XVII Domenica del tempo ordinario - Anno C
Omelia di Paolo Scquizzato
Prima Lettura Gn 18,20-32
In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».
Salmo Responsoriale Sal 137 (138)
Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.
Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita;
contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano.
La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.
Alleluia, Alleluia
Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Alleluia, Alleluia
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
"Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione"».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
OMELIA
C’è una crescita anche nella preghiera, come si cresce nell’amore: dalle prime infatuazioni, fragili e bisognose, verso un amore adulto, gratuito, capace di silenzio e fedeltà.
All’inizio della vita spirituale, preghiamo per chiedere, e poi lo Spirito sospinge altrove.
Gesù dice: «Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto» (Mt 7,7). Ma poco prima ammonisce: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: credono di essere esauditi a forza di parole. Non siate come loro: il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate» (Mt 6,7-8). Quale dei due Gesù dobbiamo ascoltare? Quello che ci invita a domandare… o quello che ci spinge a tacere?
La verità è che non dobbiamo scegliere. Gesù non si contraddice: ci accompagna. Educa e fa crescere: dalla preghiera come richiesta alla preghiera come comunione.
Dall’implorazione alla presenza.
Dalla parola al silenzio.
«Quando preghi, entra nella tua stanza, chiudi la porta…» (Mt 6,6). Ovvero, ‘entra nella stanza del tuo cuore’, nel luogo dove non servono parole. È lì che Dio attende, non fuori.
Meister Eckhart, il mistico del silenzio, è drastico, ma non crudele. Parla come un amante ferito da un amore interessato. Dice: «Chi prega Dio per ottenere qualcosa, lo ama come si ama una vacca per il suo latte. Non ama Dio, ama ciò che vuole da Lui. Dio, così, diventa un mezzo, un servo, un idolo.»
La preghiera non è commercio, e quindi scambio. È ritorno. Sprofondamento. Nella nostra verità più profonda, che è divina.
Quando si ama davvero, non si chiede nulla. Quando sei perso nell’abbraccio dell’amato, che senso ha scrivergli ancora lettere?
Forse la preghiera adulta è proprio questo: riconoscere che Dio non è altrove, ma dentro. Che non è un potere da convincere, ma Presenza da abitare. È un perdersi in Lui, ricordandoci chi siamo. Un ritorno a casa.
Non più grido di bisogno, ma silenzio d’unione.
Non più parole, ma presenza.
Come dice Rūmī, il poeta del cuore:
«Non sei una goccia nell’oceano.
Sei l’oceano in una goccia.
Quando bruci nel fuoco dell’amore,
quello è il tuo vero atto di preghiera.»
In quel fuoco non si parla più. Si ama. Si tace. Si è.