In questa corrente di pensiero, ciò che caratterizza sostanzialmente il concetto di teologia come gnosi, è il tipo proprio di conoscenza che essa si prefigge di raggiungere di per se stessa. Si tratta di una conoscenza di tipo concreto, intuitivo, non astratto. Solo in tale tipo di conoscenza l'uomo raggiunge la sua salvezza concreta.
Questo tipo di teologia è permeato di un forte carattere biblico. Il luogo della gnosi è anzitutto la Bibbia: la teologia è essenzialmente spiegazione della Bibbia, considerata nella sua integralità, compreso il suo valore spirituale e vitale.
In questo filone teologico si ritrovano gli scrittori cristiani dei primi secoli, i grandi padri e la tradizione monastica più antica.
2. L’ideale metafisico-dialettico della Scolastica
La Scolastica nasce in Occidente quando si scopre, sulla scia di Aristotele, l’idea della teologia come scienza. Secondo i principi aristotelici, la “scienza” è la conoscenza concettuale, mediata, certa, evidente delle cose. Il suo fine proprio è il conoscere la causa per cui una cosa è e non può essere altrimenti. Da parte dell’oggetto, la scienza riguarda il necessario e l’universale.
La scienza non si occupa delle cose contingenti e particolari. Strettamente parlando, solo la metafisica e la geometria sono scienza. La storia non è scienza e neppure le discipline sperimentali.
L’applicazione alla teologia di questo concetto aristotelico di scienza, ha avuto due enormi conseguenze:
a) l’ideale della teologia degli scolastici è quello di una conoscenza superiore delle cose della fede, come scienza pura: perfectum opus rationis;
b) la teologia è la scienza pura delle essenze delle cose di cui parla la rivelazione in assimilazione alla scienza metafisica. La teologia è ridotta ad una metafisica soprannaturale.
Il vantaggio di questo sistema sta nell’uso della metafisica nell’indagine dei problemi di ordine ontologico che vengono posti dalla rivelazione. Tuttavia, l’esclusiva applicazione del concetto di scienza alla metafisica, indebolì il legame tra la teologia e l’esegesi biblica.
Nella teologia scolastica si crea un distacco dalla concretezza dei fatti e della storia con cui la Bibbia presenta le tappe della rivelazione. In epoca patristica la Bibbia era il testo teologico da spiegare; nella scolastica, tale testo teologico diventano le quaestiones di tipo dialettico-metafisico a proposito della Scrittura. L’aspetto della Storia della salvezza viene tralasciato.
3. L’ideale storico-apologetico della teologia tridentina e post-tridentina
Gli ambienti spirituali e riformatori, dei secoli XIV e XV e gli umanisti, trovarono carenti i metodi e i contenuti della teologia scolastica. Accogliendo le critiche sostanziali contro la scolastica, si cercò di ritornare alla Scrittura e alla Tradizione, utilizzando l’apporto del metodo filologico, storico, critico, proprio dell’umanesimo.
Sfortunatamente questo ritorno fu inteso in senso quasi esclusivamente apologetico: dimostrare, contro chi lo nega, che i dogmi cattolici non sono invenzioni umane, ma dottrine rivelate, trasmesse alla Chiesa dalla Scrittura e dalla Tradizione.
La lacuna di questo sistema sta proprio nell’avere attribuito un posto centrale all’indagine apologetica nell’indagine totale del dato teologico.
Ora, la norma primaria dell’indagine e dell’esposizione della scienza integrale di un qualsiasi oggetto, è la struttura oggettiva dell’oggetto stesso, e le sue esigenze intrinseche, e non le difficoltà del soggetto conoscente e dell’avversario.
La prospettiva apologetica ha fatto ricercare nella Scrittura solo quanto era oggetto di controversia e non le immense ricchezze che il credente vi può scoprire, quando vi si affida nel pacifico possesso della sua fede.
4. La svolta conciliare
Il rapporto tra teologia e storia della salvezza, contenuta nella Scrittura, ha trovato nel Concilio Vaticano II, un nuovo equilibrio. La teologia dei manuali era influenzata, generalmente, dalla tendenza positivo-scolastica e dall'apologetica. Si caratterizzava per il gusto dell’analisi razionale, la tendenza a oggettivizzare i dati essenziali, la cura della precisione morale e giuridica. La “verità” spesso prendeva il sopravvento sulla dimensione religiosa dell’atteggiamento di fede.
La tendenza attuale cerca di restituire alla teologia non solo la caratteristica di scienza pura, ma anche quella di scienza integrale.
L'indagine scientifica integrale di un oggetto qualsiasi, non si potrà mai avere per mezzo di una sola scienza, ma per mezzo della convergenza, su questo oggetto, di parecchie scienze, ognuna delle quali apporta il contributo suo proprio.
Nel caso della teologia, l’indagine scientifica integrale, si avvarrà del contributo della storia, della filologia e delle altre scienze empiriche di ogni genere, unificandole in un processo scientifico unitario, con la luce specifica unica, che è la luce della fede. Allora, l'indagine di ogni grande tema teologico, prenderà l'avvio dal fatto biblico.
I grandi temi della teologia e della spjritualità biblica, come messaggio di Dio all'uomo, nel quadro della storia della salvezza dell’umanità e di ogni uomo, saranno al primo piano.
Ciò che viene poi, sarà considerato come un necessario approfondimento, sotto tutti gli aspetti cui può giungere la scienza, di questo dato fondamentale: la coscienza che la Chiesa. ne ha avuto, attraverso la storia dei dogmi, le dottrine dei Padri e dei Teologi, il Magistero, l'indagine di tipo metafisico o speculativo con l'aiuto della filosofia, il riflesso nella vita liturgica, spirituale e pastorale.
Il Concilio Vaticano II ha segnato una grande spinta verso la realizzazione di questa teologia come scienza integrale della fede, in una prospettiva. di vivo senso concreto biblico, spirituale, pastorale, con notevole rilievo al quadro storico salvifico.
Il Concilio Vaticano II, nel decreto Optatam totius sulla formazione teologica del clero, al cap. V (n. 14), fa proprio questo orientamento storico-salvifico:
«nel riordinamento degli studi ecclesiali si abbia cura in primo luogo di disporre meglio le varie discipline teologiche e filosofiche e di farle convergere concordemente alla progressiva apertura delle menti degli alunni verso il Mistero di Cristo, il quale compenetra tutta la storia del genere umano, agisce continuamente nella Chiesa ed opera principalmente attraverso il ministero sacerdotale (n. 28). Affinché questa visione venga data fin dall'inizio, gli studi ecclesiastici incomincino con un corso introduttivo da protrarsi per un certo periodo di tempo. In questa iniziazione agli studi, il mistero della salvezza sia proposto in modo che gli alunni possano percepire il significato degli studi ecclesiastici, la loro struttura e il fine pastorale, e insieme siano aiutati a fare della fede il fondamento e l’anima di tutta la loro vita, e vengano consolidati ad abbracciare la loro vocazione con piena dedizione personale e con lieto animo».
Questo stesso principio viene ripreso dalla Costituzione apostolica Sapientia Christiana, che riordina l’insegnamento teologico delle università e facoltà ecclesiastiche (art. 67,2):
«Le singole discipline teologiche devono essere insegnate in modo tale che, dalle interne ragioni dall’oggetto proprio di ciascuna ed in connessione con le altre discipline, anche filosofiche, nonché con le scienze antropologiche, risulti ben chiara l’unità dell’intero insegnamento teologico, e tutte le discipline convergano verso la conoscenza intima del mistero di Cristo, perché sia così annunciato con maggiore efficacia al popolo di Dio ed a tutte le genti».
In questa nuova prospettiva il corso introduttivo sul Mysterium salutis, più che una materia a parte è essenzialmente un’iniziazione a tutto il grande mistero della salvezza, che trova in Cristo il suo fulcro e la sua sintesi. Il corso si fonda prevalentemente sulla Bibbia: in una visuale sintetica si toccheranno le “opere meravigliose” operate da Dio nella storia della salvezza.
Seguendo l’orientamento conciliare degli studi teologici le varie materie di studio devono trovare la loro unità profonda intorno al mistero di Cristo, rivelato nelle Scritture, portato dai Padri a una espressione densa e di valore perenne vissuto nella liturgia, annunciato nella catechesi, riprodotto nel credente da tutta la vita spirituale.
La Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis della Sacra Congregazione per l’Educazione Cattolica, pubblicata all’inizio del 1970, esprime in questi termini il senso vitale del nostro corso:
«L’introduzione al mistero di Cristo e alla storia della salvezza che va fatta all’inizio del corso filosofico e teologico, tende allo scopo che gli alunni possano percepire il senso e l’ordine degli studi ecclesiastici, nonché il loro fine apostolico, e allo stesso tempo siano aiutati ad approfondire la loro propria fede e a penetrare intimamente la natura della vocazione per abbracciarla con maggiore ponderazione».
Nel periodo immediatamente post-conciliare ha preso l’avvio un primo progetto di trattazione dell’intera teologia sotto l’aspetto storico-salvifico, nell’ampia opera in dodici volumi, curata da Johannes Feiner e Magnus Löhrer (1).
Un’altra iniziativa in questo senso è la nascita dell’Istituto Ecumenico di Tantum (Gerusalemme), voluta da Paolo VI in collaborazione con protestanti e ortodossi, che avesse come tema di ricerca teologica ed ecumenica il mysterium salutis.
«Il tema dell’Istituto esprime, per il suo significato biblico e la sua universalità, lo spirito che anima le sue attività. L’oggetto dell’investigazione deve abbracciare un’ampia gamma e abbordare i punti di interesse comune per tutti i cristiani, unendoli nella loro area teologica comune. Deve aiutarli a rendere conto della universalità della Parola di Dio che dovrà dirigersi verso tutti gli uomini.
Di conseguenza, il principale punto di ricerca sarà il significato della “economia” della salvezza per tutta l’umanità, che abbraccia tutte le dimensioni della storia umana. In tal modo i teologi di tutte le Chiese cristiane potranno dare al mondo una comune testimonianza della speranza della salvezza».
Nel periodo dopo il concilio, la Congregazione romana per l’Educazione Cattolica, è intervenuta con il documento La formazione teologica dei futuri sacerdoti (22 febbraio 1976). L’orientamento di questo documento tende a ristabilire una sintesi tra la dimensione storica della teologia e quella sistematica:
«In forza della sua natura e della sua funzione, la teologia è una scienza unitaria, che si nutre delle fonti della rivelazione ed enuclea i dati che vi trova ad lumen fidei, sia nel processo di investigazione positiva, sia in quello di elaborazione speculativa.
Essa è pertanto positiva e sistematica insieme. La base, infatti, della teologia è lo studio delle fonti della rivelazione, volto a stabilire ciò che Dio ha rivelato. Questo studio dell’auditus fidei, al suo livello scientifico, dà luogo alla teologia positiva.
I risultati della teologia positiva sono l’oggetto di un’ulteriore elaborazione scientifica da parte della teologiasistematica, che, secondo le esigenze dell’intellectus fidei, cerca di penetrare il senso e di scoprire le connessioni delle verità rivelate, così da coordinarle in modo organico e unitario.
Queste due componenti della teologia – la ricerca storica e la riflessione razionale – non si possono mai separare del tutto, perché vi sono continue mutue interferenze, e le loro funzioni sono complementari.
È necessario che esse si mantengano in un costante equilibrio, senza che l’una cerchi di sopraffare l’altra» (Ibid., n. 29).
Questa prospettiva tende a ristabilire negli studi ecclesiastici la funzione del pensiero sistematico, in un momento storico caratterizzato da una certa disaffezione per la filosofia (Ibid., n. 34).
Bibliografia
J. Feiner-M. Löhrer, Mysterium salutis, I, Brescia, Introduzione, pp. 5-30.
undefinedA. Darlapp, Storia della salvezza, in Dizionario teologico, III, Brescia, pp. 437-444.undefined
Id., Teologia fondamentale della storia della salvezza, in Mysterium salutis, I, cit., pp. 33ss.
F. Pestalozzi, Introduzione generale, in F. Pestalozzi-B. Maggioni, Introduzione alla storia della salvezza, Torino, pp. 15-29.
J. Ratzinger, Storia e dogma, Milano, pp. 93-110.
W. Pannenberg, Introduzione, in Aa. Vv., Rivelazione come storia, Bologna, pp. 37-57.
Id., Tesi dogmatiche sulla dottrina della rivelazione, ibid., pp. 161-195.
Note (1) Mysterium salutis. Nuovo corso di dogmatica come teologia della storia della salvezza, Queriniana, Brescia.
(2) Instituto ecumenico de Jerusalem, Salamanca, Centro ecumenico Juan XXIII, s.d., n. 25.