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Domenica, 02 Marzo 2025 08:38

Ottava domenica del tempo ordinario. Anno C In evidenza

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Ottava domenica del tempo ordinario. Anno C

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura  Sir 27,4-7

Dal libro del Siracide
 
Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti;
così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti.
I vasi del ceramista li mette a prova la fornace,
così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo.
Il frutto dimostra come è coltivato l'albero,
così la parola rivela i pensieri del cuore.
Non lodare nessuno prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.
 

Salmo Responsoriale Sal 91

È bello rendere grazie al Signore.

È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte.

Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità.

Seconda Lettura 1 Cor 15, 54-58


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
«La morte è stata inghiottita nella vittoria.
Dov'è, o morte, la tua vittoria?
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?»
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
 
Canto al Vangelo (Fil 2,15d-16a)


Alleluia, alleluia.

Risplendete come astri nel mondo,
tenendo salda la parola di vita.

Alleluia.

Vangelo Lc 6,39-45
 
Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

OMELIA

«Ogni albero si riconosce dal suo frutto» (v. 44).
Occorre vivere come le radici degli alberi, avendo l’ardire di riposare nella solitudine, nel silenzio e nel buio della propria terra interiore. E lì stare. Radicati.
Troppo spesso viviamo da sradicati. Ci manca il contatto silenzioso con noi stessi, con la nostra interiorità e profondità, trovandoci alla fine soli e infecondi. “Dov’è la vita che abbiamo perduta vivendo?” si domanda T.S. Eliot.
“Non vi è albero cattivo che produca un frutto buono” ci ricorda il vangelo di oggi.
Non è esclusiva dell’essere religioso, credente, magari cristiano di dare ‘frutti buoni’. Ciò che conta è il frutto, è il bene seminato, l’amore donato, la vita condivisa, la cura prestata. E ciò è sufficiente per mostrare che l’albero da cui proviene è esso stesso buono.
Una coppia irregolare, chi vive un amore ‘diverso’, un senza dio, il seguace di una tradizione spirituale che non sia quella cristiana cesseranno d’essere agli occhi di alcuni pseudo-religiosi, ‘alberi cattivi’ alla prova dei fatti, proprio per quell’amore che sanno donare e donarsi; e se questo amore sarà capace di trasformare, fecondare una vita, significherà che l’albero da cui quel bene è scaturito, è di per sé buono, senza se e senza ma, con radici talmente profonde d’attingere direttamente al cuore stesso del Mistero insondabile.
Ma occorre stare attenti, perché può accadere il contrario, ossia ritenersi alberi buoni solo perché appartenenti al sottobosco della consuetudine religiosa, cresciuti all’ombra delle pie pratiche di pietà, e dell’osservanza di sterili precetti, per poi scoprirsi dispensatori di frutti acerbi, cattivi e velenosi. E magari, alla fine della vita, ritrovarsi fatti solo di spine e rovi (cfr. v.44). Ma questo potrebbe comunque rivelarsi una benedizione: se prendessimo veramente coscienza d’essere fatti di spine, potremmo ancora essere posti come corona in testa al Cristo crocifisso (cfr. Mt 15, 17), realizzando così il detto di Isaia: «Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio» (Is 62, 3). Ed essere finalmente guariti dalla nostra presunzione, ritrovandoci nell’abbraccio di un Amore che tutto copre (1Cor 13, 7) e lasciandosi accarezzare da una misericordia che rigenera e manda avanti la vita.

 
Paolo Scquizzato
 
Letto 3 volte Ultima modifica il Domenica, 02 Marzo 2025 08:48
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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