Vita nello Spirito

Sabato, 13 Marzo 2010 21:35

Rosa e dinamite (Heinrich Böll)

Vota questo articolo
(0 Voti)

Ad oltre 50 anni dalla pubblicazione riteniamo utile riproporre un breve testo dello scrittore tedesco Heinrich Böll, premio Nobel per la letteratura, riguardante il rapporto tra la fede cristiana e letteratura.

E' un'idea patetica, ma purtroppo inammissibile che esista qualcosa come il romanzo cristiano. Per tradizione i cristiani si aspettano da un romanzo scritto da un cristiano la conferma letteraria delle verità di fede, la prova che la felicità si trova nell'ordine. Mi fanno sempre pensare a quelle persone sane che ogni giorno corrono dal medico. E' ancora regolare il battito cardiaco? Sono ancora in sesto digestione e circolazione? «Sì sì», dice il medico, frenando la propria impazienza, perché in fondo quello è il mestiere che gli dà da vivere, e i pazienti privati bisogna trattarli con riguardo, «sì sì, - dice, - è tutto a posto», e il sano se ne va via contento: ha dinanzi a sé un'intera giornata in piena salute. O forse il medico gli ha nascosto qualcosa? Sì, ha nascosto qualcosa: la morte, che non dipende dalla sua regia.

E' un curioso errore che i cristiani si aspettino, dalla "loro letteratura", ciò che l'insegnante di religione dei loro bambini esprime in modo assolutamente inequivoco: Non uccidere! Non desiderare la donna d'altri. Non... come si legge nella Sacra Scrittura. La letteratura scritta dai cristiani è soggetta solo e unicamente ai metri della letteratura. Non esiste uno stile cristiano, non esistono romanzi cristiani: esistono solo cristiani che scrivono, e quanto più un cristiano, come artista, si concentra sullo stile e sull'espressione, tanto più cristiana diventa la sua opera. La lingua è un dono di Dio, uno dei più grandi, perché Dio, ogni volta che si manifestò, si è servito della lingua. La lingua, per chi scrive, è come un'amante che ha in serbo un'infinità di doni: essa è pioggia e sole, rosa e dinamite, arma e fratello, e in ogni parola è sempre contenuta una cosa, anche se invisibile, muta: la morte, perché tutto ciò che si scrive è scritto contro la morte.

Scrivere è un'impresa pericolosa, perché l'amante non acconsente a regolarizzare la propria relazione. Non vuole che la si sposi; l'amore non le potrà mai essere imposto come un dovere, e una cosa poi le fa più paura di tutte: che il partner la voglia costringere nel busto dei suoi pensieri. Allora si vendica partorendogli figli di legno: letteratura cristiana (o un'altra a cui si attaglierebbe l'uniforme del realismo socialista). Ci sono casi fortunati in cui uno è, al tempo stesso, un genio e un santo: il Cantico di frate Sole di san Francesco, le poesie di san Giovanni della Croce, letteratura fatta da cristiani e che è anche letteratura cristiana, solo che sia la santità che il genio si sottraggono a ogni analisi.

Se gli scrittori che come uomini sono cristiani riconoscessero come metro valido il concetto tradizionale di letteratura cristiana, sarebbero veramente come quei medici che trattano con più riguardo i pazienti privati che non quelli della mutua.

La letteratura cristiana è un termine di mercato. Certo, il mercato è grande, ma non si scrive né per né contro il mercato. Chi scrive è soggetto a leggi che stanno al di fuori della sua religione.

Non c'è una teologia della letteratura. Se ci fosse, arriverebbe a risultati sconcertanti, dovrebbe dare atto a più di un non cristiano che «predica la buona novella», e dovrebbe scomunicare più di un cristiano perché, violando l'arte per amore del mercato, viola lo stesso ordine.

Molta letteratura mistica è ancora nascosta perché è l'uno e l'altro: rosa e dinamite, olezzante materia esplosiva dissepolta da archivi custoditi da angeli e da spiriti maligni. E resta un mistero.

Heinrich Böll

(1958)

 

Letto 5402 volte Ultima modifica il Lunedì, 10 Febbraio 2014 09:05
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search