Formazione Religiosa

Mercoledì, 10 Settembre 2025 10:16

Fragilità e menzogna (Faustino Ferrari) In evidenza

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È diffusa la convinzione che la menzogna sia causata da una qualche debolezza e che si menta perché non si è in grado di affrontare la realtà con le dovute capacità. Si tratta di un’idea che troviamo sviluppata nella nostra cultura, non solo a livello popolare. Secondo questa logica, nell’antica fiaba del lupo e dell’agnello dovrebbe essere quest’ultimo a mentire. Ma la fiaba ci ricorda che è la prepotenza del più forte ad avvalersi della menzogna mentre le risposte del debole (ingenuo?) agnello non tendono ad occultare la realtà.

A ben considerare, sono le immagini di forza, di potenza e di durezza ad essere foriere di menzogna. Poiché già in quanto tali sono originate da processi d'occultamento. È soprattutto la sapienza orientale ad insistere che sotto la potenza si cela, in realtà, la debolezza. Si mente quando non si vuole ammettere, di fronte agli altri, la parte della propria responsabilità in ciò che si è agito. Si mente perché il ruolo che si riveste è diventato più importante di ciò che si è. Si mente quando ci si presenta diversi da quello che si è… Si viene così ad alterare la realtà. Consapevolmente e intenzionalmente. Certo, spesso si mente per paura o timore, per cercare di non soccombere, ma è un mentire originato dal bisogno di sopravvivenza e non a causa della prevaricazione.

C'è una menzogna che nasce quando si vuole occultare la propria debolezza. Imparare a fare i conti con la fragilità vuol dire, allora, intraprendere un percorso di verità. La persona che si misura con la propria debolezza e fragilità – né rifiutandole né nascondendole –, non ha paura a mostrarsi per quello che è. In fondo, l'etologia c'insegna che si tratta di una strategia adottata anche da alcune specie d'animali che hanno maggiori chance di sopravvivere proprio quando si mostrano totalmente disarmati e rimessivi nei confronti dei loro avversari.

La bibbia adopera per Satana l’appellativo di menzognero. E si può leggere il testo della tentazione edenica come il primo tentativo operato nella storia umana d'occultamento della fragilità: “Voi sarete dei”. Un tentativo che si rivela ben presto fallimentare. Il serpente aveva insinuato una prospettiva veramente allettante: quella di non fare più i conti con la caducità dell’esistenza, con la sua fragilità e con l’incombere del tempo. E sull’onda di questa prima menzogna il racconto biblico prosegue rivelandone altre, volte tutte nel tentativo di nascondere una serie di debolezze personali. Aldilà del falso allettamento – un sogno? – di vivere oltre la fragilità umana si fa strada la consapevolezza della fatica e del travaglio. Si è sempre propensi a leggere il testo come una sorta di punizione divina operata nei confronti della coppia primordiale disobbediente. E quanta letteratura si è fatto a riguardo! In realtà, possiamo leggere il capitolo 3 di Genesi come un racconto simbolico – per nulla indolore – della presa di coscienza della fragilità umana. Mentre il Menzognero insinua l’illusione di poter dimenticare i limiti della contingenza, Dio consegna all’umanità la consapevolezza che fragilità e debolezza non sono estranee, ma costitutive dell’esistenza. Che questo sia per nulla scontato da accettare è accentuato dal fatto che il racconto risuona nelle nostre orecchie essenzialmente nei termini di una condanna. La tentazione del serpente gioca su un aspetto centrale, fondamentale dell’esistenza umana. Di fatto il serpente avanza l’idea che l'umanità non possa vivere nel(la) fragilità. Ogni volta che si opera questo processo di rimozione o d'occultamento, sembra metterci in guarda il racconto biblico, ci s'incammina in percorsi dagli sviluppi tragici e problematici.

Da un punto di vista psicologico – e spirituale – s’inizia a cambiare quando si accoglie ciò che siamo. Nella consapevolezza del proprio sé. Dei propri limiti come delle proprie capacità. Mentre il rimosso, puntualmente ritorna. E le diverse situazioni della vita, prima o poi, portano allo svelamento di ciò che veramente siamo.

La via degli stolti è una via di menzogna (Salmo 1). Il cammino sulla via della vita diventa saggezza quando anche la fragilità e la debolezza sono comprese e vissute come risorse e possibilità. Accogliere la fragilità della nostra vita vuol dire intraprendere un percorso che tende a liberarsi dai vincoli dell’ipocrisia. Menzogna e saggezza, infatti, sono due termini che non abitano sotto lo stesso tetto.

 

Faustino Ferrari

 

 

Letto 4 volte Ultima modifica il Mercoledì, 10 Settembre 2025 10:26
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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