Formazione Religiosa

Giovedì, 09 Aprile 2020 13:50

Una memoria per il futuro (Faustino Ferrari) In evidenza

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Se ci lasciamo sollecitare dalle molte domande suscitate in noi dall'eredità di Bonhoeffer anche i giorni del nostro attuale isolamento domestico potranno essere fecondi.

Il 9 aprile di 75 anni fa veniva impiccato nel campo di concentramento di Flossenbürg il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer. Aveva 39 anni. Era stato uno dei protagonisti della resistenza al nazismo, partecipandovi attivamente. Il volume Resistenza e resa raccoglie le lettere ed altri testi da lui scritti tra il 1943 e il 1945, quando era imprigionato nel carcere berlinese di Tegel.

Ricordare Bonhoeffer può acquistare, nel nostro particolare oggi, un altro sapore, seppure la nostra situazione esistenziale sia ben diversa dalla sua. Nei giorni del nostro confinato isolamento sanitario possiamo attingere ad alcune sue intuizioni, maturate tra le mura del carcere?

Responsabilità. Il tempo presente, con tutte le difficoltà e le incertezze poste da uno stato d'eccezione richiede al cristiano una risposta fattiva. Un senso di responsabilità che lo impegna in scelte anche dure e dolorose. In una sequela consapevole che la grazia donata da Dio è sempre a caro prezzo. Si tratta di resistere al male, in particolare nelle manifestazioni che esso assume storicamente nei tratti dell'ingiustizia, nel conformismo, nell'ossequio al potere dominante, nella deresponsabilizzazione degli obbedienti, nel sopruso nei confronti dei più deboli e nel loro annientamento…

Un senso di responsabilità che anche Papa Francesco ha richiamato nel momento straordinario di preghiera in periodo di epidemia. «Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare» (1).

Accogliere il futuro. Bonhoeffer sapeva bene che non sarebbe uscito vivo dal carcere e che di fronte a lui c'era soltanto la prospettiva della morte. Eppure ciò non gli ha impedito di pensare anche al dopo, al futuro della vita civile, sociale e religiosa, una volta concluso lo stato d'eccezione imposto dal nazismo e dalla guerra. Pensare al futuro non è un privilegio dei sopravvissuti, ma un compito per tutti. Non per un ritorno al com'era prima, ma nell'apertura verso un novum che c'investe, per lasciarci trasformare. Il futuro di Dio richiede d'intraprendere nuovi cammini, anche se questi appaiono oscuri e non chiaramente tracciati. Il cristiano sa che ciò può avvenire soltanto attraverso la sua resa a Dio. Nell'abbandono fiducioso che impregna l'esistenza del credente.

Oltre il Dio tappabuchi. Nell'esperienza umana si è soliti ricorrere a Dio quando ci si ritrova in uno stato di necessità. Dio ci serve nei casi di deficienza del nostro pensare o del nostro agire. Al di fuori di tali particolari contesti, la nostra vita procede senza Dio (a-tea). In questi tempi d'epidemia si è tentati di ricorrere ad un Dio tappabuchi, al Dio ritenuto capace di risolvere, magicamente, le strettoie del nostro stato di necessità e di preservarci dal contagio. Da Bonhoeffer cogliamo l'urgenza di ripensare le nostre immagini di Dio. Al cristiano è richiesta la maturità di un agire che sappia andare oltre ad un rapporto utilitarista con Dio. Il Dio di Gesù Cristo domanda ai credenti d'essere responsabili non solo di fronte al mondo, ma anche di fronte a Lui. Cristiani con una fede adulta.

La testimonianza di Bonhoeffer non è semplice ricorrenza da calendario. Farne memoria nel giorno della sua morte significa interrogarsi sull'attualità del suo agire e del suo pensare. La parabola della sua esistenza diventa interpellanza riguardo alla nostra vita – ai nostri stili di vita. Fino a che punto siamo disposti ad aprirci al futuro di Dio e a consegnarci a Lui? Fino al compimento della nostra vita? Siamo disposti, nel nostro presente stato di necessità, ad assumerci la responsabilità di un agire che promuova il bene comune? Siamo disposti a liberarci dalle tante immagini di Dio che teniamo in serbo?…

Se ci lasciamo sollecitare dalle molte domande suscitate in noi dall'eredità di Bonhoeffer anche i giorni del nostro isolamento domestico potranno essere fecondi per tutti i giorni che ci saranno donati.

Faustino Ferrari

1) Papa Francesco, Meditazione del 27 marzo 2020.

 

Letto 1484 volte Ultima modifica il Giovedì, 09 Aprile 2020 14:02
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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