Se m'inginocchio davanti al presepio,
di nascosto, che nessuno mi veda,
davanti agli occhi mi riappare mia madre
che sta in ginocchio davanti alla mia culla.
Ma non venivano Re Magi,
non arrivavano pastori:
non aveva splendore né nome mia madre,
solo la stella pendeva sul tetto.
Come tutte le donne, ella chiedeva
soltanto vesti e protezione:
"Mio Dio, concedi che per tutta la vita
sia costruito un muro attorno a lui!"
Ahimè, si è sgretolato il muro,
l'onda lontano m' ha portato:
ciò che mia madre un tempo chiese
è rimasto affettuosa parola di mia madre.
Ma una cosa è rimasta
nel corso dei miei anni bui,
e ancora è scritta:
"Non desistere mai".
Sì, fra guerre e tormenti, mai
la stella è impallidita,
e sempre, ancora, posso dire
le dolci parole: "T'amo".
Più saldamente di tutti i saldi muri
queste parole mi proteggono e mi danno conforto,
e nulla di noi più a lungo durerà,
dopo la fuggevole esistenza su questa terra.
Queste parole resteranno sempre
fino all'estremo tramonto:
quando Iddio farà di noi frumento,
ed il frumento poi diverrà pane.
Il mutamento è destinato a noi,
l'amore rende dolce l'amarezza
della morte, e i nipoti si nutriranno
in silenzio del nostro pane di morti.
Ernst Wiechert
(tratto da Le mie poesie, La Locusta, Vicenza 1959)