Uno dei padri fondatori della Psicologia contemporanea è certamente William James (1842-1910). Dopo un lungo e sofferto cammino alla ricerca della propria strada – studiò pittura, chimica, fisiologia, medicina – approdò finalmente alla Psicologia ed alla Filosofia. Il suo libro: Principi di Psicologia (1890) fu uno dei primi grandi testi della disciplina nascente ed è considerato valido ancora oggi. Ma anche un altro suo libro fece scalpore. È la raccolta di alcune conferenze alla Gifford di Edimburgo, i cui testi furono pubblicati in un volume dal titolo: The Varieties of religious Experiences ("Le varie forme della esperienza religiosa. Saggio sulla natura umana", Torino, 1904).
Tendenze religiose dell'uomo
In questo breve articolo vorrei cercare di sintetizzare in poche righe il contenuto del libro di James - cosa praticamente impossibile – ma, soprattutto, vorrei invitare a leggerlo direttamente nella fluida e godibile traduzione italiana, per quanto datata.
James trattò l'argomento della religione sul piano oggettivo e psicologico, con le scopo di presentare «un panorama descrittivo delle tendenze religiose dell'uomo» Ma con il proseguire del corso emerse con chiarezza crescente una nuova impostazione. In una lettera a Miss Frances Morse, James scrisse: «Il problema che mi soni imposto è arduo: primo, difendere (...) "l'esperienza' contro la "filosofia" come la vera spina dorsale della viti: religiosa dell'umanità (...) e secondo, far credere agli ascoltatori o ai lettori, quelle di cui io stesso sono fermamente convinto, vale a dire che, sebbene particolari manifestazioni di religiosità possano essere state assurde (voglio dire i credi e le teorie) tuttavia la loro esistenza ne complesso rappresenta la funzione più importante de genere umano».
Il carattere della religione
James prese come punto di riferimento non la religiosità del «credente medio»: il credente che si comporta in un dato modo per abitudine o per tradizione. Cercò di mettere a fuoco le esperienze originarie, che servirono come modello delle convinzioni, dei sentimenti e dei comportamenti che in seguito vennero appresi e trasmessi. Tali esperienze le riscontriamo solo nelle persone per cui la religione non è una «abitudine inerte, indifferente» - ma piuttosto è una vera «febbre ardente». Questi individui sono i «geni» della condotta religiosa: è meglio studiare la religiosità dei campioni, dei santi, dei mistici, delle persone religiosamente riuscite.
Nella sua analisi, fissò alcune caratteristiche principali:
1) La religione come evento personale;
2) La religione come evento emozionale;
3) La religione come evento pluriforme.
1) Religione personale: per James, la religione è intensamente personale: siamo quindi di fronte ad un evento privato. L'irriducibile struttura dell'esperienza religiosa è una esperienza individuale. Ovviamente esistono anche le religioni istituzionali, intese come particolari sistemi di pensiero, di sentimenti e di comportamenti organizzati e codificati in strutture. Anche questi sistemi istituzionalizzati sono importanti: anzi, essenziali. Tuttavia tali sistemi rischiano di dare della religione una immagine altamente riduttiva, in quanto porterebbero a definire la religione come «l'arte di conquistare il favore degli dei». James mise in rilievo il carattere vivo, totalizzante ed onnicomprensivo dell'atteggiamento e della condotta religiosa, in quanto punto centrale nella psiche dei credenti. Le condotte religiose vengono definite come «normali» e «sane» (in aperta polemica con chi le definiva patologiche o anomale): esse infatti rivestono un tono profondo di «normalità» all'interno del comportamento umano. La condotta religiosa è una caratteristica tipica del comportamento umano, di cui anzi costituisce «la più importante funzione». La radice profonda della religione consiste nella personale credenza «in un ordine invisibile, nella persuasione che il nostro bene supremo consiste nell'armonioso adattamento della nostra vita a quell'ordine».
2) Religione emozionale: James fu colpito dal carattere emozionale dell'esperienza religiosa e sottolineò sempre il carattere affettivo ed arazionale che sta all'origine della religiosità. L'elemento razionale costituisce per James una seconda fase della religiosità – quella più propriamente filosofica – tesa ad elaborare le prove dell'esistenza degli oggetti di fede che l'intuizione religiosa riconosceva immediatamente come reali. Quindi, la genuinità e la vitalità della religiosità vengono assicurate dall'intuizione, dall'affetto e dal sentimento, mentre la continuità nel contesto storico e sociale viene garantita dalla componente razionale. Potremmo dire che l'emozione è la base, il fondamento su cui in un secondo tempo verrà elaborata la struttura intellettuale.
3) Religione pluriforme: la terza caratteristica della religione è la molteplicità delle sue manifestazioni, le quali sono praticamente illimitate. Esse corrispondono alla struttura temperamentale.
Giuseppe Brondino
(da Missione Salute, N. 1, 2005, p. 65)