Gli scritti neotestamentari non hanno ancora alcuna chiara affermazione su una celebrazione annuale del mistero pasquale, anche se alcuni testi lasciano supporre che già la comunità primitiva celebrasse la festa ebraica di pasqua con senso cristiano (cfr. 1Cor 5,7 s.).
Parificando ogni fede, la secolarizzazione in fondo giustifica un umanesimo autosufficiente cho può fare a meno di, Dio. Gesù sarebbe uno fra i tanti salvatori. Il cristiano invece sperimenta con la propria esperienza quel che è ed è stato Gesù, e che in lui Dio vuol salvare tutti gli uomini.
A 25 anni dalla scomparsa di Padre Pellegrino lo ricordiamo pubblicando un altro suo significativo documento, dedicato al tema della preghiera in rapporto con l'azione.
La denuncia del profeta Osea pone di fronte due modelli di religione: la religione che si serve di Dio in funzione di altri obiettivi (potere sociale, economico e politico) e la religione come rapporto libero e gratuito con Dio.
Da numerosi testi delle messe di natale è evidente che anche natale viene celebrato come una festa della nostra redenzione, anche se qui è in primo piano l’incarnazione. In effetti, ripetutamente si fa riferimento anche al mistero pasquale.
Oggi esiste una forte battaglia tra i sostenitori del bene primario della vita (e della persona) e quelli che reputano primario il bene della libertà. A volte, nella mediazione politica del bene, volere di più significa vanificare il possibile.
L’inizio della storia della salvezza non è una cosa senza interesse. L’aver indicato che esso coincide con la creazione, ci dà l’opportunità di considerare lo svolgimento della salvezza come un tutto organico.
Nel suo commento all' Epistola ai Romani il teologo protestante Barth è mosso dalla convinzione che l'esistenza sia segnata da un'insuperabile differenza ontologica tra la creatura ed il suo creatore e dal bisogno di rimettere al centro dell'esperienza umana la dimensione religiosa (ridimensionando radicalmente le pretese del razionalismo filosofico e teologico).
Coetaneo di Basilio e suo grande amico, Gregorio nacque nella Cappadocia del sud, e precisamente ad Arianzo, borgata della città di Nazianzo, da ricca famiglia cristiana.