Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input
di Giovanni Salvini
...siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti (Mt 5,45)
Il terzo gradino dell’umiltà consiste nel sottomettersi in tutta obbedienza, per amore di Dio, al superiore, a imitazione del Signore, del quale l’Apostolo dice: "Fatto obbediente fino alla morte" (RB 7,34).
Ci sono delle obbedienza necessarie a ogni uomo, che non è possibile eludere in alcun modo e che punteggiano tutta la vita di ciascuno, proprio perché sono caratteristiche della condizione di ogni creatura.
L’umiltà è l’atteggiamento di un uomo che una volta in qualche modo ha incontrato Dio e si è prostrato davanti a Lui con la faccia a terra.
di don Bruno Maggioni *
* biblista e teologo, docente presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale
La prima domanda, che si legge nella Scrittura, è una domanda rivolta da Dio all'uomo: "Adamo; dove sei?" (Gn 3, 9). Dio cerca l'uomo e tocca all'uomo mostrarsi, rispondendo: eccomi, sono qui. Ma poi nella Scrittura si legge spesso anche la domanda dell'uomo a Dio: "Signore, dove sei?". Anche Dio risponde: "Eccomi". La ricerca è dunque duplice: Dio cerca l'uomo e l'uomo cerca Dio. È una ricerca incessante in ambedue le direzioni. Dio non cessa di mostrarsi all'uomo e continuamente ripete: sono qui. È questo il nome rivelato da Dio a Mosé. Ed è ancora questo il nome del Figlio di Dio fatto uomo: Emmanuele, Dio con noi. Ed è ancora il nome del Signore risorto, come si legge nel Vangelo di Matteo: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Il nome di Dio è sempre: io sono con voi.
di Felice Di Giandomenico
Nella tradizione cristiano-orientale la preghiera del cuore (conosciuta anche come preghiera di Gesù) riveste un ruolo di primo piano per quanto concerne l'itinerario spirituale di coloro che praticano la cosiddetta "esychia", ossia quello stato di quiete e di silenzio di tutto l'essere dell'uomo, necessario per rimanere in intima unione con Dio. Nelle fonti più antiche il termine "esicasta" e il relativo verbo "esichazo" generalmente denota un monaco che vive in solitudine, da eremita, a differenza di quelli che sono membri di un cenobio. È una pratica rigorosa in cui massima attenzione viene posta sulla recita di una breve ma intensa giaculatoria: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me! Come osserva l'Archimandrita Silvano Livi, igumeno del Monastero di San Serafino di Sarov in Pistoia, "La "preghiera del cuore" non è certamente l'unica forma di preghiera personale presente nella Chiesa Ortodossa.
In ogni epoca si sono avuti incontri interculturali e interreligiosi ma casuali o inconsapevoli o dettati da interessi economici. Raimon Panikkar, di padre indiano e madre catalana, ha sempre ritenuto che l'incontro interculturale e il dialogo interreligioso sono qualcosa di necessario, in direzione di una profonda e integrale conversione dell'uomo che si apre all"'altro" con un atteggiamento umile, rispettoso e intenzionalmente accogliente.
Il termine globalizzazione almeno in prima battuta, rinvia alla diffusa percezione che le nostre realtà locali sono sempre di più segmenti di un mosaico più vasto.
di Fréderic Manns
Le due guerre dei Golfo hanno aumentato i timori dell'Occidente. Il conflitto delle civiltà rischia di dominare l'attualità internazionale. Ma non ci sarà pace finché non ci sarà intesa tra le religioni.
Un muro di malintesi, però, oppone l'Occidente laico al mondo musulmano. L'Occidente ignora che deve al mondo musulmano la cultura classica, che è stata tradotta e salvata dagli arabi. Ignora che numerose scienze (l'algebra, l'ottica, la medicina) sono eredità della cultura araba. Il dialogo non è mai stato facile tra l'Oriente e l'Occidente, giacché due antropologie si affrontano. L'Occidente fatica a riconoscere la sua ignoranza del mondo islamico. Durante la rivoluzione iraniana gli occidentali avevano immaginato che fosse possibile un compromesso con il clero iraniano e che sarebbe potuto nascere un regime utile agli interessi occidentali.
di Marcelo Barros
Un elemento comune a molte religioni è stato denunciato come espressione di una cultura violenta: la teologia del sacrificio. Le persone sacrificano animali e spargono sangue per rendersi graditi a Dio. Il cristianesimo non sacrifica animali, ma ha ereditato dal giudaismo una concezione di culto sacrificale. Le religioni nere e indigene sono pure considerate violente per l'uso di sacrifici animali e per le storie guerriere di alcuni Orixàs.