Il mondo del misticismo islamico celebra l’ottavo centenario del suo maestro più conosciuto: Jalâl âl-Dîn Rûmî. A Konya, dove oggi è venerato, si intrecciano ricerca spirituale, riscoperta artistica e interessi commerciali, intorno a un simbolo dell’Islam più aperto e dialogante. La tradizione sufi, diffusa soprattutto nel mondo sunnita, mette l’accento sull’esperienza religiosa come percorso di ricerca individuale.
O Dio giusto e lodato, o Dio grande e forte, o Dio prima dei secoli, esaudisci la preghiera di quest’uomo peccatore. Esaudiscimi in quest’ora, tu che hai promesso di esaudire chi ti invoca nella verità e non avere in orrore me che ho labbra impure...
L'ecumenismo è stato per tutti, e quindi anche per Roma, una domanda di precisazione sul nostro essere, sulla nostra funzione storica, sul nostro ministero particolare nei confronti dell'altro che si affaccia al nostro orizzonte dogmatico e dottrinale.
In generale gli Anglicani non ricercano altro principio che li unisca se non il loro senso di koinonia e della solidarietà fraterna.Essa deve la sua unità a una tradizione liturgia ed ecclesiologica unica e alla partecipazione delle parti che la costituiscono a un certo numero di istanze consultive anglicane.
Oggi, nei paesi arabi e islamici prevale una struttura sociale maschilista, patriarcale e misogina. Ma attribuire questa condizione alla religione islamica è una banale semplificazione. Anche perché questo non è l’islam di Muhammad, che per le donne sognava un altro ruolo, alla pari con l’uomo.
Jean-Arnold de Clermont, presidente della Kek dal 2003 al 2009, organismo che riunisce evangelici e ortodossi del Vecchio Continente, reagisce ai rumors di un’alleanza tra Roma e Mosca in chiave antiprotestante. E ammette che, dopo Sibiu, non è facile prevedere se ci sarà una quarta assemblea ecumenica europea.
Giustamente tu dici che dipende da noi vivere la vera vita per perfezionarla nella nostra unicità. Ma, secondo l'insegnamento cristiano che ha frainteso il significato e il fondamento di Gesù, non dipende da noi, ma dall'essere stati più o meno scelti. Il nostro insegnamento invece è questo: ciò che conta non è che Dio mi abbia scelto, ma che io scelga Dio...
Parlando dei passi del messia, non si può però dimenticare questo passato di rifiuto, di odio e di disprezzo ed è alla luce di questa memoria, da non rimuovere ma da custodire, che si articolerà una proposta in tre momenti riflessivi: i passi di Jeshua'; i passi di Jeshua' messia; i passi dei seguaci di Jeshua' messia.
Buddha utilizza quelle parole, mārga (via), moksha (liberazione), duhkhá (sofferenza), e non altre a formare un'espressione che dice e definisce il suo messaggio: «Ciò di cui io parlo, quello che indico, è la via di liberazione dalla sofferenza».