«In quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento': E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana.
Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel vangelo» (Mc 1,9-15).
Normalmente, pensiamo che, per ottenere una grazia, dobbiamo guadagnarcela. Questo modo di pensare ci fa dire che solo chi se lo merita, può ottenere qualche cosa, o che solo chi è bravo (o furbo) riuscirà nella vita. Ci riesce difficile immaginare che un bene ci arrivi gratuitamente, se non - forse - i regali di Natale, da contraccambiare ovviamente, altrimenti l'anno dopo non arriverebbero più.
Il senso di gratuità è qualcosa che fatichiamo a sentire. Il Vangelo di Marco, invece, inizia annunciando proprio questa gratuità: «In quei giorni, Gesù fu battezzato nel Giordano... Vide aprirsi i cieli... Venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».
La grazia di sentirsi amati viene prima di ogni altra parola od opera. E’ il dono di sentirsi riconosciuti per ciò che si è, chiamati per nome, smossi dentro. Grazia e gratuità non sono commercializzabili: sono gratis.
Solo dopo aver fatto questa esperienza, lo Spirito «sospinse» Gesù nel deserto - la versione latina dice expellit, cioè "lo buttò fuori'; "lo catapultò"). L'esperienza del deserto è parte della vita, perché è confronto, senza mediazioni, con sé stessi e con la realtà.
La difficoltà che incontriamo nel leggere e capire i vangeli è spesso dovuta alla distanza storica e psicologica che ci separa da essi. Le cose di cui si parla, i ritmi e i tempi sono molto lontani dal nostro mondo perché ne possiamo cogliere totalmente il significato. Così, parlare di battesimo, di deserto, di liberi predicatori... ci rende estranea l'esperienza vissuta da Gesù.
Possiamo cercare paradisi perduti, o andare alla ricerca delle ultime oasi selvagge o spiagge incontaminate. Ma anche lì, non riusciremmo a immaginare la sensazione che si prova quando, nel deserto, cala la sera, il sole si spegne nel silenzio assoluto e tu non avverti il benché minimo rumore, se non il fruscio della natura.
Il deserto è un simbolo particolarmente importante per il popolo di Israele (cfr Deut 8,2-6). È il luogo costitutivo della sua storia: lì è diventato popolo; lì ha scoperto l'Altro, il Totalmente Altro, in cui si è perduto completamente.
Sia per Israele che per Gesù, il deserto è, al contempo, il luogo dell'incontro e della tentazione. L'esperienza del deserto non è solo un periodo passeggero di purificazione, ma anche il luogo d'incontro con le proprie paure, le proprie ingordigie e le proprie fantasie.
Proprio perché il deserto è il luogo-simbolo dell'incontro con sé e con l'Altro, lì Gesù fa anche un'altra esperienza umana: quella degli angeli che danno una mano. Fa l'esperienza, cioè, dell'incontro con l'Altro, che gratuitamente dona.
A differenza degli altri evangelisti, Marco non dice che bisogna aspettare la fine della tentazione per sperimentare il dono gratuito. Parla contemporaneamente dell'essere tentato, dello stare con le fiere e dell'essere servito dagli angeli. In ogni istante, l'Altro dona con gratuità,"ci serve", E lo fa, non per dovere o per ottenere favori, ma solo per amore.
Anche noi diveniamo capaci di donare, quando siamo "angeli custodi" dei nostri vicini e lontani. L'interdipendenza diviene, così, un valore della gratuità, un momento privilegiato della vita, dove serviamo e siamo serviti dallo stesso piatto, con lo stesso cibo.
Solo dopo l'incontro con il sé più vero e con gli angeli, Gesù è pronto per l'annuncio. Ma, anche qui, il significato di espressioni quali “il tempo è compiuto”, “il Regno di Dio è vicino”, “convertitevi e credete nel vangelo”, tende a sfuggirci. Qual è il "tempo compiuto"? Molti se lo sono chiesti lungo i secoli e hanno dato varie risposte: il tempo della fine; il tempo del giudizio; il tempo in cui non c'è più tempo... Da 2.000 anni aspettiamo che questo tempo "si compia".
Anche il messaggio sembra non arrivare a tiro. Qual è il contenuto della Buona Notizia che Gesù va proclamando? Perché non è più chiaro, o almeno lineare come i dieci comandamenti? Se lo fosse, sapremmo almeno cosa fare.
La verità è che non ci sono formule precostituite. C'è, invece, un unico atteggiamento di fondo: dovunque siamo, siamo nel luogo d'incontro con il Regno. Che è vicino, ma non ancora visibile. Che vediamo, ma non possiamo ancora toccare. Che sentiamo, ma solo come voce lontana.
La fatica sta proprio qui: nei momenti-chiave della nostra vita cerchiamo qualcosa che ci dia sicurezza, che ci permetta di sapere che siamo nel giusto e stiamo facendo la cosa giusta.
Ma, proprio allora, sembra mancarci la terra sotto i piedi.
Il messaggio di Gesù va contro ogni fondamentalismo e ogni relativismo. Ci dice che il Regno è vicino, visibile, ma non lo puoi possedere, perché è sempre più grande di ciò che pensi, e va sempre oltre ogni tua possibile comprensione.
Il da farsi è ciò che Gesù ci suggerisce: sentirci costantemente amati, cambiare vita (con-vertirsi), credere alla Buona Notizia, cioè all'idea di un mondo giusto e bello, fatto per viverci tutti insieme e dove le relazioni interpersonali sono più importanti di ogni possesso, e credere alla bontà di fondo che c'è in ciascuno di noi.
Strano come la chiesa sia riuscita a fare di questo messaggio semplice e chiaro un qualcosa di estremamente complesso. Dopo 20 secoli, ci ritroviamo ancora a domandarci che senso abbiano gli anni che passano, il momento presente che ci sfugge e il futuro che ci fa paura. Ma è proprio ora, in questo preciso momento, che il Regno si realizza e che il messaggio evangelico è annunciato. È oggi che si compie il tempo di Dio. Tempo-senza-tempo, fatto, però, di cose quotidiane, piccole, semplici.
Mi sembra di sentirlo, Gesù: non cercate il Regno dove non c'è; cercatelo dentro di voi. Perché «il Regno di Dio è vicino a voi» (o «si è avvicinato a voi») (Lc 10,9). Il Regno è lì, nel cuore della Vita, nel cuore del Tempo, al centro dell'incontro con l'Altro. Solo lì c'è la possibilità di trovarlo, di costruirlo assieme a Dio.
Suor Mariolina Cattaneo
(da Nigrizia, anno 2011, n. 11, p. 76)