Formazione Religiosa

Venerdì, 22 Giugno 2012 15:18

Annotazioni di escatologia cristiana (9) (Mons. Marino Qualizza)

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La considerazione della esistenza umana nei sacramenti della chiesa, il battesimo in specie.

7. Escatologia e sacramenti

Uno dei punti di rinnovamento della teologia sui sacramenti è stata la riproposizione della loro dimensione escatologica. Essa si colloca nel generale ripensamento di questa teologia, che finalmente supera la prospettiva unicamente funzionale e strumentale dei sacramenti per presentarli nella loro complessità, soprattutto cristologica e quindi storico-salvifica, antropologica sulla base della identità umana come unità sostanziale di anima e corpo, e poi, appunto, quella escatologica. Tutto questo ha comportato anche una riscoperta della dimensione simbolica, quasi del tutto dimenticata nella teologia scolastica e successiva e fortemente messa in luce dalle nuove aperture filosofiche, come il simbolismo e la fenomenologia.

Il complesso sacramentario è ben strutturato cosicché i diversi aspetti si richiamano a vicenda. Quello escatologico in particolare, ha avuto più difficoltà a imporsi, proprio per la inadeguatezza della teologia ad ampliare gli spazi dei Novissimi. Anche le discussioni conciliari sul carattere escatologico della Chiesa mostrano questa difficoltà. Ma se l’escatologia è parte essenziale della fede cristiana non può essere messa in disparte, ma collocata nel suo vero posto, come punto di arrivo della storia della salvezza.

Il contributo della liturgia

Abbiamo però un esempio luminoso nella teologia, in questo caso liturgia, nella splendida antifona del Corpus Domini, di fonte tommasiana. In riferimento all’eucaristia, si dice che il sacro convito ci mette in comunione con Cristo, con la sua passione e ci inserisce nella sua grazia con la prospettiva della gloria futura. Questa antifona può intendersi come una sintesi che, analogicamente, vale per tutti i sacramenti, anche se trova il vertice nell’eucaristia. E da essa si possono dedurre quelle linee di cui dicevamo più sopra, perché vi sono bene contenute.

La ritrovata e rinnovata teologia sui sacramenti li ha riposizionati nello sviluppo della storia della salvezza, facendo loro ritrovare quella dinamicità che è l’anima stessa della fede cristiana. Così, a partire dal battesimo ci si apre ad una prospettiva storico-salvifica che arricchisce in modo considerevole la riflessione e soprattutto la prassi cristiana. Quando infatti si pensa che il battesimo è l’inserimento nella Pasqua di Cristo, i termini del discorso sono chiaramente e totalmente escatologici: morte e resurrezione, come introduzione nella vita definitiva e come punto di arrivo della storia, cristianamente intesa.

Riprendiamo qui alcuni spunti e considerazioni già fatte in contesti precedenti, ma che ora tornano di grande attualità. Le catechesi mistagogiche dei Padri della Chiesa, in particolare di Cirillo di Gerusalemme (secolo IV) e gli approfondimenti teologici di sant’Agostino ci sono di grande aiuto per mettere a fuoco questi temi e reinserirli nella predicazione corrente. Poiché la tematica riguarda la dimensione antropologica, lo sviluppo dovrà tenerne conto. La prima conseguenza è l’impatto che la forza dei sacramenti ha sulla esistenza umana e per essa sulla storia.

L’aspetto storico-salvifico

Questo ci fa riprendere il tema dell’Alleanza, che richiede la risposta umana e l’attualizzazione nella storia di quanto Dio ci ha donato. Infatti il dono di Dio che non viene accolto non entra nella storia e ritorna a Dio senza frutto. In questa accoglienza i sacramenti sono la forza necessaria di cui abbiamo bisogno e costituiscono anche l’originalità e la specificità dell’agire cristiano. Essi sono come il programma offerto ai credenti per la loro azione e testimonianza e realizzazione storiche.

In forza del battesimo, dunque, morte e resurrezione diventano la meta finale dell’esistenza, ma con una loro forza originale. È in virtù del battesimo che la morte non è più uno spauracchio, ma il passaggio decisivo della vita. E’ in questo senso che la morte di Gesù diventa causa efficiente ed esemplare della nostra morte, nel senso che ci apre al mondo di Dio. È significativo che il Cristo non ha eliminato la morte, ma le ha restituito il senso che ha nel progetto creativo di Dio: non la punizione dell’umanità, ma il passaggio alla vita definitiva, dopo il lavoro di perfezionamento sulla terra. Nel battesimo noi viviamo questa esperienza e possiamo esprimere tutta la nostra fiducia in Cristo, non perchè ha eliminato la morte, ma perché l’ha riportata al significato delle origini.

Battesimo ed Eucaristia

Sotto questo profilo andrebbero ridimensionate certe espressioni, tanto bibliche che liturgiche, che sanno di retorica, per mettere in luce il significato sostanziale della salvezza operata da Cristo. Infatti, gridare che la morte è sparita è un controsenso anche rispetto ai drammi che la vita quotidianamente ci riserva. Ma la verità della vittoria rimane. Ed infatti il battesimo è già da ora inserimento nella resurrezione di Cristo. Proprio con i sacramenti viene evidenziato in modo soddisfacente il primato teologico e la dimensione cristologica della salvezza, nel superamento di una lettura prevalentemente moralistica, che insisteva unilateralmente sullo sforzo umano. In primo luogo la salvezza è dono, è iniziativa di Dio, è grazia e ci mette in comunione con il Dio uno e trino. Così, allora, con il battesimo possiamo esperimentare già da questa terra il compimento finale dato dalla resurrezione.

Fede come inizio della resurrezione

Questa verità fondamentale dà anche un sapore ed imprime una caratteristica speciale alla fede. Se il battesimo ci inserisce nella fede piena, ciò comporta che essa è inizio vero e reale,nella nostra storia presente, della resurrezione. La fede è dunque esperienza della resurrezione e suo inizio. Ciò significa che di essa abbiamo una conferma mistica, di grazia, che è più forte di ogni dubbio e va oltre tutte le dimostrazioni, a cui ci conduce corrivamente una mentalità tra il razionalistico e l’empiristico.

Ed è su questo versante che si declina anche la libertà del cristiano. La forza che viene dalla Pasqua di Cristo non è un’idea o un’ipotesi, ma realtà vissuta e sperimentata, da cui scaturiscono anche le idee e le affermazioni di cui san Paolo è assoluto protagonista. È dalla sua esperienza vissuta che nasce e si sviluppa la sua straordinaria teologia e la sua mirabile azione missionaria. Ora la libertà cristiana si esprime e vive in diverse direzioni.

La libertà cristiana

In primo luogo ci dà la libertà da noi stessi, cioè la libertà interiore. È importante sentire che questa libertà è frutto di comunione, di relazione con Dio ed è quindi il superamento dell’individualismo che è il frutto bacato della storia umana. Questa libertà si esprime poi a livello comunitario, perché la comunione con Dio porta di per sé all’incontro con gli altri. La forza della resurrezione è la nascita della comunità ecclesiale, realtà in primo luogo teologica e icona della Chiesa futura, nella Gerusalemme celeste. Questo dà alla Ecclesia la capacità di non spaventarsi delle persecuzioni, dei contrasti storici, perché il suo sguardo raggiunge l’eternità, anche se in modo iniziale.

Qui trova il suo inserimento ideale l’espressione già ricordata: riceviamo la garanzia e l’anticipo della vita eterna. È riferito all’Eucaristia, perché essa è il sacramento nel quale la dimensione escatologica è ancora più evidente e marcata, anche se non opportunamente richiamata. La comunità eucaristica è autenticamente escatologica, in quanto è incontro con il Risorto. Dunque una presenza dell’eterno nel tempo, del futuro di Dio nella precarietà umana.

La celebrazione eucaristica deve mettere in luce questi aspetti, rilevarne l’importanza e tradurli nella vita quotidiana. Non si dirà mai abbastanza della separazione negativa tra fede e vita vissuta, per il perdurare della concezione cerimoniale della fede e della visione pragmatica della vita. Il necessario superamento di questo dualismo contrapposto darà nuovo vigore e susciterà il giusto entusiasmo per una vita che ha superato, nella grazia, i limiti della precarietà umana.

Mons. Marino Qualizza

 

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Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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