Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input
Quando il clima civile della società lancerà una sfida simile – la sfida del servizio femminile istituzionale nella Chiesa – quest’ultima comincerà a cercare la risposta. Il processo è già in corso, ma di sicuro non sarà veloce.
Questa Pasqua ha aggiunto un po’ di sobrietà alla nostra fede, ha tolto un po’ dell’elemento magico. Non per tutti, però. Tuttavia, questa triste lezione rimarrà per lungo tempo. Anche per noi.
Possiamo accettare, naturalmente, queste chiese vuote e silenziose come una semplice misura temporanea che presto sarà dimenticata. Ma possiamo anche dargli il benvenuto come kairos - un momento opportuno «per andare in acque più profonde»...
Queste messe sine populo sembrano riportarci ad una situazione preconciliare, ove il prete torna ad essere l'unico protagonista, mentre il popolo è relegato al ruolo di spettatore di lontane celebrazioni.
La diffusione dell'epidemia del coronavirus ci ha imposto l'uso delle mascherine. A nostra protezione, ma soprattutto a protezione di quanti ci sono prossimi. Si profila una lunga stagione ove la nostra vita sociale sarà tutta giocata dietro questi scudi facciali. Non si tratta soltanto di una misura profilattica.
E celebreremo la pasqua, ma non nelle nostre chiese. Quest'anno non ci sarà il braciere con il fuoco né il bacile dell'acqua benedetta. Non accenderemo i nostri lumi al cero pasquale. Non scenderà l'acquasanta sul nostro capo...
Il silenzio è ambivalente – ambiguo. Esperienza, al pari della solitudine, amata o odiata – leggera o grave, ardua o liberante. Esperienza che era stata sempre più ridotta, quasi vanificata, dal nostro vivere quotidiano, fatto di fretta e di rumori.
Se ci lasciamo sollecitare dalle molte domande suscitate in noi dall'eredità di Bonhoeffer anche i giorni del nostro attuale isolamento domestico potranno essere fecondi.
La paura dell'epidemia, in realtà, non era assente dalla nostra vita quotidiana. Faceva parte di un vasto bagaglio di paure che continuiamo a considerare incerte e che incombono su di noi, ma che per la loro indefinitività tendiamo a confinarle nel sottofondo.
L'avere tempo rappresenta un elogio della lentezza. Quella lentezza che ci permette di poter sperimentare il gusto per ogni momento dell'esistenza. A coltivare ciò che facciamo, momento per momento...