Sofferenza e morte, in Gesù, non sono esperienze umane negate o sottratte, ma condivise. Mentre il Risorto si rivela ai suoi discepoli con il segno delle ferite.
L'articolo tratta del passaggio dalla noosfera alla cristosfera, due fasi della spirale evolutiva di Teilhard de Chardin illustrata in figura.
Emerge che il nuovo rito - checché ne dicano i suoi detrattori - messo in opera da una sapiente regia e da presidenti e animatori competenti, orienta a far nascere dal silenzio la celebrazione dell'eucaristia, un silenzio che assume di volta in volta colori diversi, rende possibile l'ascolto fecondo, carica di significato le parole e i gesti, fa assumere alla preghiera tutte le sue diverse dimensioni, fino a farsi canto.
Ogni racconto conduce il lettore all'interno di un mondo a lui di per sé estraneo e rende questo mondo attuale, familiare e vivente per lui, anche distanza di molti secoli.
Con l’enciclica Laudato si', papa Francesco ci propone, scuotendo incancrenite concezioni ancora radicate nell’immaginario collettivo e in buona parte dello stesso mondo cattolico, una nuova visione del mondo.
Che cosa cambierebbe allora se il Magnificat non fosse di Maria ma di Elisabetta? Se dovessimo ammettere che la prima generazione cristiana l’aveva attribuito non alla madre del Cristo, ma alla madre del Battista? È intuibile che ammetterlo sarebbe un danno per i teologi e i devoti impegnati a esaltare l’eccezionalità della figura di Maria...
Tutte e cinque le immagini sono valide ed interessanti. Da un punto di vista spirituale, di solito, finiamo con lo sceglierne una. Inevitabilmente, nel nostro essere in rapporto con Dio ci collochiamo in un’immagine spaziale.
La teoria della soddisfazione di Anselmo d’Aosta è spesso considerata un po’ come la madre di tutti gli equivoci in materia di soteriologia cristiana, la causa principale, se non addirittura l’unica, di ogni errore e fraintendimento.
Anche noi siamo nutriti di dubbi e d’incertezze riguardo alla fede. Nel nostro cuore alberga una parte di non credente e ci riconosciamo nelle parole di Tommaso: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi…».
Queste cinque omelie, situabili cronologicamente nei primi anni dell’impero di Teodosio I, ci testimoniano la presenza in Cappadocia di una crisi economica, sociale e politica. Nel tempo stesso ci permettono di riscontrare il forte impegno ecclesiale e sociale di un vescovo il quale predica che il povero deve essere amato perché è uomo e come tale è degno di amore.