Lezioni di storia
di Marcelo Barros
Proviamo a sognare! Vi invito a immaginare un'umanità che è riuscita a porre fine a progresso della natura, a mettere da parte il dogma neo-liberalista, che sacrifica tutto al dio-mercato, e a eliminare per sempre l'industria delle armi. Immaginiamo ancora che, nel secolo XXII, i giovani leggeranno soltanto sui libri di storia i tristi capitoli scritti dalle sofferenze attraverso cui gli esseri umani sono passati, per poi uscire finalmente dalle barbarie della competizione e entrare nella civiltà della collaborazione e della pace.
Non ho mai creduto nella linearità della storia, né che esista un modello di cultura più avanzato degli altri. Sto solo servendomi di una "parabola" che ha il solo scopo (forse anche il vantaggio) di consentirci, almeno con l'immaginazione, di collocarci nel futuro per parlare del presente. Si tratta, dopo tutto, di una tecnica cui fecero ricorso i profeti di un tempo e Gesù Cristo, L'hanno definita "apocalittica", nel senso di "svelamento", "sottrazione del mistero".
Se avete la bontà di ascoltare il mio sogno, allora ve lo racconto in poche battute. Sogno un'Organizzazione dei Popoli Uniti (Opu), che avrà sostituito quella delle Nazioni Unite (Onu, oggi già "vecchia" e decrepita a soli 60 anni!) e che, tra le altre cose, avrà il compito di gestire musei specializzati per ricordare alle generazioni future come le società evolvono, fino alla possibilità che ogni popolo si organizzi sul proprio territorio come meglio crede, abbia la necessaria autonomia, senza, per questo, vivere isolato dal resto dell'umanità. La immagino come Assemblea generale di popoli, che avrà come primo scopo quello di valorizzare le diverse culture e sviluppare il riconoscimento della Terra come Madre comune di tutti gli esseri umani, senza barriere di circolazione, e senza alcuna discriminazione razziale, sociale ed economica.
Questo "balzo in avanti" mi aiuta a sorridere di me stesso e del mondo di oggi. Come si farà nel 2250, ad esempio, a spiegare la bontà, la logicità di alcune scelte fatte dall'umanità alla fine del XX secolo? Come si racconterà l'incontro dei G8, avvenuto nel lontano luglio 2005, in una sperduta località della Scozia, chiamata Gleneagles, in cui i capi delle nazioni più ricche del mondo si riunirono per garantire che il sistema economico dominante (e che beneficiava esclusivamente loro stessi) si perpetuasse il più a lungo possibile? Nei libri di storia di nostri pro-pro-nipoti, ci potrà essere un riquadro, intitolato: "Mostruosità di altri tempi", in cui si leggerà: «All'inizio del XXI secolo, il reddito annuo delle 70 famiglie più ricche dell'emisfero nord superava quello annuo complessivo di l.455.000.000 di persone che abitavano nell'emisfero sud».
Negli stessi testi figureranno altre "bruttezze estreme": «In quei tempi, in una sola mezza giornata, l'esercito nordamericano spendeva l'equivalente di quanto l'allora Onu aveva a sua disposizione in un intero anno per combattere in Africa l'Aids (sigla formata con le iniziali dell’espressione inglese Acquired Immune Deficency Syndrome, con cui si indicava, fino al 2025, una malattia che colpiva prevalentemente tossicodipendenti e omosessuali nel nord del mondo, e tutti indistintamente nel sud, caratterizzata da una riduzione delle difese cellulari dell'organismo e da manifestazioni cliniche spesso mortali) e malaria (una malattia parassitaria, oggi sconosciuta ma allora mortale, causata da plasmodi che, introdotti nell'organismo umana da zanzare [sic!] del tipo anofele, si riproducevano in seno ai globuli rossi provocando tipici accessi febbrili, con distruzione dei globuli rossi e conseguente anemia)».
E ancora: «Disumanità passate - In un incontro dei leader delle nazioni più ricche del mondo, avvenuto agli inizi del XXI secolo, si declinò l'invito a mettere a disposizione delle agenzie umanitarie di quel tempo la cifra irrisoria di 13 milioni di dollari (moneta usata allora negli Stati Uniti ma adottata da tutti come valuta di scambio, ndr) perchè si potesse eliminare la fame nel mondo. La crudeltà di quel rifiuto stava nel fatto che gli abitanti di una sola di quelle nazioni, gli Stati Uniti, consumavano ogni anno 17 milioni di dollari in cibo per cani e gatti. Anche gli Europei di quel tempo amavano molto i propri animali: erano, infatti, pronti a sovvenzionare ogni loro mucca con 913 dollari l'anno, destinando 8 dollari l'anno agli affamati abitanti del continente africano».I futuri scolari e studenti ci considereranno "autentici barbari". E costateranno - come si è sempre costatato durante secoli di storia - che non sono i ricchi e i potenti a liberare o sviluppare i poveri. Studieranno che la liberazione dalle varie schiavitù, il superamento del razzismo e la fine di ogni tipo di discriminazione sono sempre state conquiste fatte dalle vittime (anche se non è da sottovalutare il sostegno ricevuto da intellettuali onesti e persone di buona volontà).
Questo sogno, ovviamente, appartiene al futuro. Se dovrà realizzarsi, sarà necessario che la storia di oggi conosca radicali svolte. Svolte che saranno - manco a dirlo! - soprattutto sforzo di africani, latino-americani e asiatici, decisi a diventare protagonisti della propria vita e fautori di trasformazioni.
Ha detto un capo indio: «La tua azione di oggi sarà buona, se penserai al risultato concreto che potrà produrre. Sarà ancora migliore, se saprai anche prevedere le sue conseguenze per le generazioni future. Oggi dobbiamo agire, estendendo il nostro pensiero fino all'ottava generazione a venire».
(da Nigrizia, settembre, 2005)