Più di diciotto gradi sottozero.
Gli uomini e i venti cantano, le foglie
sono morte, ma è nato un uomo;
con gravità pensano i campi
al seme della fede caldo in noi:
le strade, con amore ben sicuro,
guidano i cuori frettolosi.
Solo l'affetto, triste, medita:
«d'accordo, non ci sono le finestre,
non c'è legna, si scalda colla gente:
ma dove metterà i gerani, dopo?».
Su noi sonoro e chiaro canta il cielo.
Dietro le fronti che han freddo, il neonato
con i germogli accende il fuoco.
Attila József
(tratto da Attila József, Con cuore puro. Antologia poetica, Milano 1972, p. 53).