Conclusione
Saliti dunque tutti questi gradini dell'umiltà, il monaco giungerà presto a quell'amore di Dio, che quando è perfetto, scaccia il timore.
Grazie a questo amore, tutto quello che prima osservava non senza trepidazione, comincerà a praticarlo senza alcuna fatica, quasi con naturalezza, in forza della consuetudine, non più per paura dell'inferno, ma per amore di Cristo, per la stessa buona abitudine e per il gusto della virtù.
Queste cose il Signore si degnerà di manifestare nel suo operaio, purificato dai vizi e dai peccati, per opera dello Spirito Santo. (RB 7, 67-70)
Il monaco, l'uomo, che ha percorso con fedeltà tutto questo cammino, che ha salito tutti i gradini indicati, sarà dunque ormai arrivato alla perfezione? Potrà ormai ritenersi a posto e non darsi più pensiero di conversione e di miglioramento?
San Benedetto ci parla di un “amore di Dio che è perfetto”. E ci lascia intendere anche che questa lunga ascesi, questa via stretta e ardua sbocca alla fine in un pianoro soleggiato e ameno. E ci descrive la situazione di colui che vi è pervenuto: nel suo cammino di conversione, che pur gli è costato fatica, è intervenuta segretamente l'azione dello Spirito santo, che ha sostenuto il suo sforzo e assecondato la sua buona volontà, sì che ora si ritrova purificato dalle sue cattive tendenze e dalle sue colpe.
Dovrà ancora osservare i comandamenti e praticare la virtù, ma sarà dolce per lui rispondere con amore e per amore all'amore.La buona abitudine lo ha “addomesticato” al bene e non potrebbe più dilettarsi della trasgressione, tanto ormai l'amore di Cristo lo sospinge e lo sostiene.
Avevamo all'inizio pensato di parlare dei gradini dell'umiltà come di un cammino verso la libertà: ed eccoci giunti alla libertà! Alla libertà vera, quella che non conosce più paura o costrizione, ma vive con naturalezza e felicità la sua coerenza con l'ideale intravisto e perseguito. Non più minacce di castigo, non leggi e divieti restrittivi, ma la sicura spontaneità di un cuore che ama e che sa che cosa fare per far piacere all'Amato.
Ogni vita cristiana dovrebbe giungere a questa meta: la legge di Dio che è scritta nei nostri cuori, secondo la promessa divina trasmessa dal profeta Geremia e citata per due volte nella Lettera agli Ebrei, diviene norma per la vita spirituale, come il respirare e il nutrirsi è norma per la vita fisica: non occorre una legge che imponga di respirare o di mangiare.
Ecco verranno giorni dice il Signore nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova... Parola del Signore. Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo.(Ger 31,31)
Non ci saranno risparmiate, in questo stato, le croci, le delusioni, le sofferenze. Forse ci saranno ancora momenti di stanchezza o di incertezza. Ma la fede, la speranza e la carità, le tre virtù teologali, insieme ai doni dello Spirito santo ci guideranno nella strada e ci consentiranno di superare gli ostacoli inevitabili di ogni vita umana con la consapevolezza paradossale di essere già salvati, camminando come chi vede l'invisibile (Eb 11, 27). Del resto era questa la promessa di san Benedetto nel Prologo della sua Regola:
Col progredire nella conversione monastica e nella fede, dilatandosi il cuore, si corre con indicibile dolcezza d'amore sulla via dei comandamenti di Dio (RB Prol 49)
È l'esperienza dei mistici di tutte le religioni (ma ogni cristiano dovrebbe essere un mistico e ne porta nel cuore la nostalgia e l'esigenza):
Sulle strade del mondo tutti camminiamo a piedi nudi;
solo chi ama non soffre puntura
perché il suo passo è leggero e sfiora la terra. (Tagore)
sr. Francesca osb