Vita nello Spirito

Martedì, 27 Ottobre 2015 20:59

Imparare a dire “addio” (Angelo Brusco)

Vota questo articolo
(1 Vota)

«Assenza, più acuta presenza».

Da molti anni, nell'ultima decade di agosto, mi concedo una visita al paese natale. Questa breve sosta nei luoghi in cui la mia vita è iniziata, per poi continuare in numerosi altri contesti, coopera non solo a tonificare il mio corpo e il mio spirito, ma anche ad accendere molteplici riflessioni, che variano di volta in volta. Quest'anno è stata la visita al cimitero a occupare in maniera significativa i miei pensieri. Il tempo trascorso in quel luogo, dove riposano molte figure importanti che mi hanno accompagnato nel mio percorso esistenziale, m'ha lasciato pensoso, facendomi assaporare quei sentimenti misti di nostalgia e di tristezza suscitati dalla consapevolezza del trascorrere del tempo. A tratti i ricordi del passato si perdevano nella lieve foschia d'agosto, ma poi si riproponevano con insistenza al mio spirito, invitandomi a non abbandonarli.

Ubbidendo a questo impulso interiore, mi sono attardato a riflettere su alcuni distacchi da persone che hanno avuto come scenario il mio paese d'origine. Ho potuto, così, ancora una volta applicare alla mia esperienza quanto ho imparato sul lutto, studiando e insegnando.

Nei momenti di quiete nella casa paterna e passeggiando per le vie del paese, ho passato in rassegna le persone più significative strappate al mio affetto dalla morte. Riassaporando il dolore causato dalla loro separazione, mi è stato possibile valutare la qualità e l'intensità del rapporto che mi legava ad esse, riconoscendo la verità di quanto ha scritto un autore: «Il dolore del lutto fa parte della vita esattamente quanto la gioia dell'amore; esso è, forse, il prezzo che paghiamo per l'amore, il costo del coinvolgimento». Com'è vero che chi sceglie di amare, sceglie di soffrire! Le relazioni umane, infatti, per quanto intense e preziose, permangono fragili, cioè soggette ad essere modificate o infrante in qualsiasi momento.

Approfondendo la mia riflessione, ho notato con soddisfazione che la risoluzione positiva del lutto mi ha portato, come annota Livia Crozzoli Aite, a sviluppare una nuova relazione interiore con quanti mi hanno lasciato, mantenendo vivo il loro ricordo attraverso la bellezza dei sentimenti condivisi, trovando consolazione nel fatto di conservare dentro di me la loro presenza simbolica, i loro valori e le loro consuetudini di pensiero, sentendomi capace di continuare ad amarle, anche se non più presenti fisicamente. In alcuni momenti, ho avvertito in maniera tutta particolare la verità di un verso di Attilio Bertolucci: «Assenza, più acuta presenza».

A confermarmi che tale relazione interiore con le persone scomparse non è illusoria ma permane viva - alimentata da linguaggi diversi che trovano nella preghiera la loro espressione più compiuta - è la fede nella risurrezione dei morti e nella comunione dei santi. L'incontro gioioso e giocoso con i miei familiari ed amici e la contemplazione del paesaggio collinare, ammantato di vigneti, hanno spesso e felicemente interrotto le mie riflessioni, aiutandomi a prendere coscienza che l'elaborazione del lutto ha come scopo di aiutare la persona a continuare a vivere pienamente, gustando la dolcezza degli affetti e la bellezza in tutte le sue manifestazioni. Si tratta, certo, di un processo esigente, possibile solo se la persona consente ad entrare nel tunnel oscuro della sofferenza, accogliendo e sostenendo la ridda dei sentimenti - angoscia, rabbia, tristezza, colpevolezza... - che affiorano prepotentemente allo spirito, impegnandosi nella ricerca del significato della perdita avvenuta, riconciliandosi con sé e con chi è passato all'altra riva, riprendendo coraggiosamente il cammino in un contesto familiare e sociale modificato dalla morte di chi faceva parte del proprio mondo vitale. Un processo possibile, però, come lo testimoniano molte persone che ho accompagnato, capaci di lasciarsi umanizzare dalle proprie sofferenze, disposte ad amare nuovamente, aprendosi a nuove relazioni, abitate dalla certezza che, con la morte, la vita non è tolta ma solo trasformata.

Angelo Brusco

(tratto da Missione Salute, n. 6, 2014, p. 82)

 

Letto 3115 volte Ultima modifica il Martedì, 27 Ottobre 2015 21:08
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search