Vita nello Spirito

Sabato, 18 Maggio 2019 20:46

Fragili e preziosi (Luciano Sandrin)

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«Negli slogan dominanti, la fragilità è immagine della debolezza inconsistente... Invece in essa si nascondono valori di sensibilità, di gentilezza e dignità, che sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con facilità negli stati d'animo e nei modi d'essere esistenziali degli altri da noi».

La fragilità accompagna la nostra vita. E ha mille volti per farsi sentire. Tocca il nostro corpo, la nostra mente, le nostre relazioni e il nostro spirito. Per la cultura che respiriamo è spesso immagine della debolezza, da rimuovere o superare a tutti i costi, anche con tentativi di mascheramento, non sempre riusciti. Richiama significati di vulnerabilità ma anche di delicatezza, di sensibilità e di preziosità.

Nelle relazioni tra noi...

Scrive sinteticamente Eugenio Borgna, uno psichiatra attento alle sfumature più nascoste e preziose della vita, nel suo libro La fragilità che è in noi: «Nella fragilità si nascondono valori di sensibilità e di delicatezza, di gentilezza estenuata e di dignità, di intuizione dell'indicibile e dell'invisibile che sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con più facilità e con più passione negli stati d'animo e nelle emozioni, nei modi di essere esistenziali, degli altri da noi».
Le relazioni tra noi possono mettere a nudo la nostra fragilità e, non poche volte, la feriscono e la amplificano. E sono molte le parole che ci diciamo l'un l'altro: parole che aiutano o umiliano, che confortano o indeboliscono, che aprono alla speranza o alla disperazione; parole sfuggite frettolosamente senza passare per il cuore; parole
che non guardano gli occhi dell'interlocutore; che hanno dimenticato il valore terapeutico ricevuto in dono; parole che feriscono nell'altro i suoi preziosi silenzi, aggrediti frettolosamente senza cercare di intuirne le motivazioni. Nel dialogo, col silenzio possiamo cogliere le ferite invisibili dello spirito e curarle senza lasciare cicatrici. «Solo nel silenzio», scrive il nostro Autore, «si colgono fino in fondo gli abissi di fragilità che sono in noi, e negli altri da noi, e si impara ad accoglierli nelle loro luci e nelle loro ombre».
Sono fragili le nostre emozioni, la tristezza come la gioia. La tristezza fa parte della vita ed è facilmente ferita dalla solitudine e dall'abbandono, dalla noncuranza e dall'indifferenza. E da inopportune e frettolose parole di consolazione. Ma fragile, e preziosa, è anche la gioia, immagine ed espressione di un cuore che si apre all'amore dell'altro e alla solidarietà. E a volte è più difficile gioire con chi gioisce che soffrire con chi soffre.

Le fragilità nascoste

Fragile è anche la speranza che vive del futuro che ancora non c'è, sospesa tra desideri e possibili delusioni. La speranza e una forma di vita fragile che rischia continuamente di dissolversi dinanzi agli avvenimenti dolorosi della vita ma che non scompare mai.
Nell'esperienza del malato, e di chi lo assiste e cura, la speranza mostra tutta la sua preziosità, ma anche la sua vulnerabilità che la espone alle ferite dell'indifferenza e della noncuranza. E questo il filo verde del mio ultimo libro sulla Psicologia del malato.
Sono molte le fragilità che si nascondono, che hanno il volto di chi ci passa accanto ogni giorno e non riconosciamo. Fragilità che, a volte, vediamo con gli occhi ma che non commuovono il cuore. Sono fragilità negli altri ma anche in noi. E la fragilità di chi si ammala, ma anche di chi cura. La fragilità ci accomuna, anche se possono cambiare i suoi "volti", le sue espressioni, nelle diverse situazioni della vita. Anche i Santi le hanno vissute, a volte in forme dolorose. San Camillo ne ha fatto esperienza. La stessa vita di Gesù ne è stata segnata.
E importante educarci a riconoscere la fragilità che è in noi e quella che abita negli altri, a vederla come una forma di vita che ha bisogno di alleanze, di presenze umane attente all'ascolto e capaci di creare comunità di cura, nelle quali il più forte - non definito una volta per sempre - offre la sua mano al più debole. Non dimenticando, però, - come ben conclude il suo piccolo ma prezioso libro Eugenio Borgna - che la fragilità è «visibile solo agli occhi bagnati di lacrime», a chi ha affinato la sua attenzione e sensibilità passando attraverso l'esperienza del dolore.

Come un vetro di Murano...

La fragilità è espressione della condizione umana, è dentro la nostra stessa anatomia e la nostra psicologia. Segna la nostra vita; preziosa e fragile, come un vetro di Murano o un cristallo di Boemia, bello, elegante, capace di dare luce alla luce, ma basta poco perché vada in frantumi. Sempre a rischio di fronte ai colpi della vita.
Abbiamo un po' tutti l'idea che la fragilità sia la caratteristica di una popolazione particolare, di altri da noi. In realtà, nessuno è al riparo dalla fragilità. Siamo un po' tutti fragili vasi di creta - come ci ricorda san Paolo - che portano, però, preziosi tesori da custodire e da offrire.

Luciano Sandrin

(tratto da Missione e Salute, n. 3, 2016, p. 66)

 

Letto 2003 volte Ultima modifica il Sabato, 18 Maggio 2019 20:58
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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