiche di meditazione, esperienze di vita monastica diversa, sono nate in Occidente, anche in margine alla Chiesa cattolica: il monachesimo non ha detto forse la sua ultima parola…

(da Le Monde des Religions, giugno 2009)

* Dello stesso autore, in collaborazione con Cécile Caby: Storia di monaci, canonici e religiosi del Medio Evo, Brepols,  2004.

(Traduzione a cura di Immacolata Occorsio, SMSM)

Letto 5386 volte Ultima modifica il Martedì, 17 Maggio 2011 15:38
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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