Vita nello Spirito

Domenica, 31 Ottobre 2004 18:51

Signore, aumenta la nostra fede

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Benedettine di S. Maria di Rosano

A conclusione della parabola del giudice iniquo con la quale ci insegnava che è necessario pregare sempre, il Signore pone una domanda forte e drammatica, che ci interpella veramente tutti in prima persona: "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?"(Lc 18,8).

Signore, aumenta la nostra fede

A conclusione della parabola del giudice iniquo con la quale ci insegnava che è necessario pregare sempre, il Signore pone una domanda forte e drammatica, che ci interpella veramente tutti in prima persona: "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?"(Lc 18,8).

Il tema della fede, che di volta in volta si fa richiamo e rimprovero, affiora continuamente nelle parole di Gesù, e il tono accorato che spesso lo accompagna rivela quanto sia vivo nel Maestro il desiderio che la fede si radichi, cresca e diventi la disposizione interiore nel cuore e nella vita di ogni suo discepolo. Avere fede, ovvero stabilirsi docilmente in una profonda riverenza verso Dio, nella consapevolezza di essere sue creature, oggetto di un suo irripetibile atto di amore, è per Gesù la condizione indispensabile per un personale e intimo rapporto vitale con Dio.

Lo spirito di fede dovrebbe essere un anelito spontaneo e gioioso che eleva l'anima; invece il Signore ne lamenta sovente la mancanza, la debolezza, l'instabilità: nella sua città natale ad esempio, Egli dichiara di non poter fare molti miracoli a causa proprio della incredulità che vi trovò (cfr Mt 13,58), e a Pietro, che pur aveva scelto come roccia della Chiesa, dovette dire: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?" (Mt 14,31).

A nostro conforto e incitamento il Vangelo ci presenta però anche numerosi e commoventi episodi in cui il Signore elogia la fede di chi lo cerca con sincerità e brama il suo aiuto: il centurione romano, l'emorroissa, la donna cananea. E in altri momenti poi, i discepoli più vicini al Maestro, creature povere ma dal cuore ardente, avendone compreso rettamente l'insegnamento, gli chiedono che sia Lui stesso a rafforzare e ad accrescere la loro fede.

Proprio dopo tale supplice e fiduciosa richiesta, Gesù, con un paragone inaspettato, supera i loro angusti orizzonti, mostrando che la fede è la via semplicissima per le vere conquiste spirituali: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe" (Lc 17,5)

I semi di senapa sono veramente molto piccoli e, guardandoli cosi simili a granelli di polvere, desta davvero meraviglia il pensare che essi racchiudono in sé la vita di un grande arbusto. Riflettendo poi al contesto della parola evangelica, lo stupore si accresce divenendo mirabile scoperta di un modo nuovo e sublime di valutare le cose e di impostare la vita: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa": chiede davvero poco il Signore! Egli infatti ben conosce il nostro così forte limite di fronte al mistero di Dio, ma per un atto di amore infinito che non riusciremo mai a capire nella sua profondità, ha voluto renderci partecipi della sua vita e questo, sulla terra, si realizza proprio attraverso la fede, alla luce percepita e vissuta dello sguardo di Dio che sempre ci previene, ci accompagna, ci sostiene.

"Cammina dinanzi a me e sii perfetto" aveva detto Jahvé ad Abramo, e questo si traduce nel vedere ed accogliere la sua presenza d'amore nelle circostanze della vita quotidiana, nel percepire ed amare tutto come sua provvidente disposizione. E allora, anche con un briciolo solo di questa fede, potremo davvero dire al gelso di trapiantarsi in mare e questo avverrebbe, ossia saremmo in grado di trasformare noi stessi e il mondo secondo lo spirito di Dio.

E' quanto mette in evidenza S. Cirillo di Alessandria in un omelia, in cui sottolinea che i discepoli non chiedono semplicemente la fede, bensì l'aumento della fede, la costanza in essa: "Essendo tutto possibile a Dio, chi crede può tutto: è infatti la potenza di Dio che ci viene conferita in virtù della fede [...]. Chi confida in Cristo non presume delle proprie forze, ma attribuisce tutto ciò che riceve solo a Colui dal quale ogni cosa può essere ben disposta".

E' questa certo una meta affascinante ma per noi non facile da raggiungere per il pullulare delle istintività che ci trascinano pesantemente a terra, ma in questa conquista della fede ci si fa maestro anche S. Agostino là dove ci dice: "Se avrai fissato il tuo sguardo sulle realtà ultime, sulle gioie del secolo futuro che goderemo dopo la seconda venuta del Signore; se avrai diretto il tuo pensiero verso quella vita, allora non sarà agitata la tua fatica, il tuo lavoro sarà traboccante di una dolcezza unica": la dolcezza della fede divenuta luce e forza sicura della vita.

(da Il Sacro Speco di S. Benedetto, n. 5, 2003)

Letto 1786 volte Ultima modifica il Sabato, 11 Febbraio 2012 12:50
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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